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Boost it Lab: intervista a Francesco Giai Via

Nella giornata d'apertura del Torino Film Industry si è svolto l'incontro con il Boost it Lab

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Nel primo giorno del Torino Film Industry si è svolta la presentazione dei progetti sviluppati nell’ambito del workshop Boost IT Lab. Il programma – che ha visto la partecipazione di otto progetti di lungometraggi (fiction films) in fase di sviluppo – è rivolto a due target principali: progetti internazionali in cerca di partner di produzione italiana con un’attenzione particolare alle coproduzioni minoritarie e progetti italiani con un alto potenziale per la coproduzione internazionale. Per l’occasione abbiamo intervistato Francesco Giai Via, Curator TFL Italia & Head of Studies del Boost IT Lab.

L’origine del workshop

Francesco, che cos’è il Boost it Lab?

Qualche anno fa come Torino Film Lab, che è un’iniziativa di Training, sviluppo e un mercato di coproduzione internazionale promosso dal Museo Nazionale del Cinema, abbiamo deciso di inventare una sorta di divisione italiana del Torino Film Lab.
Non un modo per separare, diciamo, i progetti italiani da quelli internazionali che normalmente vengono sviluppati nel nostro laboratorio, dove insieme ad essi ci sono spesso anche progetti italiani, come Vermiglio, piuttosto che film di Jonas Carpignano, Le quattro volte e tanti film italiani che negli anni sono passati attraverso Torino Film Lab. Ma per lavorare di più, in modo specifico, su tutto l’environment, legato ai giovani produttori, ai giovani registi italiani, mettendo un po’ più a sistema anche le competenze internazionali. E quindi nasce Torino Film Lab Italia, che ha assunto forme diverse, in diversi programmi, tra cui uno, che mi piace ricordare, molto importante, legato alla coproduzione franco-italiana, che si chiamava Alpi Film Lab, fino poi ad approdare a quella che è la formula che abbiamo ripetuto quest’anno, dopo una prima edizione l’anno scorso, che si chiama Boost It Lab.

Dietro i progetti

Boost it Lab: come funziona?

Sostanzialmente abbiamo selezionato quattro progetti italiani e quattro internazionali. Il termine progetto indica per noi un team di registi e produttori. Sono due lati della stessa medaglia, non sono un artista e uno che pensa ai soldi: sono due persone coinvolte, a titolo diverso, ma insieme nella realizzazione di un progetto.

Lavoriamo su quattro team per trovare dei partner internazionali per la coproduzione. Oggi sempre di più il cinema d’autore, art house, ma in generale registi e autori emergenti sono persone che, per trovare tutte le risorse necessarie a realizzare i propri film, devono anche guardare oltre le frontiere nazionali. Questo comporta tante cose, conoscere tanti sistemi e anche potenziali audience di Paesi che non sono l’Italia.

Chiaramente bisogna capire se i progetti hanno quel potenziale internazionale, e acquisire tutta una serie di competenze importanti per costruire una coproduzione. Dall’altra parte, sempre di più in Italia, grazie a schemi di sostegno della Direzione Cinema del Ministero, c’è la possibilità per produttori italiani di intervenire con quote cosiddette minoritarie in progetti internazionali.

E quindi in Europa e nel mondo ci sono produttori che sempre di più guardano al nostro Paese come un Paese di opportunità per trovare dei partner per coprodurre. Questo ha permesso a tanti produttori italiani di essere presenti in film di tutto il mondo, di andare in giro per i festival e anche di portare un po’ delle nostre competenze in giro per l’Europa e per il mondo. 

Le fasi del laboratorio

Abbiamo assistito a una carellata di progetti. Che cosa avviene dopo essere stati selezionati? 

I  quattro progetti italiani e i quattro internazionali vengono aiutati, sviluppati e accompagnati da tutta una serie di tutor e di esperti che fanno parte della nostra rete internazionale ed esplorano i tanti punti d’ingresso di un progetto: dalla storia all’assetto produttivo, ecoproduttivo, e agli aspetti finanziari, legali, fino ad arrivare all’individuazione dell’audience potenziale dei mercati. Sono tantissimi aspetti, fino alla preparazione di un pitch, cioè di una presentazione finale.

Hanno lavorato online, nelle settimane precedenti, e poi si sono ritrovati qui a Torino. Hanno lavorato per quattro giorni in modo intensivo con gli esperti. Come dice un po’ anche il nome, Boost, hanno accelerato, in modo molto intenso ma credo molto efficace, il loro processo di sviluppo, che è un po’ la fase fondamentale per poi arrivare a una sceneggiatura e arrivare a un assetto coproduttivo, tutte premesse per poi realizzare il film.

Quella di quest’anno era una selezione particolarmente diversificata che ha coinvolto anche alcuni partner che abbiamo avuto, dal Film Center Montenegro all’ECAM, la scuola di cinema di Madrid, e molto diversificata in termini di genere, di storie e di profili anche di registi. Quindi ci sono registi che hanno già realizzato lungometraggi che sono usciti al cinema nel nostro Paese e che vogliono affrontare progetti più complessi, piuttosto che degli esordi, o registi che passano dal documentario alla finzione. Quindi è un assetto estremamente diversificato di figure, insomma, cosiddette upcoming. 

La selezione

Per partecipare a questo programma quali sono i passaggi da seguire? 

C’è una call che parte all’inizio dell’estate in cui si possono inviare progetti e documenti necessari. In seguito avviene una selezione. Una volta che si viene selezionati si partecipa poi al percorso di sviluppo e training, che confluisce poi in un pitch pubblico di fronte a un gruppo estremamente nutrito di decision maker che arriva da tutta Europa, da tutta l’Italia, che possono eventualmente poi diventare i partner dei team che hanno presentato quei progetti.