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Festival del cinema di Porretta Terme

‘El Paraíso’: la tossicità del dramma umano

Candidato al Premio Nazionale Elio Petri, assegnato al Festival del Cinema di Porretta Terme, il film indaga le contraddizioni familiari e sociali in modo critico e senza giudizi morali

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El Paraíso di Enrico Maria Artale è tra i candidati del Premio Nazionale Elio Petri, che viene assegnato ogni anno al Festival del Cinema di Porretta Terme, giunto alla sua XXIII edizione. Questo premio rappresenta un’importante occasione per celebrare il cinema che affronta tematiche di denuncia sociale e politica, in perfetta continuità con l’opera di Elio Petri, un regista noto per la sua capacità di esplorare e mettere in luce le contraddizioni e le ingiustizie del suo tempo.

Il film di Enrico Maria Artale è stato presentato in anteprima in concorso alla 80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, nella sezione Orizzonti.  Vincendo come Miglior Interpretazione Femminile (Margarita Rosa De Francisco) e Migliore Sceneggiatura (Enrico Maria Artale).

È prodotto da ASCENT FILM, YOUNG FILMS, RAI CINEMA e distribuito da I WONDER PICTURE.

El Paraíso’: Julio e Maddalena

Il quasi quarantenne Julio Cesar (Edoardo Pesce) vive ancora con la madre Maddalena (Margarita Rosa de Francisco Baquero) in una casa alla foce del Tevere. Maddalena è colombiana e ama ballare le musiche del suo paese d’origine, così i due vanno spesso a ballare insieme, guardano la televisione abbracciati sul divano, si drogano insieme. Inoltre, entrambi, lavorano per Lucio (Gabriel Montesi), uno spacciatore locale. Il loro quindi è un rapporto simbiotico, morboso e tossico. Sarà l’arrivo di Ines (Maria Del Rosario), una ragazza colombiana corriere della droga, a rompere gli equilibri tra madre e figlio, scatenando la voglia di emancipazione di Julio e la gelosia di Maddalena.

Le due dimensioni nella musica colombiana

La storia di Julio e Maddalena inizia con la musica e nella musica si conclude. Artale ha infatti dichiarato in una intervista per Taxi Drivers:

‘A un certo punto sono stato consapevole che il suo senso [di El Paraíso] era originario nella cultura musicale sudamericana e colombiana e in particolare dallo scarto tra un ritmo allegro e contagioso e dei testi estremamente seri, aventi come tema il dramma dell’esistenza’.

Così i due protagonisti ballano una danza triste e felice, malata, che viene spezzata quando arriva Ines. Quel paradiso inizia a sgretolarsi quando Ines prende il posto di Maddalena durante un ballo con Julio. Maddalena reagisce come se Ines fosse una ladra: anche se in casa sembra non ci sia niente da rubare, in realtà potrebbe portale via tutto.

La fotografia di ‘El Paraíso’

Enrico Maria Artale, grazie anche alla fotografia di Francesco Di Giacomo, crea un microcosmo che rende ancora più esclusivo il rapporto tra Maddalena e Julio. Dove la vitalità è rappresentata da questa casa isolata sulla foce di un fiume, piena di arredamenti, disordinata e dominata da una luce naturale, dal blu, dal giallo e dal rosso che sono anche i colori della bandiera colombiana. Tinte così accese che sembrano rappresentare un paradiso che Maddalena tiene stretto fino all’asfissia sua e di Julio. Infatti la morte e la paura della perdita, sono presenti fin dalle prime scene come una possibilità disseminata in giro: in un cane morto, nella droga, in Ines, in una pistola e in un viaggio.

La droga come metafora della dipendenza relazionale

El Paraíso parla di una tossicità relazionale di cui la droga è un rinforzo. La prima cosa che Julio fa per la madre è pulirle il naso dai resti della cocaina appena sniffata, è un gesto che ripete più volte durante il film. Lo fa con un affetto paterno e naturale come se le stia togliendo dal naso la panna di un dolce che lei ha appena mangiato. La droga è funzionale al loro rapporto, in qualche modo lo esteriorizza, lo stesso regista ha dichiarato:

‘La droga mi interessava proprio come metafora della dipendenza e della tossicità presente nel loro rapporto, sempre in un quadro in cui il film evita di esprimere giudizi morali. La droga è chiaramente qualcosa che agisce nella loro vita in senso negativo, ma che allo stesso tempo la anima.’

Il meraviglioso cast di El Paraíso

‘Tutti i personaggi de El Paraiso sono stati scritti avendo in mente questi attori.’

Così afferma il regista, e guardando il film, è impossibile non notare quanto questa dichiarazione sia vera. I personaggi non sono semplicemente “indossati” dagli attori e dalle attrici, ma sembrano davvero vissuti. Mentre interpretano il presente di Julio, Maddalena, Ines e Lucio, ci raccontano il loro passato con pochi, ma significativi dettagli: uno sguardo, un gesto. In particolare, la connessione tra Edoardo Pesce e Margarita Rosa de Francisco Baquero è palpabile, e si manifesta nelle scene di ballo tra madre e figlio, nei loro dialoghi che mescolano il romano con lo spagnolo, creando un’atmosfera di intimità e complicità che arricchisce ulteriormente la narrazione.

Un finale catartico

Il finale sembra l’ultimo atto di dolore di Julio. Non poteva esserci una conclusione diversa per un rapporto così ambiguo e morboso, per delle vite alienate. Julio è figlio e padre di sua madre dalla quale non si è mai emancipato perché non sapeva come fare. Così quando può farlo, non riesce, la ingloba senza potersene più liberare. Diventano un tutt’uno nel ballo finale scelto dal regista, la cui musica continua oltre le immagini.

In El Paraíso il dramma umano, la denuncia sociale e l’esplorazione della psicologia dei personaggi si intrecciano in una narrazione intensa. La scelta di trattare temi universali come l’isolamento, la dipendenza e la difficoltà di emanciparsi da legami familiari malsani lo rende un film che risuona profondamente con le problematiche contemporanee.

El Paraíso

  • Anno: 2023
  • Durata: 106 minuti
  • Distribuzione: I WONDER PICTURE
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Enrico Maria Artale

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