Scritto e diretto da Luciano Vidigal, Kasa Branca è un film brasiliano in concorso al 42° Torino Film Festival. Esplorando la quotidianità dura ma dignitosa di chi vive nelle favelas di Rio de Janeiro, il lungometraggio racconta l’amore di un nipote verso una nonna che vuole proteggere e accudire con ogni mezzo a sua disposizione, cercando in ogni modo di regalarle attimi di felicità.
Amare una persona vuol dire prendersene cura e il giovane Dé (Big Jaum) dimostra di tenere tantissimo a sua Nonna Almerinda (Teca Pereira), che ha oramai raggiunto la fase terminale dell’Alzheimer. Unico componente della famiglia rimasto a badare all’anziana signora, l’adolescente Dé è costretto a combattere un sistema burocratico e sociale che pare non tutelare affatto persone costrette a vivere questa condizione. Per sua fortuna a compensare la mancata presenza dei genitori ci sono i fratelli scelti, i suoi amici Adrianin (Diego Francisco) e Martins (Ramon Francisco).
Kasa Branca: non dimenticare la felicità
Nonostante non ci sia alcuna speranza di recupero per la salute di sua nonna, Dé non ha alcuna intenzione aspettare l’inesorabile con le mani in mano. Ogni giorno prova a regalarle momenti di felicità mostrandole foto del suo passato a cui però l’anziana non pare reagire.
Allora grazie all’aiuto di tutta la comunità decide di portarla fisicamente in quei luoghi in cui lei ha vissuto i suoi momenti più belli. Gli spostamenti però non sono affatto semplici. Almerinda non muove un muscolo e ha bisogno della sedia a rotelle, in oltre l’accesso concreto a questi posti causa diversi problemi ai ragazzi.
La loro tenacia però è commovente. Attraverso i giovani occhi del protagonista e dei suoi amici, lo spettatore rivaluta il concetto stesso di felicità dove realmente è possibile trovarla. Un’adolescente agisce senza sovrastrutture e lo fa guidato semplicemente dall’istinto. Neanche una tremenda malattia o la povertà sono in grado di fermare la loro fame di momenti felici, a costo di mettersi nei guai.
L’amore è una cosa semplice
Kasa Branca scava a fondo la situazione complessa che vive sia la persona malata ma anche e soprattutto le persone che la circondano, eppure lo fa attraverso la semplicità. Sono proprio le immagini e i dialoghi semplici la vera forza di questa pellicola. Senza ricercare alcun sensazionalismo raggiunge l’essenza vera dell’amore, dimostrato dalle piccole ma rivoluzionarie scelte prese da Dé e i suoi amici. La pellicola esplora inoltre le relazioni quotidiane interpersonali della gente del posto, ponendo l’accento sulla loro genuinità.
I ragazzi usano Instagram, ascoltano rap e iniziano a fare i conti con l’amore e le relative emozioni altalenanti. Le inquadrature, spesso particolarmente aperte, permettono di scoprire e sottolineare la bellezza di luoghi oggettivamente difficili come le favelas. La vista di Rio de Janeiro dall’alto è mozzafiato, anche se vista da strade con abitazioni fatiscenti.
Uno sguardo diverso sulle favelas
Secondo l’immaginario collettivo le periferie brasiliane sono sempre descritte come luoghi malfamati, abitate soltanto da persone pericolose. Come dichiarato dal regista, però, l’obiettivo di Kasa Brancaè quello di raccontare la quotidianità di quei luoghi, poiché nonostante la povertà si tratta pur sempre di persone, non criminali. Che cercano di vivere al meglio delle loro possibilità. Proprio queste condizioni così difficili spronano un senso di comunità fortissimo in tutti.
Il dolore di uno è il dolore di tutti, e dunque tutti si muovo per dare una mano e aiutare chi ne ha più bisogno. Il rispetto e la premura da parte di tutti i protagonisti di questo film sottolineano che l’unica maniera di superare davvero le difficoltà è farlo tutti insieme.