In concorso al Festival del Cinema Europeo per la sezione cortometraggi Puglia Show è La parabola dei sogni di Pierpaolo Tunno. Lo short movie prodotto da Doodle è scritto e diretto dal giovane autore. Nel cast Ivan Anoè, Gianfranco Pellegrini, Augusto Pellegrini, Margherita Piccin.
La sinossi – La parabola dei sogni
Uno scrittore, rappresentato da un ragazzo e dal narratore, è ossessionato dalla perfezione della sua opera. È intrappolato in una spirale di sogni senza via di uscita.
La vita e il romanzo
Stupisce al Festival del Cinema Europeo il bel corto di Pierpaolo Tunno, che costituisce l’esordio del regista.
Ciò che colpisce è una scrittura piena e vibrante, composta nella sua natura da una struttura di un film prestato al minutaggio esile di un corto.
In La parabola dei sogni ci sono almeno tre personaggi che sono la stessa persona: lo scrittore ingabbiato nel sogno e dai ricordi, la voice over narrante, la versione vecchia del protagonista. Tunno è abile a giocare con due elementi: il ricordo e i rimorsi del protagonista. Il narratore si interfaccia con la versione angosciosa del suo sé, ingabbiato nel sogno/incubo.
Ci viene presentato il giovane scrittore rinchiuso nella bolla psichica del suo passato, con le tappe temporali del cortometraggio che si mischiano alle delusioni, omissioni e colpe del protagonista. E Tunno lo fa con un espediente originale per la forma del cortometraggio: la divisione in capitoli. Prima di ciò La parabola dei sogni viene condotta dalla voce narrante, che non è altro che la coscienza vigente e ammonitrice dello scrittore. Quest’ultimo si rapporta con il ricordo della sua vita come delle piccole porte che sbattono sulla sua identità.
Il sogno-incubo
Di questo parla lo short movie, con una certa evidenza estetica: di un uomo che ha perso il binario della creatività per rincorrere un fantasma di irriconoscenza ed egoismo. Sono sogni in cui è intrappolato e da cui non riesce ad uscire.
E la voce narrante gioca a rimproverare il suo alter-ego giovanile con una forza ammonitrice e moralizzatrice. Lo interroga, rivelandogli le sfide che ha perso e il conto che deve pagare.
Tunno si tramuta in un drammaturgo strindberghiano, prendendo le funzionalità del sogno, con uno schema abbastanza audace composto di combinazioni mentali. Egli traduce gli avvenimenti in atti, riversando i tumulti della coscienza in una via di mezzo tra realtà e irrealtà.
Come avviene ad una delle tante tappe in cui incorre lo scrittore; sua moglie è la faccia di un amore bugiardo e tossico, fatto per contemplare le bassezze di una mente contorta che trova nel voice over la resa dei conti finale.

Echi di metalinguaggio
La parabola dei sogni si caratterizza soprattutto per un ecosistema narrativo che approfitta dell’esile minutaggio (appena dodici minuti) per creare una narrazione abbastanza fluida e vasta. Il regista-autore si serve della forma capitolare e delle sovraimpressioni per creare una storia che ha echi provenienti dalla forma del romanzo. Questa insistenza per la natura dello storytelling lo si vede nei titoli previsti per ogni passaggio del racconto: prologo, immortalità, Musa, Blocco del Cuoco, Risveglio. Tunno sta scrivendo un romanzo visivo.
Procedendo a un viaggio dell’eroe pentito del proprio passato che tocca ogni frammento letterario. Dall’incipit alla sua natura egoista, passando per lo sfruttamento dell’amore, al risveglio dello scrittore del presente.
Del resto, tutto il cortometraggio suggerisce una rappresentazione propria della letteratura. Il narratore con la sua voce anticipa e conduce un impianto di meta scrittura che si conclude con le pagine dello scrittore adulto, vecchio, impoverito dalla vita. Concludendo il suo personale romanzo della coscienza e indebolito dalle pagine bianche del presente.
Con La parabola dei sogni Pierpaolo Tunno dimostra maturità non solo estetica, ma soprattutto riguardante l’arte della scrittura. Egli compone un’opera che si muove come un film e un romanzo, in un tragitto discendente nell’autolesionista figura dello scrittore.