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FESTIVAL DI CINEMA

XIX MEDFILM Festival: “il Cartellone”

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Il festival torna con molto anticipo sulle date storiche: parte il 21 giugno, nel solstizio d’estate, al Museo MAXXI dove alle ore 20 avrà luogo la Cerimonia di Apertura e il conferimento del premio alla carriera al regista egiziano Yousry Nasrallah, che la direzione del festival è onorata di ospitare, dedicando al regista il film d’apertura della XIX edizione, Aprés la Bataille, suo ultimo lavoro.

Dal 24 al 30 giugno il festival proseguirà alla Casa del Cinema e al Cinema Dei Piccoli, all’interno di Villa Borghese, con 83 film tra lungometraggi, cortometraggi e documentari, provenienti dai 19 Paesi ospiti, di cui 50 anteprime nazionali.

Le novità di quest’anno, oltre alla data, scelta per avere anche nella stagione estiva un altro polo di attrazione sul cinema ed evitare che la data di ottobre potesse accavallarsi con altri eventi importanti, sono la sezione Letteratura e una sezione dedicata al Cinema italiano dei giovani cineasti; la prima, curata da Giulia Riva, ospita tutte le sere alle 20, alla Casa del Cinema-Sala Volonté scrittori provenienti dai Croazia e Italia (Sarah Zuhra Lukanic, Stefano Polli, Helene Paraskeve, Francesca Bellino e Cosimo Rega, che ha interpretato Cassio in Cesare Deve Morire dei fratelli Taviani); la seconda, con la sezione Le Perle, vuole dare visibilità a quei film italiani, opere prime di giovani registi, che hanno avuto pochissima vita distributiva nelle sale cinematografiche.

Il 25 giugno il MAXXI ospiterà il Forum “Europa Creativa” – Quali azioni per abbattere le barriere culturali in Europa ed allargare la cooperazione con sponda sud del Mediterraneo? dove si parlerà di aspetti più propriamente commerciali delle relazioni tra l’Italia e i Paesi della sponda Sud.

Il 28 giugno, sempre al MAXXI, durante la Cerimonia di Chiusura sarà conferito il premio alla carriera a al regista croato Veljko Bulajic, di fama internazionale, precursore del sottogenere spettacolare ed epico del cinema jugoslavo sull’epopea partigiana.

Prima della presentazione dei tre curatori delle sezioni del festival, Ginella Vocca, direttrice artistica, ringrazia la giuria popolare e parallela di PiuCulture, giornale online www.piuculture.it, composta di stranieri che vivono in Italia e che promuovono la conoscenza delle culture straniere a Roma; la giuria di questa edizione è composta di persone provenienti da Costa D’Avorio, Iran, Libia, Marocco, Romania, Senegal e Turchia.

Alessandro Zoppo, per la sezione Cortometraggi, Gianfranco Pannone per la sezione Documentari e Giulio Casadei per la sezione Lungometraggi hanno letteralmente “narrato” le sezioni di cui sono i curatori, con la stessa passione con la quale si parla di una creatura nata dalle forze e dalle sinergie di un gruppo affiatato e con l’obiettivo comune di voler diffondere la Cultura che fa crescere.

Alessandro Zoppo parte dalla giuria, composta da studenti, diplomandi di scuole di cinema europee, che si affiancheranno alla giuria formata dai detenuti della Casa Circondariale di Rebibbia per assegnare il Premio Methexis e il Premio Cervantes. I corti in concorso sono 17, vere e proprie pillole di cinema nate dall’urgenza di giovani registi che si cimentano in un linguaggio anarchico e libertario, attraversato da una malinconia di fondo.

Le produzioni di corti arrivano da tutto il bacino del Mediterraneo: in particolare, dalla Grecia, 45 Degrees (Georgis Grigorakis), che tratta tematiche politiche e sociali e il più sperimentale ed elegiaco Cavo D’Oro (Siamak Etemadi); dalla Francia La Fuegue (Jean-Bernard Marlin), una storia di redenzione ambientata a Marsiglia e Son Indochine (Bruno Collet) che racconta della ferita ancora aperta del colonialismo; Iran e Spagna usano il fantastico per raccontare storie private quali Glimmer (Omid Abdollahi) e Elefante (Pablo Larcuen); l’Italia è presente in questa sezione con Cargo (Carlo Sironi) che va oltre il duro realismo, lasciando intuire la speranza di una vita migliore; il Libano con Wahabtoka Al Muta’h (Farah Shaer) racconta una tematica poco affrontata, quella del matrimonio di piacere; dalla Turchia arriva Laterdel giovane Nazli Elif Durlu; dall’Algeria Une Journée Ordinaire di Bahia Allouache, figlia di Merzak, il cui Le Repentiera stato proiettato durante la scorsa edizione di ottobre 2012; Israele e Palestina raccontano le vicissitudini geo-politiche del loro fazzoletto di terra, rispettivamente attraverso Summer Vacation (crudo e forte, presentato in anteprima al Sundance Film Festival) di Tal Granit e Sharon Maymon e Nation Estate di Larissa Sansour.

