Andrea Lattanzi è uno degli ospiti del Festival Presente Italiano. La kermesse pistoiese, alla sua X edizione, si concentra sul cinema italiano, contemporaneo e non, portando ogni anno nuovi ospiti. Il festival interamente dedicato al cinema italiano, ideato e diretto da MicheleGalardini, a Pistoia dal 15 al 21 novembre al cinema Roma, quest’anno prevede un omaggio a Gian Maria Volonté a 30 anni dalla scomparsa. Oltre a film che hanno fatto la storia del cinema italiano, Presente Italiano, però, presenta anche la sezione In concorso con alcuni dei titoli nostrani usciti nel corso dell’anno. Tra questi anche Io e il Secco di Gianluca Santoni con protagonista Francesco Lombardo, nel ruolo del piccolo Denni, al fianco di Andrea Lattanzi, nel ruolo del Secco. Il film è distribuito da Europictures.
Denni ha dieci anni e una missione da compiere: salvare sua madre dalla violenza di suo padre. Piccolo com’è, da solo non ce la può fare. Perciò decide di chiedere aiuto a uno che la gente la uccide di mestiere: un super-killer. La persona scelta è il Secco, che non è un criminale ma un innocuo sbandato con un disperato bisogno di soldi, che finge di accettare l’incarico solo per derubare il padre del bambino. L’incontro tra Denni e Secco dà vita a un’avventura che oscilla tra dramma e commedia, un buddy movie ad altezza bambino, in bilico tra la fantasia e una realtà anche troppo cruda. Denni e Secco vivranno un’esperienza che li porterà a interrogarsi sul senso dell’essere uomini, e sulla paura e il mistero che unisce e separa padri e figli. (Fonte: Emilia Romagna Film Commission)
All’interno della cornice del Festival Presente Italiano abbiamo fatto alcune domande ad Andrea Lattanzi, sia sul film che su altri titoli che fanno parte della sua filmografia.
Andrea Lattanzi in Io e il Secco
Inizio con una riflessione su Io e il Secco, che presenti al Festival di Pistoia, Presente Italiano. Il film si può dire che ruota intorno a te. Anche se non è il tuo punto di vista quello principale, sei l’adulto della situazione, in tutti i sensi. Di solito nelle storie strutturate in questo modo ci sono protagonisti e antagonisti, eroi e antieroi, qui invece tu non sei nessuno di questi perché sei il supereroe. Sei d’accordo?
Direi di sì, il Secco, come dice sempre anche Gianluca Santoni, proprio da sinossi è una sorta di super killer agli occhi di questo bambino anche se in realtà non è un super killer. Tra l’altro questa è una cosa che ha detto lo stesso Francesco Lombardo (l’interprete di Denni) dopo una proiezione a Ravenna. Alla domanda su chi fosse il suo supereroe preferito lui rispose il Secco, quindi sì, alla fine è un supereroe. E sono d’accordo anche sul fatto di non essere protagonista. In America questo sarebbe stato il ruolo da non protagonista ed è giusto che sia così, però sono contento che, in qualche modo, il mio personaggio venga fuori e abbia comunque spessore.
Sono (stato) molto onorato e contento di aver ricevuto tanti premi quest’estate proprio per questo film e questo personaggio, anche se spesso sono stato premiato anche come attore protagonista. Credo che questo sia derivato proprio dalla potenza del personaggio, che in qualche modo è uscito fuori, anche se il protagonista è Francesco e il suoDenni, perché la storia si concentra su di lui.
Per tornare alla tua domanda comunque sono d’accordo che, in qualche modo, involontariamente, inconsciamente il Secco diventi un supereroe, soprattutto quando prende coraggio e cerca di salvare questo bambino.
Noi spettatori condividiamo il punto di vista con Denni e, quindi, viene naturale vederlo come un supereroe. Anche se questa cosa fa sorridere, dal momento che, all’inizio soprattutto, quello che ha i poteri è proprio Denni. Nonostante questo lui lo vede come un supereroe.
Certo, sì, è così. Tutte le immagini oniriche, dove il bambino distrugge le luci e simili, sono frutto della sua immaginazione che cerca di proiettare, in qualche modo. Poi quando arriva il Secco le proietta in lui.
Andrea Lattanzi e Francesco Lombardo
Visto che abbiamo parlato di Denni, com’è stato lavorare con un protagonista così piccolo?
