Florence Queer Festival

‘Sister Wives’: quando l’amore vince le costrizioni

Una metafora di libertà in una società che non la permette

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Sister Wives è un cortometraggio del 2024 scritto, diretto e interpretato dall’attrice, regista e musicista inglese Louisa Connolly-Burnham. Tra i produttori esecutivi figurano Augusta Woods, Emily Everdee, la stessa Connolly-Burnham per la Thimble Films e la Track Films. Dopo un’ampia lista di festival al quale è stato presentato, Sister Wives è stato proiettato al Florence Queer Festival

Sister Wives: la trama

Quando si trovano a convivere sotto lo stesso tetto, legate allo stesso uomo, Kaidence (Louisa Connolly-Burnham) e Galilee (Mia McKenna-Bruce) cominciano a sviluppare dei sentimenti reciproci. La società mormone in cui vivono è però molto severa in merito a certe questioni, perciò le due donne si ritrovano a dover nascondere tali sentimenti.  

Una questione di ruoli

L’immagine è su concessione dell’ufficio stampa

Kaidence è una moglie, unico aspetto della sua identità per tutta la prima parte del cortometraggio. Lei incarna un ruolo, quello di moglie devota e servizievole disposta a sottostare ai desideri del marito, siano essi mangiare, godere a letto o sposare un’altra donna. Anche su quest’ultimo aspetto, lei non ha voce in capitolo. Le sue obiezioni iniziali risultano fiacche e scarse, indebolite dalla volontà del marito al quale lei non può opporsi. Ciò nonostante, si percepisce fin dall’inizio che questo dover interpretare un ruolo non le vada del tutto bene. Ė ben rappresentata la sua volontà di opporsi alla decisione di accogliere una seconda moglie in casa, ma è frenata da ciò che la società le impone in quanto donna.

L’arrivo di Galilee porta una novità, che non viene subito percepita come positiva. Inizialmente si nota un distacco da parte di Kaidence, quasi un sottile disprezzo verso questa estranea, con la quale da un giorno all’altro si ritrova a condividere la casa, il cibo e il marito. Per certi versi Kaidence si vede venire tolto il suo ruolo, quel ruolo che ormai incarna quotidianamente. Ciò è perfettamente mostrato durante la prima notte di nozze di Galilee. In un’unica, seppur breve, sequenza si comprendono i sentimenti di Kaidence, grazie anche alle eloquenti espressioni dell’attrice. Il fatto di essere “relegata” nella seconda stanza viene percepito come un declassamento, un venire messa in secondo piano rispetto alla nuova giovane arrivata.

Un lento ma irreversibile sviluppo

Questa iniziale freddezza evapora nel momento in cui trovano dei punti di conversazione, tra cui l’ignoranza che coglie le donne impreparate la prima notte di nozze. Comprendendo le paure e i pensieri di Galilee, gli stessi che ha provato anche lei, Kaidence si ammorbidisce. 

Parafrasando una delle più famose frasi di Dante Alighieri, galeotto fu il cellulare. In Sister Wives è infatti grazie a questo oggetto che le due donne si avvicinano. Tramite il gioco sul telefonino, Kaidence comincia a rasserenarsi, a conoscere un aspetto della vita a lei sconosciuto e permettersi di contravvenire alle regole sociali.

Complice la partenza per il Nevada del marito Jeremiah (Michael Fox), le due donne trascorrono sempre più tempo assieme. Condividono momenti gioiosi, come il bagno nel lago o l’assaggio degli spaghetti alla bolognese, ma anche attimi più riflessivi e toccanti, come il discorso sulla fuga o quello sulla famiglia. In queste occasioni le due donne scoprono cosa significa fare qualcosa solo per il proprio piacere e non perché è stato loro imposto o per soddisfare qualche bisogno maschile.

Una metafora della libertà: i capelli

Scena tratta dal cortometraggio Sister Wives

I capelli sciolti sono spesso ritenuti simbolo di libertà, passione e fascino, tutti concetti rifiutati dalla società di Kaidence e Galilee. Per questo spesso Kaidence trascorre tutti i giorni con una treccia, più composta e sobria. La contrapposizione tra l’acconciatura di Kaidence e quella di Galilee, che invece tiene i capelli sciolti, veicola anche la differenza di carattere. Dopo anni di matrimonio e di sottomissione al marito, Kaidence è ormai obbediente alle regole. Galilee è invece frizzante, più temeraria nel disobbedire alle regole. Il momento in cui anche Kaidence si appresta a sciogliersi i capelli è significativo della strada che ha deciso di intraprendere. Soprattutto la scena finale, mostrata con un azzeccato slow motion, esplicita in modo eloquente la presa di posizione di Kaidence. 

Sister Wives: una tensione sospesa

Per una buona parte del film permane un’atmosfera cupa, espressa tramite i colori smorzati e il silenzio che fa da colonna sonora a tante scene. Date le premesse viene da pensare che sia un cortometraggio lento e per certi versi lo è. Ma questo è uno di quei casi in cui lento non equivale a noioso. Infatti, la scelta di sviluppare lentamente la narrazione è funzionale a veicolare un punto di vista preciso. La calma e la tranquillità, unite al silenzio dovuto anche all’isolamento fisico che vivono le protagoniste, diventano metafora dell’isolamento culturale. Le immagini di un paesaggio in cui sembrano abitare solo i personaggi principali, consente di vedere questo distaccamento dal resto della società.

Nonostante la lentezza del cortometraggio, Sister Wives non risulta mai pesante o monotono, grazie all’interpretazione delle due protagoniste. La marcata espressività delle due attrici contribuisce a tenere lo spettatore incollato allo schermo per tutto il tempo. Infatti, gesti, parole e sguardi sono funzionali a raccontare una storia nel modo più completo e sfaccettato possibile. L’intensità delle attrici permette di cogliere i loro pensieri e i loro stati d’animo, riuscendo ad immedesimarsi nella narrazione a discapito della pacatezza del cortometraggio.

L’immagine di copertina è stata gentilmente concessa dall’ufficio stampa.

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