Gianfranco Pannone ci illustra la sezione documentari, composta di undici opere rappresentative di punti diversi del Mare Nostrum, con collegamenti che rimandano sia alla sfera sociale che a quella privata, che rappresenta una novità rispetto alle produzioni degli ultimi anni, che hanno affrontato le tematiche relativa alla primavera araba. Israele e Turchia trattano dell’omosessualità con Gracedi Michael Aronzon e My Child di Can Candan; uno sguardo dei giovani sul mondo in crisi ci arriva dalla Croazia (The Blockade di Igor Bezinovic); il documentario palestinese Art/Violencedi Udi Aloni, Mariam Abu Khaled e Batoul Taleb, attraverso arte e provocazione racconta la questione, ancora intricata, arabo-israeliana; l’Italia con Nadea e Sveta di Maura Delpero, ci fa entrare nella storia di due donne moldave che vivono a Trento; il documentario greco The Grocerdi Dimitri Koustsiabakos ci fa vedere una Grecia meno conosciuta, quella dell’interno, che si spinge verso i Balcani, e ricorda quella di Theo Angelopulos; Le monde est comme çadello svizzero (di origine tunisina) Fernand Melgar, continuazione del precedente Vol Special, ambientato nei centri di raccolta dei clandestini, non è una denuncia ma uno sguardo umano su questi centri, veri e propri “carceri speciali”; sempre dal nostro continente troviamo il belga Beyond the Ararat di Tulin Ozdemir; dal Medioriente troviamo ancheThe Lebanese Rocket Societydei libanesi Joana Hadjithomas e Khalil Joreige, storia del sogno libanese di mettersi in paro con la tradizione missilistica panaraba; la Francia è rappresentata da Sylvain George, al quale viene dedicata la retrospettiva Regard Des Autres Omaggio a Sylvain George, con la proiezione oltre al documentario in concorso, Vers Madrid, anche.di Les Eclats (Ma Gueule, ma revolte, mon nom), Qu’ils reposent en revolte eL’impossible-Pages Arrachées

Purtroppo il documentario in Italia è ancora considerato come “figlio di un dio minore”, mentre nel resto dell’Europa è un genere che ha la stessa autorevolezza dei lungometraggi; alla sezione documentari è stato riservato il Cinema Dei Piccoli, struttura storica all’interno di Villa Borghese, a pochi passi dalla Casa Del Cinema.

Giulio Casadei, giovanissimo curatore della sezione lungometraggi, parla di un cambiamento forte nei film in concorso, dovuta al rinnovamento anagrafico della sezione: i registi sono giovanissimi, lo dimostra il fatto che tra i film ci sono quattro opere prime e tre opere seconde e tutte apportano nuovi contenuti e nuove estetiche rispetto alle precedenti edizioni.

In concorso per il premio Amore e Psiche Casadei ci parla di Rock The Casbahdell’israeliano Yariv Horowitz, ambientato durante la prima Intifada; l’esordiente regista egiziano Hala Lofty, Coming Forth By Dayè un film coraggioso, che sperimenta l’ibridazione di generi, mantenendo contemporaneamente viva la tradizione egiziana del melodramma; Lofty racconta la storia di un giovane che accudisce il corpo malato del padre, e si può leggere una metafora del corpo malato con l’Egitto post-rivoluzione; Rengaine del francese Rachid Djaidani, presentato alla Quinzaine del Festival di Cannes del 2012, è una libera improvvisazione jazz sull’integrazione, molto vicina allo stile del regista Cassavetes; per la Grecia c’è ACAB (All Cats Are Brilliant)di Kostantina Voulgaris, opera sulla precarietà economica sociale e affettiva nella Grecia di oggi, che narra la storia di una giovane trentenne in perenne tensione tra il desiderio di ribellione e la voglia di stabilità; Ziad Doueiri, che si è fatto le ossa come operatore di Quentin Tarantino, rappresenta il Libano con The Attack, influenzato dal punto di vista estetico dal cineasta statunitense; la Tunisia è presente con l’opera prima di Homeida Behi, Nesma, sulla crisi di identità in Tunisia dopo la recente rivoluzione.

L’Italia merita un discorso a parte: oltre ad essere presente nella sezione Amore e Psiche con La Leggenda di Kaspar Hauser, di Davide Manulli con Claudia Gerini e Vincent Gallo, film in bianco e nero, girato in 16mm che si ricollega alla filmografia del regista, ispirata a Samuel Beckett, nell’indagare sull’assurdità dell’esistenza, Casadei introduce con orgoglio la sezione Le Perle – Nuovo Cinema Italiano (o meglio: il cinema italiano che vorremmo) che offre lo spazio al cinema invisibile, che non ha ricevuto l’attenzione delle sale. Citiamo in particolare i 3 lungometraggi: Bellas Mariposas di Salvatore Mereu, Sta Per Piovere di Haider Rashid (che tratta il tema dello ius soli, raccontato dal regista per metà italiano e per metà iracheno) Padroni di Casa dell’ex OvosodoEdoardo Gabbriellini, presentato al festival di Locarno del 2012.

Il Premio Koinè, attribuito a personalità del mondo dell’arte, della cultura, della scienza, della politica o dell’impresa, che si siano distinte nella propria attività per l’impegno a mantenere vivo il Dialogo Interculturale tra i popoli, viene conferito quest’anno al Ministro per la cooperazione internazionale e integrazione Cecile Kyenge, che rappresenta una novità bellissima ed importante nel nostro panorama politico, punto di partenza per la ricerca continua e costante di un linguaggio che sia davvero condiviso.

Anna Quaranta

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