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‘Ping Pong: il Ritorno’: l’avvincente epopea sportiva del tennis da tavolo in Cina

Ispirato a una storia vera, il film racconta di un allenatore di ping pong che deve riportare la squadra nazionale cinese ai vertici dei Campionati Mondiali, contro la favorita Svezia. Un film sullo sport e sull’impegno collettivo

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Per chi ama il gioco del tennis da tavola, il film Ping Pong: il Ritorno (titolo originale 中国乒乓之绝地反击) sarà sicuramente uno spettacolo godibile anche dal punto di vista sportivo. Per tutti gli altri sono comunque numerosi i buoni motivi per non perdere questo film, nonostante un certo eccesso di propaganda trionfalista per lo sport nazionale cinese – in particolare qui orientata alla vittoria nei campionati mondiali di ping pong – che ricorre nelle oltre due ore di durata del film. D’altra parte si sa che lo sport, a certi livelli, è competizione sfrenata e lotta per la vittoria, delle squadre e del Paese che esse rappresentano.

Ma veniamo ai buoni motivi per vedere il film in sala (dal 14 novembre con Imago Communication): innanzitutto Ping Pong: il Ritorno è un film autenticamente cinese, che evidenzia dinamiche sociali, approcci all’esistenza, modi di vedere la vita specifici di una cultura e di una storia, spesso lontanissimi dai nostri e proprio per questo interessanti. Inoltre il film dei registi Deng Chao e Yu Baimei è anche un’opera sui giovani, sulle loro fragilità, contraddizioni ed aspirazioni e sulla difficoltà di formare (allo sport ed alla vita) le nuove generazioni – spesso riottose e in cerca, giustamente, di identità autonome – da parte di adulti/allenatori troppo rigidi o comunque dalle mentalità antiquate.

Il film si concentra infatti, per gran parte del tempo, su questi giovani giocatori, li segue con ritmo incalzante sui luoghi del loro reclutamento (scuole, fabbriche, luoghi umili e popolari nella maggior parte dei casi), nel loro inquadramento alla disciplina sportiva agonistica, nei sacrifici a volte quasi disumani che essa richiede (allenamenti spossanti, rinuncia a uscite serali e bisbocce, tempi cadenzati al minuto) e mostra, fra cadute, riprese ed abbandoni, come non tutti gli atleti riescano a reggere psicologicamente certi ritmi.

Infine, last but not least, anzi fra i maggiori pregi del film, c’è quello di mostrare, con pennellate dai colori vintage disseminate fra una partita e l’altra, la vita quotidiana delle persone comuni in Cina, il radunarsi insieme mangiando noodles nei bar all’aperto o nei cortili per guardare le partite di ping pong tutti insieme davanti a vecchie TV analogiche (siamo nei primi anni Novanta), o scene che richiamano l’etica del lavoro forsennato (dalla fabbrica allo sport agonistico), per raggiungere risultati di gruppo o di squadra, come cittadini di un Paese dove il collettivo deve sempre venire prima dell’individuale, ed alla cui piena realizzazione nazionale tutti devono contribuire.

Una storia di cadute e risalite, sportive e umane

Ping Pong: il Ritorno, ambientato tra il 1992 e il 1995, racconta la storia di un allenatore di ping pong, la cui figura è ispirata alla vita di Cai Zhenhua, il quale, dopo numerose vittorie ottenute in Cina negli anni Ottanta ed un lungo periodo vissuto all’estero, viene richiamato dai vertici della Nazionale cinese con l’obiettivo di riprendere in mano e rinnovare la squadra nazionale – piuttosto decaduta negli ultimi anni – per riportarla alle glorie di un tempo.

Per gli italiani può apparire strano e forse non tutti sanno che il ping pong è una delle discipline sportive più diffuse al mondo: nato nella Victorian Age, nell’Inghilterra di fine Ottocento, per trascorrere piacevolmente il tempo o per ovviare all’impossibilità di una partita a tennis nelle buie e fredde giornate invernali, i suoi inventori erano probabilmente assai lontani dall’immaginare che il ping pong sarebbe divenuto in futuro uno degli sport più praticati al mondo.

Ping Pong: Il Ritorno ci fa rivivere l’epoca in cui la Cina, dopo aver detenuto il primato mondiale per molto tempo, aveva perso la supremazia mondiale nel tennistavolo e temeva di non recuperarla più di fronte allo strapotere delle nazionali europee (in particolare la Svezia) che si erano imposte con disciplina e tecniche di gioco innovative.

Il film coglie l’essenza del ping pong cinese e dei suoi atleti, raccontando una storia vera, quella della squadra nazionale maschile cinese nel periodo dal 1992 al 1995, caratterizzata da sfide e trionfi. In quel momento la squadra svedese aveva vinto contro la Cina, segnando una svolta epocale nella storia del ping pong di allora: la Cina raccolse la sfida rivedendo strategie e allenamenti per rimanere ai vertici.

L’occasione arrivò, per l’appunto, grazie al giovane allenatore “maresciallo”, di ritorno dall’Italia, ed al suo staff che, nonostante i dubbi e le difficoltà iniziali, seppero rivoluzionare il ping pong cinese, mettendo insieme una nuova squadra capace di affermarsi ed aggiudicarsi una magnifica rimonta ai Campionati Mondiali del 1995 e la riconquista della Coppa Swaythling.

