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Festival del Cinema Europeo

‘B.O.Y.’: gestire l’amore

In concorso per l’Ulivo d’Oro, il film danese è un romanzo di formazione sull’abbandono e le forme di adattamento ad esso

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B.O.Y.

Presentato in concorso al Festival del Cinema Europeo per la sezione Ulivo d’Oro, B.O.Y. è un film di Søren Green. Co-sceneggiato dal regista assieme a Tomas Lagermand Lundme, il film è prodotto dalla Asta Film Aps, con le musiche originali di Buster Jensen e Jonas Holst Schmidt. Nel cast Noa Risbro, Jens Spottag e Alexander Larsen.

Il trailer

L’adolescenza a tappe 

Il film B.O.Y. è un dramma di formazione a tappe verso l’adolescenza del protagonista, negatagli dagli affetti e, per questo, in continuo mutamento. Il sedicenne Tobias, che vive in città, viene spedito in campagna dalla madre col chiaro intento di disfarsi di lui. Data la difficoltà nel rapportarsi col nonno, il giovane protagonista incontra una serie di persone, alcune nuove e altre vicine, per esplorare qualcosa che non conosce. La foga dell’esperienza adolescenziale lo porterà a mercificare se stesso e indagare più nel profondo le proprie inquietudini.

Già nelle prime inquadrature Green elabora la figura di Tobias: un ragazzo che gioca e inciampa nel suo skateboard. Al limite tra la chiusura e il desiderio di far fuoriuscire le sue pulsioni. E quale miglior modo per farlo se non quello di far cominciare il suo viaggio col primo plot point del film: la campagna.

È un dramma di stampo strindberghiano quello di B.O.Y., voluto e cercato.

Nella breve stabilizzazione di Tobias nel nuovo mondo , tra una non accettazione estetica nel volersi vedere nudo e il lavoro col nonno nella sua ditta di vetri, il giovane percorre un cammino complesso ma immediato nella sua ricerca di non essere abbandonato e di provare affetto. Il film alla fine racconta di un ragazzo introverso alla scoperta del suo lato estroverso.

Per farlo, Green mette in comunicazione Tobias con varie finestre narrative che si aprono e si chiudono. Egli prova a relazionarsi con il giovane Aron, così come con la nuova famiglia del padre, in cerca di un nuovo rapporto. Poi ritorna dal nonno, in cerca di una meta. Questo è il punto di arrivo che combacia con il suo nuovo inizio, ma sprofonda sempre più nello sconforto di non essere amato come vuole lui. Per Tobias infatti l’amore, il contatto emotivo e il sesso alla fine sono la stessa cosa. Non riesce a discernere il gesto dal contatto e la meccanica dell’atto sessuale dalla vicinanza. Cicatrici esteriori ed interiori si sommano a un ritratto desolante sulla generazione Z.

Cronache pasoliniane 

Nella seconda parte B.O.Y. sembra una cartolina di Pier Paolo Pasolini. Tobias è un ragazzo con una madre assente, catapultato in una nuova realtà. E non fa fatica a trasformarsi col nuovo mondo in un ragazzo di vita .

Tutto parte dal rifiuto del sesso da parte di Tobias, che però non è la negazione di un probabile rapporto relazionale. Aron lo sa e non lo allontana perché non crede che possa concretizzarsi nulla di sentimentale. Lo fa perché in Tobias le emozioni sono represse e la sua insistenza sessuale racchiude qualcosa di più dei normali impulsi erotici di un adolescente. Il personaggio di Risbro è infatti interessante per la lettura che Green ci fornisce. La sua reazione all’abbandono combacia nella trasformazione del ragazzo di strada, il gigolò non per caso ma per necessità. Diventa in breve tempo il prostituto minorenne più richiesto dell’isolato paesino di campagna. Non potendo ottenere il piacere del sesso da chi vorrebbe amare, Tobias lo trova come reazione nella moltitudine di clienti che incontra in macchina e al bagno di servizio.

Come un archetipo pasoliniano, il giovane è prosaico cercando di imporre la sua ideologia morale, avendo solo nella automatizzazione sessuale il mezzo per colmare il suo vuoto esistenziale. Distorce un po’ la visione che Green compie per un tragitto e poi conclude con una superficialità da finale agrodolce. Le problematiche interiori del protagonista vengono risolte dall’aiuto psicologico e dall’amore riscoperto verso la vera e nuova famiglia, quella del nonno, che nel mentre è rimasto vedovo. Tobias conosce l’amore per la prima volta e non sa bene come gestirlo. E con lui il film si perde un po’ in un lieto fine, che comunque pone un affresco disarmante della generazione rappresentata da Søren Green. Nelle campagne danesi c’è un bosco fitto di perdizione e bisogno d’amore, dove l’adolescenza si perde e si ritrova nel calore famigliare.

B.O.Y. dimostra di essere un pregevole lavoro di coming of age, aiutato anche molto dalla d.o.p Stephanie Axelgard.

Convince la cura con cui Green esplora l’autolesionismo del giovane Tobias, meno invece la definitiva risoluzione delle sue cicatrici.

B.O.Y.

  • Anno: 2024
  • Durata: 86'
  • Genere: drammatico
  • Nazionalita: Danimarca
  • Regia: Søren Green

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