Florence Queer Festival

‘Gender Reveal’: la libertà dagli stereotipi di genere

La perfetta metafora di come ogni stereotipo di genere, ogni discriminazione e rifiuto di ciò che si è, può essere distruttivo

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Gender Reveal di Mo Matton (Canada, 2024, 13’) è in concorso nella sezione cortometraggi della XXII Edizione del Florence Queer Festival di Firenze. Il corto, dal finale inaspettato, è una satira contro gli stereotipi di genere e chiunque rifiuti l’idea che esso sia solo una costruzione sociale.

Gender Reveal: la trama

Rhys (Ayo Tsalithaba) è invitato al Gender Reveal party del futuro figlio del suo capo, e indecisə se partecipare o meno sceglie di presentarsi alla festa insieme ai suoi due partner: Ting (Ke Xin Li) e Mati (Alex M. Dauphin). I gender reveal sono eventi o momenti in cui i futuri genitori annunciano pubblicamente il sesso (maschio o femmina) del loro bambino in arrivo e i tre si ritrovano, in tale contesto, in forte disagio, circondati da festoni rosa e celesti, da padri intenti a parlare dei loro business e madri dedicate alla cura delle attività. Le pressioni sociali e familiari che si percepiscono alla festa finiscono per schiacciare tutte le persone che vi partecipano, tranne il trio queer.

Il conflitto interiore di Rhys

Rhys, Ting e Mati si trovano in una situazione che non avrebbero mai voluto vivere. Rhys si sente obbligatə ad omologarsi per non perdere il lavoro, e la prima cosa che fa, arrivatə all’evento, è rinunciare al pronome “Loro” con il quale si riconosce. Ting e Mati sono lì per amore di Rhys ma non hanno alcuna intenzione di fingere di essere qualcun altro.

Il trio è estraneo a ciò che lo circonda, e Mo Matton rende perfettamente questo elemento dal punto di vista visivo. Gli altri invitati li fissano, con la sola preoccupazione di definirli per farli rientrare in uno dei due generi, maschile e femminile, che considerano gli unici possibili. E persino i futuri genitori, pur dando l’impressione di accettare e capire, in realtà li biasimano.

L’universalità del giardino di Gender Reveal

Mo Matton, nel giardino dove ricrea il gender reveal, riesce a inserire ogni elemento che questi eventi spesso comportano: palloncini celesti o rosa, cocktail celesti o rosa e cupcake, ancora, celesti o rosa, ovviamente decorati con l’organo riproduttivo di appartenenza in crema di burro. Le differenze tra maschile e femminile toccano anche gli invitati vestiti con il colore del team di cui fanno parte: team girl o team boy. In una scena appena precedente al momento culminante del reveal, le due fazioni cominciano a tifare ed esultare come fossero ad una partita di calcio.

Tutti questi aspetti mettono l’accento sul sesso biologico del bambino, e sulla tendenza a escludere la possibilità di riconoscere il genere come un aspetto fluido e dinamico. Contribuendo alla perpetuazione di stereotipi, come l’idea che i maschi debbano essere “forti” e le femmine “gentili”.

Critica agli stereotipi di genere

La riflessione critica intorno ai gender reveal party è parte di un dibattito più ampio su come le società contemporanee vedono e trattano il genere. Il modo in cui Mo Matton conclude Gender Reveal è la perfetta metafora di come ogni stereotipo di genere, ogni discriminazione e rifiuto di ciò che si è e di ciò in cui ci si riconosce indipendentemente dal sesso biologico, è distruttivo. Le aspettative tradizionali e imposte legate al sesso assegnato alla nascita sono distruttive.

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