Medusa Film presenta Marco D’Amore in Criature, di Cécile Allegra, con Marianna Fontana, Maria Esposito, Alessio Gallo e Giuseppe Pirozzi. Film prodotto da Roberto Sessa e Chiara Grassi, per Picomedia, in collaborazione con Prime Video, al cinema dal 5 dicembre.
La regista italo – francese Cécile Allegra, dopo la realizzazione di svariati documentari, premiati a livello internazionale, come Voyage en Barbarie e Il canto dei vivi, fa il suo esordio nel cinema di finzione, con Criature, un film appassionante, un inno alla resistenza e alla resilienza, tra realismo e magia.
Criature: il coraggio per lottare contro una dura realtà
Mimmo Sannino, un tempo insegnante, ora impegnato come educatore di strada a Napoli, si dedica al recupero di ragazzi in dispersione scolastica per riportarli sui banchi di scuola, e permettergli di ottenere il diploma di terza media. Il suo mezzo di predilezione: l’arte circense, arte delicata che gioca sull’apparenza, il sogno e la solidarietà, in un contesto dominato dal degrado e dalla camorra.
Tra lezioni sui trampoli e letture del Barone Rampante, riesce a coinvolgere i giovani. Come Daniela, che vende carciofi al banco del padre, Margherita, che ha abbandonato la scuola per fare la parrucchiera, Ciro, cresciuto da solo con suo fratello fino ad arrivare a Bruno, appassionato di parkour e figlio di un boss locale. L’operato di Mimmo, tuttavia, non è ben accolto dalle famiglie del quartiere e il coraggio di questi ragazzi, con i loro trampoli e i loro nasi rossi, si scontrerà con la dura realtà. [Trama ufficiale]
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Tra l’inferno e il paradiso
“Un giorno mi venne chiesto di andare a Napoli, nel bel mezzo della guerra di Scampia. Al mio arrivo ho sentito che la città conteneva una fonte infinita di ispirazione. Era eruttiva e vitale come il vulcano che si alzava sopra di lei”.
Il vulcano, a cui fanno riferimento queste parole di Cécile Allegra, è ovviamente il Vesuvio che con la sua maestosità ha affascinato scrittori, poeti e semplici turisti, in visita a Napoli. Una forza naturale travolgente, una potenza capace di suscitare riflessioni finemente poetiche, come quelle di Johann Wolfgang von Goethe, il quale, dopo un’escursione sulle pendici del Vesuvio, annotò, sul suo diario, pubblicato con il titolo Viaggio in Italia: “Napoli, la città tra l’inferno e il paradiso”.
Mai definizione più indovinata, per descrivere la città, dove Cécile Allegra ambienta il suo Criature, con Marco D’Amore nei panni di Mimmo, un educatore dedito al recupero di ragazzi in dispersione scolastica. Personaggio ispirato a Giovanni Savino, il fondatore di Tappeto di Iqbal, con la quale usava l’arte circense come strumento pedagogico.
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La speranza dei diavoli
È ciò che fa il Mimmo di Criature che, indossando il naso rosso da pagliaccio, gira tra i vicoli del centro di Napoli, cercando di salvare i tanti ragazzi persi per strada a rubare o a spacciare. Solo lui è capace di scorgere una straordinaria bellezza, lì dove gli altri percepiscono il pericolo di un’esistenza ormai ridotta a un rudere. La bellezza di un luogo, Napoli, che per tornare a Goethe, è un paradiso abitato da diavoli, come i ragazzi di Criature, costretti a lasciare la scuola ed essere sfruttati per pochi spiccioli.
Tante vite, tante testimonianze raccolte nel tempo sono state poi messe insieme dalla regista per una rappresentazione che offre una storia concepita con la passione e il coraggio della denuncia sociale e politica tra realtà e magia.
