L’esordio di Alain Parroni costruisce e decostruisce il concetto di famiglia e amicizia, in un’opera che dissolve il tempo, lo fa suo, incastrando i legami che scorrono
Una sterminata domenica di Alain Parroni, già vincitore del premio Orizzonti a Venezia 80, è in concorso per il premio Mario Verdone al Festival del Cinema Europeo. Scritto da Parroni assieme a Giulio Pennacchi e Beatrice Puccilli, il film è prodotto da Fandango e Rai Cinema, con la co-produzione del regista tedesco Wim Wenders. I personaggi principali sono interpretati da Enrico Bassetti, Federica Valentini e Zackari Delmas.
IL TRAILER
Il tempo bloccato – Una sterminata domenica
C’è della poetica in Una sterminata domenica. Una poesia della realtà non spaziale dei giovani personaggi protagonisti del film di Parroni. Il film è strutturato in un luogo vivido tra Roma e periferia, ma che risulta quasi metafisico nell’azione dei tre ragazzi. Con il suo esordio, il regista racconta la storia di Alex, Brenda e Kevin in un modo non così dissimile dal romanzo generazionale americano firmato da autori come Sean Baker e Andrea Arnold. Ma Parroni non si occupa di documentare il luogo, le scorribande e gli ostacoli esterni. Non c’è alcun adattamento all’ambiente vorticoso del presente. Questo perché il tempo finito del limitato ambiente romano vive dell’infinito atemporale dei tre protagonisti. Lo spazio che c’è senza esserci è stretto al legame che i nomadi di Una sterminata domenica compongono. Alex, prossimo ai vent’anni, aspetta un bambino da Brenda e Kevin sembra assumere la parte del terzo incomodo o della spalla buffonesca nella sua vivacità. Nella prima parte dell’opera Parroni fa di tutto per rendere Kevin un personaggio a dir poco colorito: lo fa interagire sprezzantemente con un cane in spiaggia, è un ladro che ruba lo zaino ad un militare sul treno, un gioioso attaccabrighe che smonta ogni intento di maturazione da parte di Alex.
Un film poetico, una grande visione
I tre, però, formano una vera e propria famiglia. Reagiscono allo spazio restando assieme, vivono a casa della nonna di Brenda all’unisono senza porsi domande pratiche sulla loro direzione. Cosa faremo? Dove Andiamo? Cosa mangeremo? Nulla di questo conta ad un corpo con tre teste. Almeno fino al momento in cui la famiglia si scompone e Kevin accusa un abbandono, riappropriandosi della propria dimensione. Lo spazio in cui si svolge Una sterminata domenica appare indefinito, in termini spaziali, fino a quando l’unione è solida. Kevin, Alex e Brenda esplorano il recinto che va dalla Roma piena di attrazioni e centri commerciali a casa della nonna di Brenda, un complesso di case popolari attaccato ad un disturbante personaggio tedesco che alleva galline, dove lavorerà poi Alex.
Questo è il momento indivisibile dei tre, dove ogni oggetto, ogni confine è sterminato, secondo la visione di Parroni. Un sistema famigliare che supera lo spazio, senza esserne contaminato.
L’immagine famigliare come immagine visiva
Tale sistema famigliare scricchiola quando Alex muta da ragazzo nomade a futuro padre che vuole provvedere al futuro nascituro. Un momento di responsabilità in cui un membro della libera gioventù romana si apre verso la fase adulta. La famiglia che ha creato, questo poliamore platonico che Parroni ci mostra per buona parte del film, si disintegra quando le gerarchiche della famiglia non sono più alla pari.
Una sterminata domenica ha una nuova vita verso la fine, negli ultimi venti minuti dell’opera. La rivelazione di Kevin in spiaggia, riguardo all’ambivalente relazione con Brenda, cambia la narrazione e anche l’immagine con cui il regista ha presentato i suoi protagonisti. Ragionando ancora in termini spaziali, il territorio sterminato si esaurisce.
Il romanzo di formazione generazionale rapidamente si trasforma: un thriller vorticoso, un teen-action e una lotta all’ultimo secondo per i destini di Alex, da una parte, Brenda e Kevin dall’altra.
Unione e disfacimento famigliare
È interessante come il film sostituisca il movimento famigliare con l’azione dei singoli. Parroni è molto abile a trasformare l’immagine della famiglia in un’immagine filmica in continuo mutamento. I primi piani schiacciati con cui il regista ha reso intimi i suoi interpreti evolvono verso la distanza, utilizzando campi lunghi a cielo aperto. Nella frenesia della risoluzione l’astrazione del dispositivo filmico, piena di onirismo e arte concettuale, ha uno scopo essenziale assieme alla musica. La componente del montaggio, con i suoi momenti da finta chiusura, evidenzia un’infinita suspense prima di riaccendere la miccia del declino inevitabile. La musica, invece, ha una componente extradiegetica molto interessante: nell’intro dei titoli di testa la musica religiosa sembra dissonare con la musica lisergica del compositore Shirō Sagisu, per poi accompagnare il fucile che in piazza San Pietro mette un punto al caos emotivo di Alex.
La macchina che non parte con Brenda, quest’ultima che non sa come partorire e Kevin che risulta inerme nell’aiutarla. Alex, cecchino catturato, è sull’elicottero, ormai rassegnato al fatto che la sua vita è stata segnata.
Un parallelismo che accompagna i protagonisti di Una sterminata domenica verso la propria conclusione. È domenica, la festa si trasforma in tragedia e il tempo infinito nella sua fine.
Una sterminata domenica
Anno: 2023
Durata: 110'
Distribuzione: Fandango
Genere: dramma
Nazionalita: Ita
Regia: Alain Parroni
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