‘Kraven – Il cacciatore’ Il nuovo eroe Marvel combatte tra Bene e Male

Nei cinema italiani da mercoledì 11 dicembre, prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures, Kraven – Il cacciatore porta sul grande schermo un personaggio Marvel meno noto. A dargli il volto – ma soprattutto il fisico e la prestanza – Aaron Taylor-Johnson, abile nel cambiare maschera e passare dal damerino di Nosferatu all’inarrestabile cacciatore Kraven.

Dietro la macchina da presa, J.C. Chandor realizza un prodotto di intrattenimento dalle buone potenzialità, al quale però manca qualcosa che lo renda all’altezza delle aspettative. Poca azione e una scrittura sin troppo banale, fa sì che l’attenzione del pubblico si disperda, eccezion fatta per pochi eccezionali momenti, tra inseguimenti e lotte all’arma più improbabile.

Ogni mito racchiude un pizzico di verità.

Kraven – Il cacciatore | La trama

Sergei (Aaron Taylor-Johnson)e Dimitri (Fred Hechinger) Kravinoff hanno perso la madre da bambini. La donna si è suicidata in circostanze a loro ignote. Costretti a crescere con il padre Nikolai (Russell Crowe), criminale russo molto noto tra i traffici illeciti, i due hanno mantenuto un rapporto profondo. Sebbene le loro strade si siano separate presto, Sergei e Dimitri continuano a volersi bene: il primo ha un istinto di protezione fortissimo nei confronti del secondo, apparentemente più debole e succube del genitore.

Il giorno del compleanno di Dimitri, Sergei va a trovarlo, come da tradizione, e passano la serata insieme. L’indomani mattina, però, il festeggiato viene rapito da una banda di criminali, guidata dal misterioso Aleksei Sytsevich (Alessandro Nicola), che ha dei conti in sospeso con Nikolai Kravinoff risalenti a molti anni prima. Sergei chiederà aiuto a Calipso (Ariana De Bose), un’avvocatessa dalle incredibili risorse.

Un codice d’onore all’insegna della violenza

Girato tra il Canada e l’Islanda, Kraven – Il cacciatore sfrutta sin dalla primissima inquadratura questa atmosfera glaciale, popolata da uomini spietati e irrimediabilmente segnati dal loro passato. Sergei rientra perfettamente nella descrizione, sebbene l’amore della madre gli abbia lasciato un codice d’onore, una sensibilità particolare e spesso difficile da intravedere tra un’uccisione e un’altra.

A volte la legge può ostacolare la giustizia.

Eppure l’uomo agisce in nome del Bene, almeno di quello che lui considera tale, lasciando dietro di sè una scia di sangue e di violenza che avrà conseguenze inevitabili. L’affetto nei confronti del fratello sembra il suo punto debole, ma in realtà è l’ancora che lo tiene legato a un’umanità smarrita tempo addietro. Su di lui lavorano il senso di colpa e il dolore per qualcosa che ha sempre sentito distante: il padre voleva trasformare i suoi figli in una sua copia, ma senza mai dar loro un modello di riferimento “giusto”.

Poca azione per un cinecomic

Per uno strano e crudele scherzo del destino, Sergei replica alcuni degli atteggiamenti del genitore. Il potere, l’ambizione, l’arroganza ne sono fattori determinanti, ma anche pericolosi. In Kraven – Il cacciatore, il rapporto tra il protagonista e colui che gli ha dato i natali si rivela così cruciale, tanto ai fini della trama quanto a quelli della caratterizzazione dei personaggi. Se le figure maschili appaiono, in un certo senso, contaminate, Calipso funge da bussola morale e da deus ex machina, senza cui Sergei non sarebbe ciò che è.

I momenti tra i due sono sicuramente tra quelli più godibili della pellicola, che non riesce purtroppo a centrare del tutto il segno. La scrittura rimane sul superificiale, nonostante personalità provenienti dai fumetti di siffatto calibro, mentre l’azione risulta troppo centellinata, così da disperdere l’attenzione che è fondamentale per un prodotto di intrattenimento come questo.

‘Kraven – Il Cacciatore’ è ora al cinema!

*Sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.