Marco D’Amore, nei panni di Mimmo, diventa una specie di Virgilio che accompagna lo spettatore in questo inferno, dove è il solo a sperare nella possibilità di un destino diverso, per quei ragazzi a cui è stato negato il diritto di sognare una vita migliore. Daniela (Martina Abbate), Margherita (Maria Esposito), Ciro (Antonio Guerra) e Bruno (Ciro Minopoli) tutti minacciati da un futuro fatto di crimini, illegalità e abbandono. Allo stesso tempo, però, per loro fortuna, c’è una via d’uscita, una speranza offerta da un uomo, capace di vedere con i propri occhi un’oasi di speranza là dove gli altri riconoscono solo l’aridità del deserto.
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Il Vesuvio in Criature
Speranza e rassegnazione, riscatto e condanna sono i muri portanti del lungometraggio di Cécile Allegra, regista e sceneggiatrice. È proprio in fase di scrittura del film che l’Allegra sviluppa una vicenda che si dirama su questi stati d’animo in contraddizione, in contrasto, proprio come avviene tra inferno e paradiso, tra fuoco e acqua, dannazione e salvezza.
Ecco che torna in ballo il Vesuvio, la sua forza naturale investe un’intera città, un popolo intero sempre in bilico. La sua forza eruttiva è una minaccia di distruzione che immediatamente dopo muta in fertilizzante per la terra e per i propri figli, come i protagonisti di Criature.
Non è un caso, dunque, che Cécile Allegra spesso fa vedere il Vesuvio nel suo film. Immagini che senza dubbio vanno inserite in quelli che gli addetti ai lavori chiamano ‘fegatelli’, brevi inserti tra una sequenza e l’altra. Una scelta sicuramente dettata dalla suggestiva bellezza del paesaggio su cui si staglia il vulcano, ma che, nell’economia narrativa del film, acquista un valore allegorico non certo trascurabile.
Il potere del naso rosso da pagliaccio
Attraverso il Vesuvio, come avviene in molte opere letterarie dall’antichità fino a epoche più moderne (Goethe è solo uno dei tanti esempi possibili) Criature compie un’operazione che va ben oltre la prassi di restituzione di un documento di testimonianze. La regista italo – francese parte da un insieme di storie reali, con la denuncia sociale a giocare un ruolo essenziale, ma poi arricchisce il suo testo svelando un universo magico, dove, in modo sottile e raffinato, il reale sembra cedere il passo all’onirico. Funamboli, trampolieri e pagliacci ci trascinano in un luogo magico fatto di colori, musica e speranza. Un’alternativa al grigiore di una realtà difficile, dove i porci stanno mangiando le perle, rafforzata dal sovente ricorso al Barone rampante di Italo Calvino.
“Il barone spiccò un balzo, di quelli che gli erano consueti nella sua gioventù. Si aggrappò alla corda, con i piedi sull’ancora e il corpo raggomitolato e così lo videro volare via trascinato dal vento”.
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La speranza e la resistenza
Questa, però, non è una fuga dalla realtà, la regista non nasconde la testa nella sabbia come uno struzzo per non vedere e far vedere un mondo ben diverso dal sogno della magia di Mimmo e i suoi ragazzi. La musica, a cura di Dario Sansone, ci ricorda il continuo contrasto con la realtà. La sua è una traccia audio concepita su uno scontro innegabile tra il magico e la minaccia di una realtà urbana pericolosa, da abbattere come un muro, con l’arma della maschera più piccola che esiste: il naso rosso da pagliaccio usato dal personaggio di Marco D’Amore.
E allora quel gioioso strepitio dei ragazzi, mentre sfilano con il carro dei pagliacci, è un invito rivolto alla gente nascosta dietro alle finestre e che non è molto diverso da quello dei scugnizzi protagonisti di Le quattro giornate di Napoli di Nanni Loy; perché Criature è un film di resistenza che ha come bersaglio un mondo criminoso, che ha cancellato il sogno di speranza di tanti ragazzi. Cécile Allegra, con Marco D’Amore, Marianna Fontana, Maria Esposito, Alessio Gallo, Giuseppe Pirozzi, Antonio Guerra, Ciro Minopoli, Martina Abbate, Catello Buonocore, Vittorio Edet e Gennaro Filippone ci offre una possibilità reale di speranza e di riscatto.