Lui è stato fantastico e spettacolare. Io sono stato scelto dopo alcuni provini e, una volta scelto me e dopo che gli addetti al casting avevano fatto un po’ di scrematura con alcuni bambini, il regista mi ha chiesto se potevo fare con loro i provini per trovare il bambino. Sono andato con loro e dopo averne visti un bel po’ abbiamo incontrato Francesco. E per me è stato un vero e proprio colpo di fulmine. Lui aveva fin da subito questa delicatezza e questa vocina che lo rendevano perfetto. È di una dolcezza e di una potenza allo stesso tempo incredibili. Alla fine la scelta è ovviamente del regista (che era d’accordo su Francesco), però è stato molto carino da parte sua coinvolgermi e prendere in considerazione anche la mia scelta. E poi con Francesco si è creato un legame, sia sul set che fuori, molto speciale. Sono contento di averlo conosciuto, così come anche la sua famiglia che ho rivisto quest’estate. Insieme a Gianluca, siamo andati da loro e abbiamo passato una giornata insieme e ancora oggi sento la famiglia perché si è creato davvero un legame forte.
È sicuramente un rapporto che si percepisce anche nel film. Una sintonia che funziona e che, in alcuni casi, fa anche sorridere.
Sono contento che si veda questo. Poi devo dire che è stato bravissimo Gianluca a dirigere entrambi e devo fargli i complimenti per essersi preso la responsabilità di dirigere un bambino. Da parte sua anche Francesco è stato molto bravo perché non sembrava la sua prima esperienza. Più che altro è stato una spugna: tutto quello che vedeva lo assorbiva e lo rimetteva subito in pratica.
La fisicità
Abbiamo detto come è stato scelto Francesco per il ruolo di Denni. Ma il Secco? Come sei stato scelto? Era già previsto un secco?
La sceneggiatura era già Io e il Secco, il titolo era già così. Io, in vista del provino, ho avuto modo di vedere la sceneggiatura e ne sono rimasto subito affascinato. Mi ero già proiettato nel ruolo e ho cercato in tutti i modi di essere preso. E per questo devo ringraziare la responsabile casting Chiara Natalucci e la sua assistente Bea.
Te lo chiedevo perché in generale mi sembra che la tua fisicità possa, in qualche modo, giocare un ruolo fondamentale nei tuoi personaggi e nella scelta di te come interprete. Qui, per ovvie ragioni, è importante, ma mi sembra che in generale il tuo modo di approcciarti ai personaggi sia strettamente legato alla fisicità. Una delle cose che colpisce di questo film è il rapporto e il contrasto tra te e Denni. È evidente che si tratti di qualcosa volto a creare anche una certa simpatia. Tornando a quello che dicevamo prima sei un supereroe anche fisicamente nel senso che sovrasti tutti e tutto. Sei l’unico anomalo in un mondo non a misura del Secco. Denni è piccolino (d’età e di statura), ma non solo lui. Mi viene in mente, per esempio, la macchina che hai e che è molto piccola rispetto a te.
Quella sicuramente è stata la genialata di Gianluca. La scelta è stata quella per più motivi. Sicuramente per descrivere il background del Secco che non ha una famiglia alle spalle, che ha pochi soldi e che quindi è costretto a prendere una macchina del genere. Ma un altro motivo è anche quello di fungere da simbolo della goffaggine di questo personaggio. Una goffaggine che io avevo già percepito nella sceneggiatura e che ho solo cercato di seguire.
Ed è forse la parte un po’ più comica del film.
Assolutamente sì! Per assurdo la comicità c’era e c’è ed è stata scritta in maniera molto intelligente. Io mi sono affidato molto a Gianluca e ho scoperto, grazie a questo film, di poter far ridere, che è una cosa bellissima. Di solito quando sono sul set, se leggo una battuta che deve far ridere, non mi metto mai nella condizione di dover far ridere, perché è proprio quando lo pensi che poi non fai mai ridere. Affidandomi completamente a lui ho notato, anche alle prime proiezioni, che effettivamente funzionava come aveva detto lui e le persone ridevano di quelle battute sulle quali io non ero neanche così convinto. Io ho solo reso più goffo il personaggio e le parti comiche sono state una naturale conseguenza che io non ho volutamente cercato. Alla fine, però, per me è stata una grande scoperta e sono molto contento. Gianluca mi ha dato anche un’ottica diversa di tante cose e mi ha fatto scoprire aspetti nuovi.
Magari puoi sviluppare questa chiave comica.
Mi piacerebbe e potrei farlo, però sempre con una comicità intelligente. Magari un giorno, vedremo.
