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In Sala

Killer in viaggio

Tina vive con una madre che la opprime e ricatta con malesseri permanenti che le impongono di non allontanarsi da casa. La donna ha però trovato l’uomo da amare, Chris, e nonostante la contrarietà materna parte con lui per un viaggio in caravan. Chris vuole farle visitare i luoghi delle Midlands che più ama, a partire dal Crich Tramway Village….

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killer

Anno: 2012

Nazionalità: Gran Bretagna

Durata: 88′

Genere: commedia noir

Regia: Ben Wheatley

Distribuzione: Academy Two

Uscita nelle sale: 13/06/2013

Chris (Steve Oram) vuole intraprendere un viaggio assieme a Tina (Alice Lowe), sua neo compagna, attraverso i luoghi più caratteristici dell’Inghilterra. La ragazza, che vive con una madre depressa e soffocante, accetta immediatamente. Così la coppia si mette in viaggio a bordo di un Abbey Oxford Caravan. Mentre passano dal museo del Tram al viadotto di Ribblehead, accadono degli imprevisti che finiscono col mandare in frantumi i sogni di Tina e le velleità artistiche di Chris…

Steve Oram e Alice Lowe non sono solo i brillanti interpreti di questa intelligente e riuscitissima commedia macabra, ma anche i suoi autori e sceneggiatori. Nota e collaudata coppia di attori sulla scena della commedia inglese, con all’attivo anche numerose apparizioni televisive e radiofoniche, Oram e Lowe accarezzavano da anni l’idea di fare un film improntato sull’idea di due persone, apparentemente ordinarie, che sfogano le loro frustrazioni sociali, commettendo con inquietante disinvoltura una catena di omicidi granguignoleschi.

Convinti di aver dato alla luce una sceneggiatura di buona e indiscussa qualità, la coppia di attori invia il teaser al regista, sceneggiatore e produttore, Edgar Wright, noto per aver diretto il thriller d’azione Hot Fuzz (2007), il quale ne intuisce subito le notevoli potenzialità cinematografiche. Da lì a breve esce fuori il nome del regista Ben Wheatley, già autore della black comedy Down Terrace (2009) e di Kill List (2011), quest’ultimo un gangster movie che ha provocato alla sua uscita numerose critiche, fondate a ben vedere, ma anche acceso entusiasmo e consenso tra i cinefili e addetti ai lavori.

Si aggiunge poi la produttrice Nina Park, lo script viene ulteriormente ritoccato da Wheatley, e a questo punto la squadra è pronta.

Il film sembrerebbe sulle prime una sorta di road movie: una giovane coppia in viaggio per la campagna inglese. Ma una serie imprevista di piccoli incidenti come l’incuria della gente che getta la spazzatura in terra, o le ingerenze della madre di Tina scatenano la follia omicida di quella che si rivela essere una coppia di spietati e cinici serial killer.

Il film convince per una serie di buoni motivi. Innanzitutto perché ci consente di compiere numerose riflessioni sull’Inghilterra, quella vera che si può rintracciare nel Derbyshire o nelle West Midlands, per intenderci. Perché, qualcuno potrebbe obiettare, Londra non è Inghilterra? Si che lo è, ma per conoscere a fondo l’anima del popolo che ha inventato il sarcasmo toccherebbe andare anche nel più povero e depresso nord o spingersi nella campagna che connota profondamente la fisionomia di questo paese.

Quest’ultima osservazione ci introduce al secondo motivo per cui abbiamo apprezzato questa pellicola. Contrariamente alla tendenza dominante di raccontare solo Londra – si veda a titolo di esempio il pur riuscitissimo Match Point (2005) di Woody Allen, magnifico affresco dell’upper class londinese – come se l’Inghilterra fosse solo la sua capitale e pochi altri centri urbani, Killer in viaggio ci mostra la sua bellissima natura. Una natura che appare tanto più bella e straziante in quanto essa fa da sfondo al modo divertito e amorale con cui i due protagonisti uccidono chiunque incontrino.

Inoltre questo film non si fa scrupoli nel raccontare gli aspetti meno accattivanti della società inglese, notoriamente classista, in cui anche solo l’accento, si badi bene non il lessico e il tipo di vocabolario usati, può rivelare il proprio status sociale. Non è quindi un caso se Chris uccida un uomo solo perché ritenuto colpevole ai suoi occhi di avere l’accento di chi ha frequentato una scuola privata.

Il film tocca infatti a ben vedere un tema pungente come quello della frustrazione sociale che può essere la causa di deplorevoli sentimenti come l’invidia o, nella più peggiore delle ipotesi, di follia omicida.

Nel dipingere la frenesia di questi due killer, il film non rende certo attraente la morte, ma riesce a raccogliere molte risate amare nonché a suscitare, come abbiamo avuto modo di osservare, numerose e stimolanti riflessioni su alcuni aspetti della complessa e affascinante cultura inglese.

Annarita Curcio

 

 

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