Quasi a casa di Carolina Pavone, aiuto regista per Nanni Moretti qui al suo esordio alla regia, presentato al Festival del Cinema di Porretta Terme dopo la premiere veneziana e il primo tour nei cinema.

Il film è un coming-of-age che avrebbe avuto diritto ad un po’ più di aggressività, ma che si nutre copiosamente del talento di Lou Doillon, inaspettata apparizione nell’afa romana di una noiosa estate.

Caterina (Maria Chiara Arrighini) ha ventidue anni e con il fratello sogna di fare la musicista. Tuttavia c’è qualcosa che la trattiene dall’investire tutta se stessa nel suo sogno. Nel pieno di questa crisi per la paura del fallimento, arriva l’inaspettato incontro della sua cantante idolo, Mia (Lou Doillon), in vacanza in Italia.

Trascinata e affascinata dal fascino di Mia, si lascia coinvolgere a trascorrere un pezzo della sua estate in questo ritiro creativo di lusso, e quindi a gettare i semi per il proprio futuro.

Intervista a Carolina Pavone sul suo esordio nel film “Quasi a casa”

L’ondata musicale

Quasi a casa, un film che si mette accanto alla produzione di Margherita Vicario Gloria! per restituire al pubblico italiano una rinata musicalità narrativa, qui firmata Coca Puma.

L’idillio musicale è il personaggio di Mia (Lou Doillon), una meravigliosa signora di talento, che si scopre inquieta e sofferente nella struttura sociale in cui è costretta ad integrarsi e scendere a compromessi per fare quello che ama nella vita. Essenziale e conciso è il dialogo tra le due protagoniste al ristorante, dove Mia non considera lontanamente di regalare false illusioni alla giovane discepola. Caterina d’altro canto deve scavare a fondo per trovare un barlume di speranza in quello che la collega le sbatte in faccia.

Le debolezze sotto una stella brillante

La storia chiaramente, non ci regala un successo facile né un lieto fine assicurato, quanto piuttosto ribadisce come notoriamente la competizione sia spietata e le regole spregiudicate; e si sopravvive nutrendosi di inesauribile caparbietà.

Bella la Roma di Carolina Pavone, non troppo chiassosa e tanto pulita. Una Roma ideale o idealizzata, oppure la città che dovrebbe essere. Anche quella località di mare, geograficamente persa, ci permette di fingere che sia il luogo di villeggiatura della famiglia, in cui tutti hanno costruito memorie estive.

Se del film si può dire che sia una piacevole favola raccontata con moderazione, Lou Doillon splende di eccentrica luce propria, e ruba la scena anche quando tace. Non c’è una rottura, una paralisi, drammi davvero estremi: il mondo edulcorato di Caterina, e il suo stesso atteggiamento naïve a tratti sfiora l’inettitudine. Sarà la confusione di quella fase di vita. Ma il punto è che ne risente la narrativa, che qui si sfalda proprio quando la stella brillante di Doillon cede la scena.

Carolina Pavone