Oltre il confine, film diretto da Emiliano Ferrera, è un film dichiaratamente citazionistico, indirizzato ai fan più nostalgici di un genere di difficile collocazione nel mercato italiano. Per gli appassionati del western, si tratta di un’opera che tenta di portare un punto di vista divergente. E lo fa grazie alla crasi tra elementi classici e aspetti narrativi estremamente contemporanei. La pellicola è suddivisa (in questa nuova versione) in due episodi.
Black Town e Appuntamento a White Buffalo, che insieme danno vita a un’evidente operazione registica e commerciale, interessante ma non pienamente consapevole.
Il film di Ferrera sarà visibile su Amazon Prime Video durante il periodo delle festività natalizie. Nell’attesa, ecco il trailer del film.
Dalla realtà allo schermo
Il maggior pregio creativo del progetto di Ferrera risiede senza dubbio nell’approccio storico e culturale ai due episodi. Nonostante si tratti di storie di finzione, Black Town e Appuntamento a White Buffalo sono profondamente influenzati dalle ricerche condotte dal regista. Non è un caso che la pellicola si apra con titoli di testa che evocano l’estetica del documentario. Accompagnati da un racconto fotografico composto da immagini d’archivio risalenti all’Ottocento americano. Questo collage di fotografie offre uno sguardo autentico su città, persone e ambienti. Sguardo lontano dall’immagine stereotipata del western tradizionale che il cinema ha proposto. L’attenzione al lato storico è rintracciabile anche nell’utilizzo di ben due consulenti: Marco Fanciulli, per le armi storiche utilizzate, e Stefano Jacurti, esperto della Guerra Civile americana.
Le due storie sono ispirate a ballate e racconti autentici che Ferrera ha studiato attentamente. L’obiettivo è quello di restituire un ritratto fedele e inedito di uno dei generi più iconici del cinema degli anni ’60. Tra le principali fonti di ispirazione, Ferrera cita Ambrose Bierce, noto per i suoi racconti sulla guerra di Secessione raccolti in Racconti di soldati e civili, dove l’elemento sovrannaturale si mescola alla narrazione storica. Le opere di Bierce hanno influenzato la trama del primo episodio, Black Town. Inoltre, autori come Elmore Leonard e Charles Portis, noti per i loro racconti romanzati sul West, hanno ispirato il secondo episodio del film, Appuntamento a White Buffalo.
E non è un caso che il film si apra sull’immagine di uno scheletro impiccato.
“È un film crepuscolare“, dichiara Emiliano Ferrera, ed è vero. Il periodo storico che sceglie di raccontare nei due episodi sono infatti segnati dalla fine dell’epica western. La guerra è finita, eppure la notizia fatica ad arrivare. I cowboy e i pistoleri sono gente del passato, il West non è solo finito come idea, ma anche come ideale.
Tra contadine e puttane
Uno degli aspetti più interessanti di Oltre il Confine è l’uso delle figure femminili. Nei racconti storici e nelle ballate tradizionali, le donne sono spesso relegate a ruoli passivi, come oggetto di desiderio o mero contorno. Ferrera, tuttavia, compie un’operazione decisamente anacronistica (ma funzionale), restituendo alle sue protagoniste un ruolo di rilievo e d’azione. Le figure femminili dei due episodi sono forti, astute, e in grado di manipolare le circostanze a loro vantaggio. In un mondo in cui, come afferma la protagonista del secondo episodio, una donna può essere solo contadina o prostituta, Ferrera propone una terza via: donne che sfidano le norme e cercano un’alternativa al rigido binario patriarcale.
Il West ritratto da Ferrera è un luogo spietato e selvaggio, e il regista ne è pienamente consapevole. Di conseguenza, le sue protagoniste non sono docili o aggraziate, ma resilienti e determinate. Al netto di diverse eco di stereotipi datati (come la donna che si finge ingenua per manipolare gli uomini e ottenere un tornaconto, o la donna bella ma anche forte e indipendente), il contesto storico del vecchio West conferisce coerenza e autenticità a queste scelte narrative. In un periodo in cui le figure femminili raramente godevano di autonomia e indipendenza, Ferrera riesce a dar loro voce e spazio, rendendole protagoniste attive intorno alle quali ruotano le storie.
Un confine troppo lontano
Il limite principale dell’opera di Ferrera risiede proprio nella sua ambizione. Sebbene la regia sia pulita e funzionale e la scrittura riesca a essere a tratti interessante e fuori dagli schemi, il film rivela le sue fragilità nel budget limitato. Non è l’intento di questa recensione soffermarsi su critiche banali come la riuscita di certe scene d’azione o la qualità della recitazione, ma è importante sottolineare che indipendente non dovrebbe significare irrealizzabile.
Oltre il Confine avrebbe funzionato meglio come una raccolta di cortometraggi (o ballate, in un omaggio a un film più conosciuto dei fratelli Coen) con storie pensate -e strutturate!- in maniera coerente rispetto ai mezzi a disposizione. Il risultato finale, invece, dà l’impressione di un progetto che aspiri a molto più di quanto possa effettivamente realizzare, privilegiando un citazionismo divertente ma spesso fine a sé stesso, anziché concentrarsi su una narrazione adeguata alle risorse disponibili.
Eppure, brilla nei momenti più intimi: quando la scena si restringe a due uomini seduti in una locanda. Dove scenografia, dialogo, illuminazione e regia trovano un perfetto equilibrio. Ma quando tenta di esplorare un contesto più vasto e selvaggio, il film perde la sua direzione. Ed è un peccato che l’impegno, la ricerca e il tentativo di raccontare personaggi femminili originali in un ambiente soffocante vengano oscurati da un approccio eccessivamente ambizioso, che finisce per mettere in secondo piano le qualità più genuine dell’opera, almeno a un occhio meno attento.
Leggete anche la nostra intervista a Violetta Rocks, fatta in occasione della proiezione della sua opera prima “Il migliore dei mali”