La periferia della Romagna
Un’altra cosa che colpisce del film è che il luogo diventa un personaggio a tutti gli effetti, anche se è ben distante dall’immaginario comune che si ha della Romagna (e che c’è anche in altre occasioni nella tua filmografia, ma in maniera più colorata, come nella serie Summertime). In Io e il Secco è un ambiente scuro, cupo, triste, privo di vitalità. E questo credo vada di pari passo con la violenza che è alla base del film e che ne permette lo sviluppo. A contrastare tutto questo c’è un’altra anomalia: il fatto che soltanto te e tuo fratello siete romani e parlate romano.
Per un istante, all’inizio c’è stata l’idea di poterlo fare in romagnolo, ma non avrebbe reso allo stesso modo secondo me.
Per quanto riguarda il luogo ti posso dire che è vero che c’è la Romagna di Summertime, ma c’è anche questa realtà. La Romagna d’inverno, quei luoghi dove abbiamo girato, dove siamo stati lì è una vera e propria periferia. Quei grigi del film sono legati a quello che dici, ma sono anche la verità, esistono proprio in quel modo.
Riguardo, invece, il dialetto noi siamo abituati a vedere film dove tutti parlano lo stesso dialetto (romano, napoletano, calabrese, etc.). Non c’è mai quella figura che viene da fuori. Che poi, in realtà, nella vita vera è così: io vivo a Roma, ma conosco ragazzi che adesso vivono qui, ma che sono di Milano, di Firenze, di Napoli, quindi quando usciamo ognuno ha il suo accento.
Per questo quella scelta mi è piaciuta molto e spero di rivederla tante altre volte in futuro perché così viene messa davvero la vita di tutti i giorni nel cinema.
Esatto. E poi per Denni sei un supereroe, quindi non puoi parlare come lui.
Esattamente. Per lui c’è un accento diverso in questo ragazzo che viene da un posto diverso.
La scena più dolce
Volevo chiederti qualcosa su quella che penso sia una delle scene più belle e dolci del film: quella della piscina vuota. Oltre a essere la scena in cui nasce davvero questo legame tra voi, è anche una scena di metacinema, se vogliamo. Come l’avete preparata? Che indicazioni avete avuto?
Abbiamo girato nelle ex colonie di Cesenatico abbandonate, quindi la struttura è vera, la piscina era proprio così. Quindi immedesimarsi nella scena, alla fine, è stato anche naturale perché il luogo era già quello che la scena prevedeva.
Anche a me quella scena piace molto perché è come se da lì scattasse un qualcosa, un sentimento per questo bambino. È una sorta di status di liberazione quel momento, una conciliazione fra i due. Io l’ho pensata come il momento in cui il Secco inizia a pensare di provare un sentimento di affetto, un qualcosa per questo bambino. Poi a livello tecnico è stata difficile a causa del freddo di quel giorno con anche un po’ di pioggia.
Il Secco: la sintesi dei personaggi di Andrea Lattanzi
Mi sembra di poter dire che Io e il Secco sia, in qualche modo, una sintesi di alcuni dei tuoi personaggi precedenti. Mi viene in mente Manuel, dove sei di fronte alla tua prima prova da protagonista e sei molto credibile, vero e autentico. Anche in questo caso credo che il tuo fisico ti abbia aiutato perché ti distingui dagli altri non solo per il modo di fare (buono, gentile), ma anche perché sorvegli un po’ tutto in quanto più grande (fin dalla prima scena, a tavola con gli altri, si nota questa tua differenza). Ma anche La svolta (dove tra l’altro hai anche una battuta che allude al fatto che sei alto in contrasto con il protagonista più basso).
Certo, c’è sicuramente qualcosa che accomuna tutti i personaggi. Finora ho avuto la fortuna, secondo me, di fare tutti i personaggi che, alla fine, possiamo definire buoni. Non ho fatto un cattivo perché ora come ora non sono alla ricerca di una figura del genere. Ho avuto la fortuna di avere un bel vissuto alle spalle, quindi non ho paura di affrontare un personaggio cattivo, anzi sicuramente è una cosa che voglio fare in futuro. In generale, però, mi piacciono i personaggi che hanno una sensibilità, che possono arrivare un po’ di più. Io sono contento di aver fatto il percorso che ho fatto, di aver fatto queste scelte e se, in qualche modo, ci sono tratti in comune con i miei personaggi ben venga. Non mi precludo nulla e sono stracontento di quello che ho fatto finora. Sicuramente ho avuto la fortuna di iniziare la mia carriera con Manuel che è stato un biglietto da visita importante per me. E poi ogni volta cerco di cambiare qualcosa, anche se i personaggi possono avere dei punti in comune.
