C’è forse un filo materico, una connessione rocciosa e primordiale che lega la pietra lavica di Capo Verde, le cave di roccia della Palestina e un calcolo renale (in inglese kidney stone, letteralmente “pietra renale”).
Apple Cider Vinegar di Sofie Benoot riavvolge e dirama questa matassa in un video-saggio sulle pietre della nostra Terra e le misteriose connessioni tra di esse e gli ominidi che la abitano.
Cosa hanno in comune un calcolo renale e gli abissi dell’Antartica?
Sian Phillips è forse una voce familiare per il pubblico di parlata inglese. È stata per anni quella che lei autodefinisce “la voce del pianeta”: quel voice-over conciliante che porta il telespettatore negli ambiti più remoti della terra a osservarne le creature più spettacolari. E in Apple Cider Vinegar è pronta per un ultimo grande viaggio nello strato più antico e profondo di questo mondo: la pietra.
In un puzzle lento e al contempo strabiliante, la voce di Phillips ci trascina con connessioni inaspettate in un tema curioso e apparentemente legato a una rielaborazione scientifica.
Un calcolo renale al cui interno si trovano minerali in comune con gli abissi dell’Antartica. Rocce vulcaniche dell’isola di Fago connesse al sottile equilibrio sociale delle cave palestinesi di pietra e marmo. Apple Cider Vinegar crea legami inattesi, connessioni commoventi, sguardi innovativi sulla materia più antica, la narratrice della storia del nostro pianeta sin dal giorno zero: la pietra.
Rocce che contengono mondi, oceani e vita, passando per terremoti californiani e una donna il cui corpo è misteriosamente connesso con i movimenti della terra. Il piccolo calcolo antartico di Phillips diventa apripista per un legame profondo e curioso che ci unisce alle pietre e alle loro storie.
“Noi siamo permeabili” è il messaggio forte di questo curioso esperimento. Il mondo ci attraversa: a volte in maniera permanente, come i fossili acquatici sul Monte Everest, a volte solo temporaneamente, come un calcolo attraverso un rene.
Divertissement sulla vicina distanza
Apple Cider Vinegar gioca con lo spettatore e lo sorprende non solo sul piano del racconto.
Dietro le profondità materiali delle rocce vi è una ricerca visiva volta a creare il paradosso: una lontananza prossima che ci avvicina e ci allontana, contemporaneamente e materialmente.
L’utilizzo delle immagini web-cam, i continui passaggi dal particolare al globale, il gioco partecipato che porta la Phillips ad essere nelle case delle persone che incontra e, al contempo, nella sua, sono alcuni degli ingredienti di questo gioco tra vicino e lontano. La voce in voice-over, distante, fuori l’immagine, parla con i protagonisti che gli rispondono, come se la sua presenza fosse per loro tangibile, anche nella distanza.
Tutto quello di cui parla la Voce è visto e spiato, in un flusso di coscienza-web narrativa tanto quanto estetica, che ci porta a scegliere in maniera “partecipata” il titolo del documentario.
Apple Cider Vinegar, l’aceto di mele, che spazza via i calcoli e forse anche il mal di mare.
Una quadrato di Rubik di rocce e minerali, vicini e lontani nel tempo e nei reni.
Nazionalita: UK/Scotland/USA/Palestine/Island of Fogo
Regia: Sofie Benoot
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