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Rome International Documentary Festival

‘Hold on to her’, il capro espiatorio che non salva nessuno

Al RIDF, il festival internazionale di arte documentaristica di Roma, approda la nave di Robin Vanbesien con 'Hold on to her'. Un documento sonoro e visivo che riscopre uno dei tanti casi di violenza che hanno interessato i migranti in Belgio. La storia della piccola Mawda Shawri, due anni, e della sua famiglia, la condanna pigra di un capro espiatorio, sono gli elementi cui sorge spontaneo affidarsi quando la realtà delle cose ci appare tanto folle

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'Hold on to her', il documentario è il caldo abbraccio di Robin Vendasien per una delle innocenti vittime della brutalità armata

Il film in concorso

Hold on to her è un documentario del 2024 per la regia di Robin Vanbesien, prodotto da Steven Dhoedt e Vanbesien, insieme a Visualantics e timely, la piattaforma di produzione del regista. Il film è stato proposto in concorso alla 3ª edizione del Rome International Documentary Festival, nella categoria WORLD-DOC, insieme ad altri dieci lavori, come anteprima romana. Gli undici racconti ruotano intorno alla fragilità culturale, politica, umana che investono la società generando guerra, ingiustizie e morte. Oltre alla sezione WORDL-DOC, il festival annovera anche nove proiezioni italiane (ITA-DOC) e dieci corti documentari (SHORT-DOC), che saranno giudicati da una giuria di artisti e professionisti del cinema internazionale.

Il debutto del film Hold on to her si è tenuto quest’anno al Berlinale Forum Expanded, festival giunto alla sua 74ª edizione, passando poi per il Gent International Film Festival, che si tiene ogni anno a Gand, in Belgio.

La produzione

Nella produzione di Hold on to her è da menzionare la collaborazione con Steven Dhoedt, produttore e direttore di fotografia originario della stessa Gand. Tra i suoi lavori da regista-produttore ricordiamo Reach for the sky (2015) di Choi Woo-Young proiettato in première mondiale al Busan International Film Festival; State of play (2013), co-prodotto da Gert van Berckelaer, e il corto sci-fi Groenendael (2004); oppure ancora Inside the metaverse (2009) che esplora il concetto di “realtà doppia” e temi legati al futuro dell’umanità. Nel 2003 è stato fondatore di Visualantics, la casa di produzione indipendente dietro a molti dei suoi film. Tra gli ultimi, Hold on to her rappresenta la tappa definitiva verso un “fare cinema” innovativo e senza vincoli, improntato alla silenziosa descrizione dello stato delle cose più che a una forma di denuncia costruita.

La regia

Il regista, Robin Vanbesien è un autore e filmmaker belga attivo nel campo sociale, che egli approfondisce attraverso i suoi scritti e alcune opere visuali, tra le quali trovano spazio anche installazioni, workshop e performance. Il libro Solidarity Poiesis: I will come and steal you, edito da Vanbesien nel 2017, argomenta lo studio sulla poetica con un titolo che prende posizione in relazione al contesto ateniese e all’osservazione dello sviluppo del lavoro solidale. Collegato al testo scritto è un film che, in misura minore ma altrettanto attenta, ne anticipa i temi: Under these words (Solidarity Athens 2016). Nel 2018 viene presentato il corto documentario The wasp and the weather, che tocca ancora una volta la poesia, ponendo a confronto lo ieri con l’oggi attraverso le voci di giovani autori. I due film menzionati sono stati entrambi presentati al festival Cinéma du Réel in anteprima.

Hold on to her è stato reso possibile grazie al supporto del Flanders Audiovisual Fund (VAF) di Bruxelles, oltre che attraverso i fondi predisposti dalla misura Tax Shelter promossa nel 2023 dal governo federale belga a tutela dell’audiovisivo, delle arti performative e dei videogiochi.

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Fotogramma del film

Trama e cosa ci racconta Hold on to her

Hold on to her è una sensibile carezza che ripara alle ingiustizie, o che vorrebbe essere riparatrice. Ciò che il film si limita a fare è una constatazione: la giusta denuncia contro la morte di Mawda Shawri, uccisa da un proiettile esploso dalla pistola di un agente di polizia, diventa un sintomo corale di ingiustizia, che dev’essere debellata. Di contro, la demonizzazione dell’innocente vittima, operata dal sistema militare – e giuridico, di parte – svela la difficoltà nel fare ciò. Il canto, l’unione di lingue diverse (nel film si parlano olandese, inglese, curdo e francese) e il sentimento comune che spinge chiunque a prendere le difese dei propri cari di fronte a situazioni come queste; tutto corrobora alla causa di Mawda Shawri, morta inutilmente, inconsapevolmente e senza giustizia.

Notte tra il 16 e il 17 maggio 2018. Mawda Shawri, bambina curda irachena, viene strappata alla vita all’età di due anni, mentre siede sulle gambe della madre, accanto al padre e ad altre trenta famiglie stipate su un van, che sta attraversando la frontiera tra Belgio e Francia verso gli UK. La morte è causata da un colpo di proiettile, partito dalla pistola d’ordinanza di un agente di polizia durante un controllo di frontiera. Egli, fino alla fine, negherà di aver sparato. Quando confesserà, la trucidazione della bambina gli costerà dodici mesi di carcere (scontati a dieci). Quattro anni toccheranno invece all’autista del van, per aver sterzato in direzione della volante nel tentativo di seminarla.

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Fotogramma del film

“La voce” di una causa giusta

Nel 2023, circa 40 persone – cito il testo a introduzione del film – “si sono adunate davanti alla telecamera per dare luogo all’ascolto collettivo di documenti e reazioni raccolti attorno al caso di Mawda Shawri“. Il forum, l’assemblea di strumenti accordati tutti sulla stessa nota, si è svolta a La Voix des sans papiers di Bruxelles, nel sito di un’associazione autonoma di migranti residenti in Belgio. La loro voce si fa sentire attraverso i racconti, le letture, il canto, come forma di denuncia ma soprattutto di solidarietà, un tema caro al regista Vanbesien.

Protagonista assoluta di Hold on to her è la strada: a questa si accenna in quasi ogni inquadratura. La strada, oggetto di viaggi, speranze, sogni, e morte, “incidenti”, crudeltà. Quest’ultima non si concretizza solo nell’omicidio della piccola Mawda, ma soprattutto nell’abuso violento esercitato dalle istituzioni alla ricerca di qualcosa, o di qualcuno, contro cui puntare il dito. Il tentativo, enorme e orrorifico, della polizia e dei giudici di incolpare i genitori della bambina, l’autista del van o, ancora, la residenza illegale di migranti senza documenti come “dannosa” per il Paese. Verrebbe da chiedersi, qual è la linea di confine tra il lecito e l’illecito? Se oggi uccido una persona, domani sarò ritenuto pericoloso o solo molto sfortunato?

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Fotogramma del film

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Hold on to her

  • Anno: 2024
  • Durata: 80'
  • Distribuzione: Filmotor
  • Genere: documentario
  • Nazionalita: Belgio
  • Regia: Robin Vanbesien