Per esempio, come ti dicevo, per il Secco, mi sono immaginato attori del passato per rubare loro quella comicità non fine a sé stessa, per dare qualcosa di diverso. In generale non sono uno che vuole fare tutto, anzi cerco di scegliere cose che mi piacciono. Se poi questi personaggi hanno un legame, si uniscono tra loro ben venga, ma è una conseguenza. Io continuerò a interpretare ed esplorare il più possibile.
In effetti si nota questa cosa: i tuoi personaggi riescono tutti a essere portatori, chi più chi meno di valori. Se non sono direttamente i tuoi personaggi, magari lo è il film in generale.
Sì, esatto. Per me sono scelte che poi, ovviamente, sono legate anche alla lettura delle sceneggiature. Però cerco sempre di trovare qualcosa di diverso.
Manuel e l’essere maturo
Questa cosa che dici secondo me si nota soprattutto nell’evoluzione che dai delle emozioni. Secondo me sei riuscito e riesci molto bene a differenziare i personaggi. Mi viene in mente, per esempio, che in Manuel ci sono tanti primi piani e tante emozioni diverse con le quali devi confrontarti e che trasmetti al pubblico senza usare le parole. Lo stesso fai anche nei film successivi, ma sempre con qualche caratteristica che contraddistingue il tuo personaggio da quello precedente. Ad aiutarti, poi, c’è il tuo volto, molto particolare, a metà strada tra il moderno e l’antico che va proprio in questa direzione.
Ti ringrazio. Sono contento perché è quello che voglio provare a fare. In Manuel ero un ragazzo della casa famiglia e quello che avevo cercato di fare era renderlo con questo sguardo sempre un po’ perso nel vuoto. A differenza del Secco che è una bomba di energia, tutto più veloce, più frizzantino, più goffo, più tutto.
Rimanendo sempre su Manuel c’è un momento in cui dici “Credo d’essere più maturo di quelli dell’età mia”. Sembra una frase che potrebbero dire quasi tutti i tuoi personaggi. Sei d’accordo?
Sì, esatto, è vero. E questa cosa è vera anche perché per Manuel era stato bravo anche DarioAlbertini (il regista, ndr) perché aveva puntato su di me quando io avevo circa 22/23 anni e a quell’età io realmente mi sentivo più grande dei miei coetanei. In più dovevo fare il 18enne e avere anche quella poca età in più mi aiutava.
Si può quasi considerare come un riassunto della maggior parte dei tuoi personaggi.
Sì, in qualche modo è vero. Forse l’unico un po’ fuori da questo è Dario di Summertime, ma anche perché quello è un prodotto molto più pop e diverso dai personaggi cinematografici che ho fatto.
Andrea Lattanzi e la musica
Prima dell’ultima domanda non posso non chiederti qualcosa sulla musica perché oltre che attore sei anche musicista. Cosa puoi dire di questa passione che ancora, se non vado errata, non abbiamo avuto modo di vedere sullo schermo? Nessuno ancora ha mai pensato di sfruttarti per interpretare un musicista o comunque un personaggio legato al mondo della musica.
Mi piacerebbe molto. Se ci fosse qualcuno che ha voglia di buttare giù un’idea del genere ben venga perché a me la musica piace tutta in tutte le sue forme, in tutti i modi. Ascolto davvero tanta musica, quindi sono sempre aperto. Amo la musica, mi piace farla, la faccio per hobby perché è un mondo molto complesso. Ho le mie competenze a livello di produzione musicale e ho in progetto di iniziare a suonare qualcosa. Quello della musica è un hobby nato un po’ per gioco e che poi ho un po’ mollato perché non volevo mischiare le cose.
Progetti futuri per Andrea Lattanzi
Speriamo tu possa unire un giorno queste due passioni. Intanto sei a Pistoia a presentare Io e il Secco. Poi hai già qualche progetto in cantiere?
C’è qualcosa, ma purtroppo non posso rivelare niente.
Posso dire che è stato un anno molto difficile a causa della crisi reale del cinema che ha bloccato un po’ tutti. Adesso si sta rimuovendo qualcosa e quindi ho delle cose in ballo, però ancora non posso rivelare niente. Anche perché c’è sempre questa paura che aleggia e che ancora ci portiamo dietro.