Gerry Lane è in auto con la sua famiglia, nel traffico di Philadelphia, quando scoppia il caos. Orde di persone infette da un male sconosciuto si avventano su chiunque altro, contagiandolo in pochi secondi…
Che prima o poi sarebbe successo era inevitabile; cioè che anche il cinema dei morti viventi avrebbe avuto il suo kolossal da centinaia milioni di dollari, con tanto di 3D.
E visto il successo di un serial televisivo come The Walking Dead la cosa era sempre più papabile.
Solo che a dirigerlo non è quel George A. Romero che, più di quarant’anni fa, ha aperto le danze col capolavoro La notte dei morti viventi, ma bensì un nome meno rodato in genere come Marc Forster, del quale ricordiamo opere impegnative come Montser’s ball-L’ombra della vita e Neverland – Un sogno per la vita.
Protagonista la superstar Brad Pitt, che crede così tanto nel progetto da produrlo con la sua Plan B, e titolo dell’opera in questione è World war Z, ispirato ad un libro scritto da Max Brooks, rampollo del grande regista Mel e dell’ attrice Anne Bancroft.
Tutto comincia con un’apocalisse, dove la gente comincia a comportarsi in modo strano, fino a divenire pericolosamente aggressiva.
Motivo: un virus gira tra di loro ed è contagioso per chiunque venga morso o graffiato dagli infetti.
Al padre di famiglia Gerry (Pitt) non resta che fuggire con i suoi cari e cercare la salvezza lontano da questo disastro.
Ben presto però l’uomo, avendo un passato come agente governativo, dovrà anche svolgere una missione di salvataggio che porti alla luce un siero contro questo male che rende le persone come “zombie”.
Ovviamente non sarà un’ operazione tanto facile da portare a termine.
Quello che tanto fa rimpiangere in certi blockbuster horror, come questo World War Z, è l’idea principale del non voler mostrare nulla di raccapricciante al grande pubblico, così da poter ottenere un divieto passabile a tutti.
Ora, che senso ha fare un film di zombie di queste dimensioni, se di sangue e violenza non ve ne è neanche l’ombra?
Forster tradisce il genere e rende questa orrenda invasione una qualsiasi piaga sociale, simile ad un protesta di manifestanti violenti piuttosto che all’invasione di mangiacarne spietati. Insomma, concettualmente siamo più dalle parti di un La guerra dei mondi di Steven Spielberg piuttosto che al cinema di Romero.
Poi tutto, naturalmente, è incentrato sulla presenza di Pitt (tra gli altri attori c’è anche il nostro Pierfrancesco Favino), che padroneggia la scena e si fa portavoce degli attimi di tensione che costellano World War Z, ed almeno fin qui le cose non vanno male.
Quello che c’è da rimpiangere è l’assoluta mancanza del mezzo da parte di Forster, che nelle scene movimentate ha ancora tanto da imparare (e lo si era capito già nello 007 diretto da lui, Quantum of solace), salvo la sequenza di Gerusalemme che per spettacolarità e ritmo merita una visione sicura.
World War Z per lo spettatore medio può essere il giusto passatempo, che ne dissipa le paura verso questo genere, ma per gli appassionati è un duro colpo da accusare. Indolore, perché alla fin fine non ci si annoia, ma pur sempre un duro colpo.