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Torino Film Festival

‘Territory’: uno sguardo nomade verso l’inutilità del successo occidentale

Presentato al Torino Film Festival il nuovo film con Darko Peric, l'indimenticabile Helsinki de La casa di carta

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Presentato in anteprima assoluta in Italia, alla 42esima edizione del Torino Film Festival, (dopo la prima mondiale al Festival Internazionale del Cinema di Mosca), Territory è il film-documentario diretto da Álex Galán. Un western filosofico, crudo ma elegante, raccontato attraverso la bellezza implacabile del paesaggio. Una pellicola che propone una rottura con la civiltà che conosciamo. Un viaggio alla scoperta di se stessi attraverso lo splendido panorama delle montagne innevate dell’Asia centrale. Un percorso verso la decostruzione del successo tra pastori nomadi e paesaggi lontani.

Él me dejó su camino, yo dejaría mi rastro también.

La decostruzione di un successo

Nelle remote montagne del Kirghizistan, i pastori nomadi condividono il territorio con un fantasma: il leopardo delle nevi. Le basse temperature invernali, d’inverno a -20, isolano la valle dal resto del mondo. L’esistenza si fa selvaggia e non concede nulla. L’ultima valle della baita attende l’arrivo di un attore all’apice della carriera. L’attore Darko Peric inizia così un delicato viaggio verso le origini perdute. Ha rasato la barba, quasi come per vedere cosa si cela oltre. La sua è una storia di rinunce, di territorio, di decostruzione del successo. Perché è necessario esplorare il confine per conoscere se stessi.

Natura selvaggia e simbolismo

Territory è un’opera che affonda le sue radici nell’anima selvaggia delle montagne del Kirghizistan, un microcosmo che si distingue per l’intensità visiva: la vastità desolata delle alte montagne è ripresa con un realismo che conferisce al paesaggio una valenza simbolica. Il freddo e l’asprezza del luogo non solo riflettono il conflitto esteriore tra uomini e natura, ma anche quello interiore del protagonista. Le spettacolari riprese, infinite e insidiose, diventano metafora della solitudine esistenziale di un uomo che sta cercando di ritrovare la propria umanità, ma anche il proprio posto nel mondo.

Diretto da Álex Galán, un regista che sa come fondere il paesaggio con l’introspezione umana. Il film ci racconta la storia di un attore serbo, interpretato magistralmente da Darko Peric, che si trova al culmine della sua carriera. Un uomo complesso, segnato da un passato che si fa sempre più pesante. Il suo incontro con la vita dei pastori e con l’inquietante presenza del leopardo delle nevi, diventa così un viaggio verso la redenzione che lo spingerà a confrontarsi con una civiltà sconosciuta e con il suo “io” più intimo, diviso tra gli istinti e le necessità di sopravvivenza in una terra selvaggia. La sua storia di autoconsapevolezza è una discesa nel cuore di un conflitto dove ogni passo nella natura selvaggia sembra avvicinarlo a una verità sempre più profonda.

La sovranità del territorio

Ed è in questo contesto selvaggio che si inserisce il leopardo delle nevi, una creatura solitaria e temuta, simbolo di una natura che sfugge all’uomo che, costretto a condividere lo stesso territorio, vive una tensione costante, dove ogni azione diventa una sfida per la sopravvivenza e per la preservazione di un equilibrio continuamente minacciato da forze più grandi. Il leopardo, come un’ombra silenziosa, rappresenta la forza indomabile della natura, la quale non si piega davanti alla volontà dell’uomo. È un simbolo di tutto quello che esiste al di fuori delle leggi della civiltà, ma che, allo stesso tempo, rivela le verità più profonde e sotterranee della condizione umana.

La fotografia del film è una delle sue forze principali: il regista cattura la maestosità del paesaggio con inquadrature che enfatizzano la vastità della steppa e la solitudine dell’uomo. L’uso della luce e dell’ombra, il contrasto tra il bianco delle nevi e il rosso degli animali uccisi, amplifica il senso di lotta. La colonna sonora, minimalista ma potente, accompagna il protagonista in questo viaggio senza mai sovrastare le immagini, ma accentuando ogni emozione e ogni momento di riflessione.

Territory  è, dunque, il riflesso di una lotta interiore, che coinvolge per la sua riflessione sulla natura selvaggia e sulla ricerca della redenzione.

Il silenzio può far impazzire una persona abituata al rumore.

Il trailer di Territory

Leggi anche l’intervista al regista Álex Galán

Leggi anche l’intevrista a Darko Peric

Territory

  • Anno: 2024
  • Durata: 61
  • Nazionalita: Spagna
  • Regia: Álex Galán

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