66esimo Festival di Cannes: “Né quelque part” (Homeland) di Mohamed Hamidi (Special Screenings)
Luminosa e sapiente, la regia di questa pellicola rimanda un’immagine quotidiana e quasi familiare dell’Algeria, nella quale, però, molti giovani si sentono stretti dalle proibizioni e dalle scarse opportunità di lavoro, oltre che da un controllo sociale ritenuto anacronistico
Benché girato in Marocco, questo bellissimo film entrato nella selezione festivaliera di Cannes come ‘Séance Spéciale’, probabilmente in maniera tardiva (non compare infatti negli elenchi dei cataloghi ‘ufficiali’ ma solo nel web), parla dell’Algeria, con gli occhi di un ragazzo algerino nato in Francia da genitori emigrati. Sono gli occhi dello stesso regista, Mohamed Hamidi, in effetti nato a Bondy in Francia ma di origini algerine. Farid, il protagonista, è un giovane studente di legge, sereno e vitale, nato in Francia ed innamorato di una disinvolta ragazza francese (disapprovata, com’è ovvio, dai genitori che vorrebbero per lui un altro tipo di unione). Improvvisamente il padre di Farid si ammala e chiede al figlio di andare, al suo posto, in Algeria, dove il governo vuole demolire la casa di famiglia, costruita con tanti sacrifici, per installare un metanodotto. Dapprima titubante, il ragazzo si decide a partire ed entra in contatto per la prima volta con la realtà dell’Algeria, la terra dei suoi avi, conosce zii e cugini e resta conturbato dalla bellezza dei luoghi e dall’esuberanza dei giovani del posto, ai quali viene presentato dal cugino – che di notte si dedica al contrabbando – con cui condivide il nome, Farid. Questi però, geloso delle opportunità offerte dalla Francia che a lui sono state negate dalla vita e dalle scelte familiari (i genitori rimasti nelle campagne algerine), ruba il passaporto al cugino e passa la frontiera al suo posto, lasciando a Farid un’unica possibilità, quella di rientrare clandestinamente con una nave-cargo, fra mille peripezie. Ma il viaggio finirà in un centro di detenzione temporanea, dove l’unico modo per uscire è un miracolo o una preziosa amicizia…..
Luminosa e sapiente, la regia di questa pellicola rimanda un’immagine quotidiana e quasi familiare dell’Algeria, nella quale, però, molti giovani si sentono stretti dalle proibizioni e dalle scarse opportunità di lavoro, oltre che da un controllo sociale ritenuto anacronistico. Farid, il protagonista, prima di trovarsi senza documenti, subisce il fascino di una vita semplice, dove tutti si incontrano nell’unico caffè della piazza, guardano insieme la televisione e ricevono telefonate dall’unico apparecchio ‘fisso’ del paese. Il contrasto fra la tranquilla lentezza dei vecchi nella campagna algerina e la frenetica accelerazione di ritmo dei giovani (nei locali/discoteche delle città algerine), è reso con grande perizia dal regista, che usa tempi perfetti per passare da una sequenza all’altra, cercando ora un clima, ora il suo opposto.
Il film, oltre che alla stampa, è stato presentato in anteprima nella Sala Debussy davanti ad un pubblico di ragazzi del liceo, per far comprendere loro il valore delle proprie radici e della propria identità. Il regista, Hamidi, infatti, è anche cofondatore e presidente dell’Associazione ‘Alter-Egaux’, che aiuta i giovani provenienti dai quartieri popolari nelle loro scelte scolastiche e professionali. Jamel Debbouze (l’attore e showman franco/marocchino, compagno di Melissa Theuriau), sempre pieno di strabordante energia, è perfetto nella parte del cugino furbetto, mentre il protagonista, Tewfik Jallab (già vincitore a Cannes, all’età di 10 anni, del Prix Cannes Junior per il ruolo di un bambino-soldato nel film Killer Kid), interpreta qui l’eroe duro e puro, costretto a riscuotersi bruscamente dalla sua ignara naïvete. Fra gli altri interpreti, Malik Bentalha, Fatsah Bouyahmed e la bella Julie De Bona.
Elisabetta Colla
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