Domenica 1 dicembre si è concluso il Florence Queer Festival, la rassegna toscana dedicata alla cinematografia LGBTQIA+. Di seguito i vincitori delle varie categorie del Florence Queer Festival di quest’anno.
Vincitore lungometraggi del Florence Queer Festival

Baby, vincitore della categoria lungometraggiLa giuria, formata da Chiara Sfregola, Maya De Leo e Daphne Bohémien, ha decretato che il migliore lungometraggio è Baby di Marcelo Caetano. Ambientata nella scena urbana queer di San Paolo, Baby racconta di Wellington, costretto a cercare di sopravvivere dopo l’uscita dal centro di detenzione minorile. Abbandonato dalla famiglia per il suo orientamento sessuale, trova in Ronaldo una figura di riferimento. Baby si è aggiudicata il premio perché, secondo la giuria, ha illustrato la storia “con sensibilità e compassione, senza mai indulgere nella pornografia del dolore, ha raccontato il tormentato percorso di un giovane queer in cerca dell’amore che la sua famiglia d’origine non ha saputo offrirgli, trovando rifugio tra due famiglie elettive”.
Riceve inoltre una menzione speciale il lungometraggio di Lilah Halla, Power Alley. Il film, infatti, “affronta senza moralismo la questione dell’aborto, mettendo in luce la violenza fisica e psicologica del movimento pro vita contro le donne. Grazie a un cast azzeccato e a una scrittura efficace, il film celebra la bellezza della sorellanza, e il coraggio di rivendicare il diritto di scegliere cosa fare del proprio corpo e della propria vita”.
Categoria Pride: l’orgoglio di una comunità

Quir, vincitore della categoria Pride
Proseguiamo i vincitori del Florence Queer Festival con la categoria Pride. Questa sezione, pensata per raccontare e diffondere la sensibilità sull’attivismo, l’orgoglio e la visibilità queer, ha visto trionfare Quir di Nicola Bellucci. A motivare la vittoria le seguenti parole: “per la sua capacità di esplorare le molteplici identità Queer con un approccio autentico e empatico. Il film affronta il tema della pluralità delle identità senza mai risultare invadente, utilizzando un linguaggio spontaneo e delicato. Ambientato a Palermo, QUIR ritrae una città dalle contraddizioni evidenti, dove momenti di riflessione politica si mescolano a spazi ancora lontani dalla piena liberazione. I suoi personaggi, che ricordano quelli di una commedia dell’arte, si muovono in un contesto sociale in cui le dinamiche di oppressione e liberazione si intrecciano in modo naturale e fluido. Con leggerezza e profondità, QUIR invita alla riflessione sulle sfumature emotive e culturali delle tematiche trattate, senza mai cadere nella superficialità”.
Anche in questo caso la giuria ha assegnato una menzione speciale. A conquistarla è Unless we dance di Fernanda Pineda e Hanz Rippe Gabriel, “per la sua potente esplorazione del corpo come strumento di riscatto per le persone LGBT+, e per la sua capacità di trasformare la danza in un atto di evasione e liberazione. Il film offre una riflessione intima e profonda sull’emancipazione attraverso il movimento, mostrando come il corpo diventi non solo un mezzo di espressione, ma anche una via di fuga dalle difficoltà quotidiane”.
Categoria cortometraggi

Gender Reveal, vincitore della categoria cortometraggi
I giurati Lucifer Benedetti, Antonia Caruso e Luca Starita hanno consegnato il premio per il miglior cortometraggio a Gender reveal di Mo Matton. Questo, infatti, “affronta con ironia tagliente e una regia sopra le righe temi urgenti e complessi: il rifiuto dei rituali fuori dal tempo, la lotta contro il binarismo che invisibilizza le identità non conformi e l’urgenza di abbattere stereotipi. Drammaticamente comico, il corto esplora la genitorialità ciseteronormata e le relazioni disagianti tra persone queer e il resto dell’umanità. Con un tono dissacrante, smaschera l’assurdità di una società che perpetua le sue montature sociali attraverso riti grotteschi e catastrofici. Il finale regala una catarsi potente e celebra la rivalsa da un sistema che ha cercato invano di rilegarci in un fiocchetto rosa o blu”.
Premio Queer Animation

Jusqu’au dessert, vincitore della categoria animazione
Siamo giunti alla fine della rassegna dei vincitori del Florence Queer Festival. Per la categoria dei corti animati la giuria era composta da TheSIGN e Collettivo Moleste. A ottenere tale premio è stato Jusqu’au dessert di Jules Duclos e Noé Sismondi. A parere dei giudici si tratta infatti di un “corto in cui la cura, espressa nella sorellanza queer di una famiglia di scelta si contrappone alle aspettative legate, tra le altre, ai ruoli e alla performance di genere imposte da un contesto familiare – biologico – non in grado di trattare con identità e corpi non conformi e identità e desideri non normati. Uno spaccato intimo ma anche sistemico in cui la cerimonia del pranzo diventa metafora dell’attraversamento, spesso obbligato, di spazi ansiogeni e di ritualità che poco hanno a che vedere con l’affermazione identitaria e con la liberazione dei corpi e delle identità”.
Due sono le menzioni onorevoli di questo gruppo, assegnate a uno spaccato sul rapporto intergenerazionale e alle storie sull’evoluzione della liberazione queer. Si tratta rispettivamente di Bisou Champion di Alexis Mouron e di Pour exister di Kelsi Phung e Fabien Corre.
Il Florence Queer Festival
Nato nel 2003, è parte del Progetto Triennale Cinema ed è sostenuto dal Ministero del Turismo e delle istituzioni locali. A contribuire alla sua realizzazione sono il Protocollo d’Intesa tra Comune di Firenze, Regione Toscana e Fondazione Sistema Toscana, la Fondazione CR Firenze, la Camera di Commercio e la collaborazione dell’Assessorato alle Pari Opportunità del comune di Firenze, nell’ambito del Festival dei Diritti.
Tutte le immagini sono state gentilmente concesse dall’ufficio stampa del festival