Alla 23esima edizione del Festival del Cinema di Porretta Terme arriva La storia del Frank e della Nina, in concorso nella sezione Fuori dal Giro. Il film, scritto e diretto da Paola Randi, era stato presentato all’81esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia nella categoria Orizzonti Extra, ricevendo un’accoglienza positiva. Nel cast figurano giovani volti del cinema italiano come Gabriele Monti, Ludovica Nasti e Samuele Teneggi, ma anche le partecipazioni straordinarie di Anna Ferzetti e di Bruno Bozzetto.
Ma qual è la storia del Frank e della Nina?
La storia del Frank e della Nina è la storia di due giovani ragazzi (anzi tre, ma ci torneremo dopo), che vivono la precarietà e il degrado della periferia milanese a loro modo. Il Frank vuole aiutare la Nina a prepararsi per l’esame di terza media, con l’auspicio che questo possa permettere un futuro migliore per lei e per sua figlia. Durante le loro sessioni di studio, i due giovani imparano a conoscersi sempre più nel profondo e si scoprono più simili del previsto. Li accomuna, infatti, la voglia di evadere dai molteplici problemi della vita. Ma la vita, dura e crudele quanto sa essere, si presenterà a più riprese alle porte di questi ragazzi.
La storia del Frank, della Nina… e di Gollum
I protagonisti del racconto rappresentano un colorito ensemble, ciascuno coi loro punti di forza e di debolezza, differenti ma complementari. Partiamo dal Frank (Samuele Teneggi). Il Frank è un individuo particolarmente eccentrico. Si veste come un bohèmien, in uno stile che può ricordare quello di Drugo in Il grande Lebowski. Inoltre, afferma che è da qualche anno che ha smesso di esistere. Eppure è anche una persona dotata di enorme intelligenza e cultura. Per racimolare qualche soldo, il Frank vende infatti appunti, compiti e verifiche agli studenti delle superiori.
Poi c’è la Nina (Ludovica Nasti), giovane ragazza madre di etnia rom. Lei lavora come addetta alle pulizie ed è “sposata” con un uomo dispotico che si fa chiamare Duce. Questo “matrimonio” la costringe a uno stile di vita proibitivo, nel quale le sue libertà vengono annullate. Per il Duce, la Nina deve pensare solo al suo lavoro e all’accudimento della figlia. È un ambiente famigliare nel quale anche semplicemente studiare può risultare rischioso. Nonostante rispetto al Frank sia più radicata alla realtà e alle sue varie avversità, anche la Nina possiede un lato più sognante, che vive nel mondo segreto fatto di tutte le foto che le piace scattare con il suo cellulare.
Ma questa, in realtà, non è solo la storia del Frank e della Nina. È anche, e forse soprattutto, la storia di Carlo, soprannominato Gollum (Gabriele Monti). Soprannominato così dai bulli della sua scuola per il fatto che non riesca a parlare e per una sua presunta bruttezza, Gollum si esprime attraverso graffiti che principalmente citano filosofi. È lui il collante che unisce il Frank e la Nina, ma ciò non lo rende un personaggio secondario. Per tutto il film sentiamo infatti la sua voce interiore narrare questa fiaba di periferia. Una voce che eleva le vicissitudini dei due amici, svalutando totalmente sé stesso. Ma proprio grazie all’amicizia con il Frank e con la Nina, Gollum è in grado di liberarsi dalle sue convinzioni e di scoprire sempre di più il suo valore.
Un racconto di formazione di periferia
I tre protagonisti sono quindi dei ragazzi che, per un motivo o per un altro, vivono ai margini della società. Non che la cosa li preoccupi. Ma anzi, si potrebbe benissimo affermare il contrario. È quasi come se questi tre giovani facessero di tutto per fuggire da quelle che sono le norme e le convenzioni della società. Frank, Nina e Gollum sono dei sognatori che riescono a vedere con occhi diversi anche un ambiente a tratti squallido come quello della periferia di Milano. Gollum, per esempio, vede i numerosi edifici deteriorati della zona come tele per i suoi graffiti culturali. L’arte e la cultura diventano quindi degli essenziali strumenti di evasione per i tre protagonisti, che non smettono mai di sognare una realtà migliore.
Ma purtroppo la realtà sa spesso essere cinica e crudele e i tre giovani devono venire a patti con questa cosa. Sembrerebbe dunque di trovarsi dinanzi a un classico racconto di formazione, in cui ingenui ragazzi imparano a diventare adulti seri e responsabili. Ma non è esattamente così. Nonostante le avversità, Frank, Nina e Gollum tengono fede alla loro visione, che è poi un segnale della loro profonda identità. I tre giovani non abbandonano mai le loro peculiarità e le loro “stranezze”, anche se senza di esse riuscirebbero a integrarsi meglio nel mondo circostante. Ma il trio non vuole adattarsi. Vuole essere sovversivo. Vuole ancora sognare.
Una delicata fiaba contemporanea
La prima sequenza di La storia del Frank e della Nina è una sequenza in bianco e nero che segue il furto di un ingente quantitativo di rame. La scelta estetica prende di sprovvista, ma molto presto si capisce che a questo film piace giocare coi colori (oltre che con la sua forma in generale). Si passa spesso infatti dal bianco e nero al colore, a rappresentare rispettivamente la fredda e dura realtà e la calorosa visione sognante dei tre protagonisti. Sono variazioni estetiche che suggeriscono, in realtà, anche un passaggio di tono. Il film riesce a calibrare sapientemente momenti più leggeri e spiritosi a situazioni particolarmente pesanti e malinconiche. Ma non solo. Si passa anche da riprese pulite fatte in digitale, sia con macchine da presa che con cellulari, a effetti stile video analogico.
Paola Randi confeziona una piccola storia dai caratteri fiabeschi, totalmente cosciente degli elementi caratteristici della nostra contemporaneità. Contemporaneità come forma, dal gusto postmoderno, che spazia tra i generi, gioca coi colori e coi formati e decostruisce il racconto tradizionale. Ma contemporaneità anche come contenuto, che riesce a captare alcuni dei problemi più attuali, come il degrado di certe situazioni di periferia e il disagio dei più giovani nei confronti del mondo circostante e del futuro.