Da Roma alla Cina al ‘glorioso’ trionfo

Il film, inaspettatamente, inizia con il protagonista, l’allenatore Minjia Dai (interpretato da Deng Chao, uno dei registi del film), che si aggira per le vie del centro di Roma, dove viene derubato e malmenato nei pressi del Colosseo. Poco onorevole (e forse un tantino esagerato) il trattamento che lo sportivo riceve alla stazione di polizia, dove si reca per denunciare il furto, e dove viene dileggiato e maltrattato dagli agenti italiani di turno, che lo trattano ed apostrofano come fosse un immigrato senza documenti o uno straniero vagabondo in cerca di guai, nonostante indossi abiti ed accessori costosi.

Dopo questa parentesi il malcapitato torna a casa dalla moglie Ying Wang (la brava attrice e cantante Sun Li, unica protagonista femminile del film), incinta, e le comunica di voler tornare in Cina dove ha ricevuto una proposta allettante, quella di risollevare la squadra nazionale di ping pong e riportarla agli antichi allori. Da qui la scena si trasferisce in Cina ed inizia la fase del reclutamento di un gruppo eterogeneo di atleti (di talento ma infortunati, veterani ed operai senza esperienza) e la risalita, lenta ma inesorabile fino alla massima vittoria.

Sotto la sapiente guida di Minjia Dai (la cui summa formativa si potrebbe sintetizzare nell’antico metodo ‘il bastone e la carota’), cinque giocatori (Ding Song, Ma Wenge, Wang Tao, Liu Guoliang e Kong Linghui) competeranno nei Campionati Mondiali del 1995 a Tianjin, mettendo in atto una controffensiva senza precedenti che porterà Kong Linghui a vincere la coppa del mondo maschile. Liu Guoliang a vincere l’oro a squadre, l’argento in singolare e il bronzo in doppio; l’anno successivo Liu Guoliang vincerà la Coppa del mondo.

Contemporaneamente, a lato degli allenamenti incessanti, delle partite giocate, dello studio delle strategie innovative – due giovani atleti vengono anche inviati in Europa per apprendere le più moderne tecniche di gioco – con l’obiettivo fisso di battere gli avversari più temibile, cioè la squadra svedese che deteneva il titolo con grandissimi giocatori, si alternano scene di vita dell’allenatore e della sua famiglia, dei dilemmi umani e sportivi del gruppo societario, dei ragazzi sottoposti a stress incredibili o cacciati per aver trasgredito le regole, fino a giungere alla vittoria finale in un crescendo sempre più mozzafiato. Anche se si sa già come andrà a finire il film, ugualmente si resta in tensione per i beniamini protagonisti del film.

I registi, in una scena in cui i giovani atleti si allenano correndo in riva al mare, citano anche il memorabile Momenti di Gloria (Chariots of fire) film del 1981 diretto da Hugh Hudson, su un gruppo di universitari di Cambridge che si allenano forsennatamente per partecipare e vincere alle Olimpiadi di Parigi del 1924 .

Nel cast: Deng Chao, Sun Li, Timmy Xu, Bowen Duan, Yida Cai, Guansen Ding, Alan Aruna, Xilun Sun, Jing Wu

Deng Chao (regista e protagonista)

Nato l’8 febbraio 1979 a Nanchang, nella provincia di Jiangxi, Cina, è un attore, regista, doppiatore, cantante, presentatore e produttore cinese, laureato presso l’Accademia Centrale di Dramma. Deng ha ricevuto il suo primo riconoscimento nella serie televisiva The Young Emperor (2003) e Happiness as Flowers (2005). Successivamente ha spostato il suo interesse verso il cinema, recitando nei successi al botteghino Detective Dee and the Mystery of the Phantom Flame (2010), American Dreams in China (2013), The Breakup Guru (2014), The Dead End (2015), The Mermaid (2016), Duckweed (2017), Shadow (2018) e Looking Up (2019). Per la sua interpretazione in The Dead End, Deng ha vinto il premio come Miglior Attore ai Golden Rooster Awards. È stato un membro del cast e leader del popolare programma di varietà Keep Running.

Yu Baimei  (regista)

Nato il 22 aprile 1975 a Xi’an, nella provincia di Shanxi, è un regista, sceneggiatore e produttore cinese. Si è laureato presso l’Università di Scienza e Tecnologia Elettronica di Xi’an Nel 2000, Yu Baimei è stato sceneggiatore per la sitcom Idle Ma Dajie. Nel 2003, ha scritto la sitcom Stories of the Sales Office. Nel 2006, è apparso nella commedia storica My Own Swordsman. Nel 2012, è stato sceneggiatore per il film comico Dinner Party Crazy. Nel 2014, ha scritto e diretto la commedia romantica The Breakup Guru. Nel 2015, ha scritto e diretto il film comico Devil and Angel. Nel 2019, il suo film drammatico Looking Up, che ha scritto e diretto, è stato rilasciato, facendogli guadagnare il premio come Miglior Sceneggiatore al 6° Hengdian Film and TV Festival of China.

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