Magazine
Tre film che ricordano la Triade Oscura
Published
3 mesi agoon
Esistono film che riescono ad inquietarci non perché raccontano l’impossibile, ma perché riflettono su ciò che giace dentro di noi. Ma cosa succede quando il cinema ci mette di fronte ai nostri lati più oscuri? Dinanzi a quelle parti represse della psiche che preferiremmo ignorare? Tutto questo attraverso dei personaggi che sembrano fatti apposta per ricordarci che l’ombra è comunque parte di noi?
Narcisismo, machiavellismo e psicopatia, non sono esclusivamente tratti disturbanti, ma territori fertili in cui il cinema comunica un’umanità portata all’estremo. Alcune storie non si limitano ad intrattenere, ma scavano. Raccontano non solo conflitti, ma lati oscuri che preferiremmo non vedere. Questi lati oscuri sono alla base della triade oscura, un concetto psicologico coniato nel 2002 dallo studioso Delroy Paulhus con lo scopo di descrivere queste personalità spesso presenti nei personaggi negativi.
Ma cosa è la Triade Oscura?
Un concetto psicologico che raggruppa tre tratti distintivi che, sebbene non sempre patologici, vengono spesso associati a comportamenti manipolativi ed antisociali. Essi si trovano spesso all’interno delle narrazioni cinematografiche: Narcisismo: costante bisogno di ammirazione ed egoismo; Machiavellismo: atteggiamento calcolatore ed opportunista; Psicopatia: impulsività, aggressività e totale mancanza di rimorso.
Il Narcisismo di Sick of Myself
Fino a dove ci si può spingere per ottenere visibilità? Questa è la domanda che si è posta la protagonista Signe (Kristine Kujath Thorp) prima di prendere delle pasticche per autoinfliggersi una rara malattia visiva. Da ipotetica antieroe è passata direttamente ad essere l’antagonista di sé stessa, sacrificando qualsiasi cosa, persino la sua faccia. Non le interessa il come, ma solamente il fine, tentando di oscurare le vite degli altri per dare luce alla sua.
«I Narcisisti sono quelli che ce la fanno.»
sostiene Signe, che vive solamente attraverso lo sguardo altrui.
L’opera di Kristoffer Borgli non mira ad essere una semplice analisi sulla patologia, ma richiama l’inconscio collettivo della società odierna. Una realtà nella quale regna il desiderio di essere riconosciuti e soprattutto accettati, anche a costo di perdere se stessi. Disponibile su MUBI, Sick of Myself mette a nudo il lato più oscuro dell’immagine sociale, rivelando come la ricerca di attenzione possa diventare l’atto dell’ annientamento stesso.
Syk Pike– Sick of Myself
- Anno: 2022
- Durata: 97 minuti
- Genere: commedia horror /satirico
- Nazionalità: Norvegia
- Regia: Kristoffer Borgli
Il Machiavellismo presente in La Favorita
Un gioco di potere dove il fine finisce sempre per giustificare i mezzi.
L’intrigo di corte, la lotta per il potere, la manipolazione e la dissimulazione sono elementi chiave sia all’interno dell’opera, che del pensiero dello stesso Niccolò Machiavelli. Abigail (Emma Stone) sale ai vertici del potere attraverso l’inganno e la seduzione, creando la perfetta rappresentazione della politica intesa come “arte di ottenere il potere e riuscire a mantenerlo.” La stessa attrice definisce che:
«i suoi silenzi sono la sua arma: osserva quello che la circonda e lo elabora.»
Yorgos Lanthimos utilizza in La Favorita un’estetica teatrale e dialoghi affilati per enfatizzare la natura artificiale dei personaggi, sempre ad un passo dal crollo. L’umanità diventa dunque solo una pedina all’interno di questo crudele gioco disponibile su Disney+, dove nulla viene lasciato al caso. Una danza macabra di seduzione e inganno, in cui la verità è solo un’illusione.
The Favourite- La Favorita
- Anno: 2018
- Durata: 120 minuti
- Genere: storico /drammatico / Thriller
- Nazionalità: Irlanda, Regno Unito, Stati Uniti d’America
- Regia: Yorgos Lanthimos
La psicopatia di Audition
Dolcezza e vulnerabilità, questa la maschera iniziale di Asami (Eihi Shiina) in Audition, per poi trasformarsi in una personalità sadica e priva d’empatia.
Dal cinismo calcolatore di Abigail alla fredda crudeltà legata ai traumi di Asami, la triade oscura cambia volto mantenendo comunque intatta la sua capacità di affascinare lo spettatore. Un capolavoro disturbante di Takashi Miike basato sull’omonimo romanzo di Ryu Murakami. L’opera racconta la storia di Aoyama, un vedovo solitario che decide, su consiglio di un amico, di organizzare delle false audizioni per trovare una nuova moglie. Per l’esattezza una donna apparentemente perfetta e priva di ombre.
Uno stile che persino il cantante Marilyn Manson reputa
«un po’ troppo estremo per un mio video.»
precisando che comunque che gli farebbe piacere collaborare con Miike, per un’opera filmica. Audition, il cult presente sulla piattaforma MUBI, non si ferma al killer psicopatico che ammazza tutti, bensì costruisce un ritratto di una donna che trasforma la sua fragilità in un’arma di controllo e distruzione. Il riflesso del trauma subito, con il quale il protagonista Shigeharu (Ryo Ishibashi) dovrà fare i conti una volta passata l’audizione.
オーディション Ōdishon- Audition
- Anno: 1999
- Durata: 115 minuti
- Genere: thriller psicologico /drammatico
- Nazionalità: Giappone
- Regia: Takashi Miike
Ma cosa rende questi personaggi memorabili? Sarà la loro capacità di incarnare ciò che preferiamo ignorare? Oppure l’attrazione verso un nostro trauma inconscio? Narcisismo, machiavellismo e psicopatia non sono solo deviazioni patologiche, bensì riflessi estremi di tendenze umane universali. Il desiderio di essere visti, il bisogno di controllo e l’impulso di seguire i propri istinti senza mostrare rimorsi sono tutti elementi che, dosati diversamente, appartengono a ciascuno di noi.