Spaghetti Horror (XXXIII FantaFestival) – Estratto dagli Archivi Segreti della polizia di una capitale europea, 1972, Italia/Spagna, 82’, genere Horror, regia di Riccardo Freda
Nell’ambito della XXXIII edizione del FantaFestival, che si è conclusa ieri sera a Roma, con l’anteprima al cinema Barberini di Tulpa, per la regia di Federico Zampaglione, una delle principali rassegne dell’edizione di quest’anno è stata senza dubbio Spaghetti Horror.
La retrospettiva, realizzata interamente nella splendida cornice della Sala Trevi, in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale, e con Spaghetti Horror Tv (la prima web tv italiana dedicata agli appassionati di horror e fantascienza) è un omaggio al cinema horror italiano degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta e ripercorre i film che dal 1961 agli anni Ottanta hanno caratterizzato una stagione del nostro cinema, amata e studiata in tutto il mondo e apprezzata da registi del calibro di Martin Scorsese e Quentin Tarantino.
Tra i titoli in cartellone troviamo opere di maestri del genere come Mario Bava (Ercole Al Centro Della Terra, 1961), Riccardo Freda (Estratto dagli archivi segreti della polizia di una capitale europea, 1972) e Lucio Fulci (Non si sevizia un paperino, 1972); e ancora Antonio Margheriti (Danza Macabra, 1964), Umberto Lenzi (Il coltello di ghiaccio, 1972), Ruggero Deodato (che ha presentato il suo Camping del Terrore, 1964).
Film poco conosciuto del regista Riccardo Freda (1909-1999), che con I vampiri (1956) ritenuto il primo film italiano di terrore, aveva dato l’avvio al genere horror, e firmato con lo pseudonimo di Robert Hampton, Estratto dagli archivi segreti della polizia di una capitale europea può far credere di trovarsi di fronte ad un poliziesco. E’ la storia di quattro giovani hippy in vacanza, che dopo essere rimasti senza benzina, si imbattono in una serie di oscure ambientazioni e macabre disavventure, fino al finale, scontato, ma comunque sostenuto dagli effetti speciali di Carlo Rambaldi (lo stesso che otterrà la fama con E.T.).
I quattro giovani hippy, un figlio di papà ingenuo e inesperto dei fatti della vita, un andaluso, tenebroso e scaltro, un musicista quasi trascinato dagli eventi e una giovane che vuole godersi la vita, rimasti senza benzina e sotto la pioggia, accettano l’ospitalità, apparentemente disinteressata, di una coppia di nobili intenta a celebrare una messa nera, durante la quale la giovane amica sarà destinata al sacrificio; i tre ragazzi scoprono il piano e mandano a monte il rito con un cospicuo scorrimento di sangue e teste mozzate. Dai notiziari in televisione la realtà viene completamente stravolta: le vittime diventano carnefici e viceversa (quasi un’anticipazione di come la televisione è diventata il mezzo di deformazione e stravolgimento della realtà): la polizia cerca i quattro giovani che, con la scusa di farsi ospitare hanno massacrato i padroni di casa e i loro ospiti; e sono proprio i notiziari a paragonare il fatto al massacro di Bel Air, avvenuto nel 1969, dove persero la vita l’attrice Sharon Tate e i suoi ospiti, brutalmente uccisi da Charles Manson.
I ragazzi riescono a scappare dalla villa e rifugiarsi nella casa di campagna di uno di loro, ma lo spirito maligno della signora che li aveva ospitati e che era stata uccisa da uno di loro trama contro i quattro, ormai imapuriti e confusi, affiché uno dopo l’altro perdano la vita in circostanze misteriose e cruente.
E sul finale, che culmina con la morte della ragazza, parte la canzone “Questa è la vita”, scritta da Freda stesso, le cui parole e la musica sembrano voler invitare ad una certa indolenza, tipica di chi vorrebbe godersi la vita, ma lasciano un sapore amaro in bocca.
Il film fu riscoperto durante la 61esima edizione del Festival di Venezia, nel 2004, quando Quentin Tarantino e Joe Dante presentarono la sezione “Storia Segreta del Cinema Italiano
Italian Kings of the Bs” che riportò a nuova vita quel cinema di serie B, misconosciuto e poco apprezzato fino ad allora. E sebbene non sia una delle opere migliori né del genere horror, né del regista stesso, è comunque un tassello nella folta filmografia di Freda, che da scultore diventò abile manipolatore di tutti i generi del cinema popolare; e inoltre in questo film si avvalse della collaborazione di Carlo Rambaldi per gli effetti speciali, che da pittore, incline alle tecniche dell’iperrealismo e alle ricerche sulla riproduzione artificiale dei movimenti, approdò al cinema horror (curò anche gli effetti speciali di Profondo Rosso di Dario Argento). E questa sarebbe la serie B del cinema italiano?
Anna Quaranta