Presentato il 5 dicembre al Rome Independent Documentary Festival di Roma, Se io non dimentico è un cortometraggio documentario diretto da Vincenzo De Caro e prodotto da Xiaomi Studios, Roadshine Production, Ministero della Cultura e Rete degli spettatori.
Nuovi ricordi
Nel 2020 a Maria Grazia viene diagnosticata la demenza senile. Sua figlia Barbara, dopo anni di distanza, abbandona il lavoro e ritorna a casa per prendersi cura di lei. Nel tentativo di recuperare la loro relazione, Barbara decide di aiutare la madre a realizzare il sogno di una vita: vedere l’aurora boreale.
Inizia così l’ultimo grande viaggio dell’ottantaquattrenne Maria Grazia, donna decisa ed energica nonostante la malattia, e della figlia Barbara, determinata a creare nuovi ricordi felici con la madre.
Raccontare la malattia
Se io non dimentico è un ritratto vero ma delicato dell’Alzheimer, che guarda alla malattia senza paura o pietà e che, anzi, guida lo spettatore nei suoi aspetti più quotidiani. È una cronaca famigliare, un importante documento alla memoria della madre e del suo rapporto con la figlia. Il ritmo lento del cortometraggio mima in un certo senso la monotonia della demenza senile, dove ogni momento è incerto e instabile nel ricordo. La fotografia nitida e particolareggiata rende ancora meglio questo senso di spaesamento all’interno di un mondo definito di cui, però, non si ha più una chiara memoria.
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Se io non dimentico- Frame dal film
Una dichiarazione d’amore
Alla fine, le due donne non sono riuscite a vedere l’aurora boreale, ma non era quello lo scopo del viaggio. Barbara voleva documentare dei ricordi in cui entrambe, madre e figlia, sono insieme e felici. Questo cortometraggio, dedicato alla memoria di Maria Grazia Mastrolenzi, è la dichiarazione d’amore di una figlia per un genitore. Se io non mi dimentico è anche, in un certo senso, un monito a usare saggiamente il tempo che abbiamo a disposizione per creare ricordi con le persone che amiamo.
Vincenzo De Caro – realismo e riflessione
Nato a Monza ma di origini siciliane, Vincenzo De Caro si trasferisce a Roma a 23 anni per coltivare la passione per il cinema e l’immagine, completando gli studi audiovisivi all’Istituto Cine-tv Roberto Rossellini.
La sua carriera cinematografica inizia su piccoli set, fino ad arrivare ad alcune grosse produzioni italiane e straniere iniziando nel ruolo di 2nd assistant fino ad arrivare a quello di Operatore.
La solitudine, l’isolamento e l’abbandono sono i temi maggiormente presenti nei suoi lavori. La riflessione riguardo queste tre condizioni e la loro diffusione ed evoluzione all’interno della società moderna è tra gli obbiettivi principali dei suoi scatti.
Preferisce i soggetti umani, immagini rubate completamente prive di preparazione. La sua tecnica segue quella della “teoria del pedinamento” di Cesare Zavattini. Quasi tutte le mie foto nascono dall’applicazione costante di quest’ultima, ponendo quindi maggior attenzione alla ricerca e all’inseguimento di una realtà quotidiana ma interessante. La collaborazione con Xiaomi Studios accentua ancora di più il suo stile fotografico realistico e particolareggiato.