‘What Were You Meant For?’ – Il cortometraggio sull’identità maschile individuale e sociale

What Were You Meant For? è il cortometraggio presentato alla XXII° edizione del Festival del Cinema di Porretta Terme in scena dal 7 al 15 dicembre 2024, nella sezione dedicata al Memphis & Shelby County Film and Television Commission, l’agenzia americana impegnata nello sviluppo economico della città e della contea nel settore del cinema e della televisione, per garantire un risvolto economico della comunità locale e fornire opportunità di formazione a registi emergenti. Tra questi compare anche Kevin Brooks, premiato regista di Memphis, da sempre impegnato nella creazione di opere innovative non solo piacevoli alla visione ma che scuotono il tessuto sociale, come la ricerca ed il racconto dello spirito vitale della comunità dei neri.

Infatti il suo ultimo lavoro What Were You Meant For?, è un mosaico di immagini figurative tenute insieme dalle catene del perpetuo conflitto tra l’autoaffermazione e le profezie sociali per la determinazione del giusto senso della mascolinità degli uomini di colore. Una pellicola frastagliata di immagini figurative ed estetiche che si plasmano a metamorfosi artistiche, trasformando ciclicamente la pellicola in un negativo fotografico. Un ritratto, uno spartito musicale, un saggio letterario, accomunate dall’interrogativo nevralgico del film: a cosa eri destinato? Quella di Brooks è un’indagine personale e plurale, puntuale ed universale del ruolo assunto e assegnato all’uomo di colore.

Con un humus musicale che passa da sound intimi e sospirati di pianoforti, sassofoni, voci soavi e sospirate sussurranti parole che piangono aiuto, a ritmi underground che contraddistinguono le comunità afroamericane, What Were You Meant For? pone ininterrotte domande e risposte che si diffondono dentro e fuori i confini del cortometraggio.

Ogni vita è l’inizio di un viaggio e il percorso da compiere può essere scelto od imposto. Si è o si diventa quello che gli altri vedono in noi. L’arrivo può essere esso stesso ritorno, rendendo presente il passato, ricordandoci a noi stessi. E quanto più le categorie sociali si restringono, tanto più diventano soffocanti, dimenticando che tutto nasce da un insieme indefinito. Uomo, donna, bianco, nero, sono sottoinsiemi di un nucleo primigenio dove tutto è uno. In origine non esistono generi, sessi, ruoli o maschere; ogni essere è unico perché racchiude ogni sua possibile evoluzione e declinazione. Ed è così che il maschio diventa uomo solo quando ri-conosce la sua porzione femminile. Solo in questo modo può sentirsi di nuovo completo e compiuto, senza sezionare se stesso e mutilare il proprio essere.

Qual è allora il proprio destino? Amare la propria nascita e la propria destinazione, la propria origine che diventa il fine, l’essenza per l’esistenza. Amare il proprio amore.