Martha è un cortometraggio animato del 2024, opera del regista svizzero Marcel Barelli. Realizzato originariamente nel 1910, è stato poi dato per perso negli anni Quaranta, fino a quando due anni fa è stato rinvenuto un negativo nello Swiss National Film Archive. Dopo un restauro totale il cortometraggio è pronto per essere proiettato al Linea d’Ombra Film Festival di Salerno. Martha è prodotto da Nicolas Burlet per Nadasdyfilm.
La trama di Martha
Martha illustra come nel giro di pochi decenni la popolazione mondiale dei piccioni migratori – da non confondere con il piccione viaggiatore – si sia estinta a causa della brutalità umana. Attraverso un’introduzione iniziale a cui segue un’intervista a Martha, l’ultimo esemplare di questa specie, Barelli ne racconta la straziante storia.
Il piccione migratore: alcuni dati tecnici
L’Ectopistes migratorius – nome dato dal biologo Carl Linnaeus al piccione migratore – era un uccello simile alla tortora diffuso in tutto il Nord America. Il suo manto era sulle tonalità del grigio con inserimento di piume bronzee ai lati del collo e sul petto.
Sembrerebbe che al tempo dei primi coloni in America questa specie di volatile fosse la più popolosa, con un ammontare di quattro miliardi di esemplari.
La loro particolarità è da ricercare nella motivazione della migrazione. Ciò che spingeva i piccioni migratori a spostarsi non era tanto il cambio di stagione, come invece succede per tanti altri uccelli. Poiché essi resistono anche al clima rigido invernale, la loro partenza è strettamente legata alla presenza di cibo nel territorio.
La realtà dietro la loro estinzione
A inizio Ottocento la specie cominciò a ridursi sempre di più fino ai decenni dal 1870 al 1890, quando il numero di esemplari declinò in modo preoccupante. L’aspetto forse più allarmante è che in quel periodo l’essere umano non considerò mai questa specie in pericolo. Di conseguenza non vennero mai emanate leggi contro la caccia o atte alla salvaguardia di questa specie.
“Il Senato dell’Ohio dichiara che il piccione migratore non ha bisogno di protezione.”
Sull’estinzione della specie influirono molti fattori tra gli altri le condizioni climatiche avverse e la distruzione dell’habitat adatto per il disboscamento. Ciò nonostante, il principale motivo fu la caccia spietata che per anni venne attuata per appropriarsi della loro carne delicata. I cacciatori trovavano sempre nuovi metodi per uccidere più esemplari possibili con il minor sforzo. Ciò era senza dubbio facilitato dalle ridotte distanze tenute dai piccioni durante il volo, permettendo ai cacciatori di colpirne un centinaio con un colpo.
“Questi vasti stormi rendono il piccione migratore una facile preda. Tutte i tipi di tecniche furono usati per ucciderli. Competizioni di caccia erano spesso tenute, e qualche volta per vincere un concorrente doveva uccidere più di trecentomila piccioni”
D’altro canto, la loro necessità di vivere in ampi stormi rendeva complicata – se non impossibile – la sopravvivenza sotto a una certa soglia quantitativa. Inoltre, oltre all’uso di armi tradizionali, una delle tecniche più diffuse – e più brutali – era accecare un piccione in modo da usarlo come esca per gli altri.
L’intervista a Martha
Nel cinema come nella vita si sa che la testimonianza diretta è più potente di ogni documentario narrato. Lo dimostra bene il cortometraggio che nella parte finale propone l’intervista a Martha, l’ultimo esemplare di piccione migratore.
Nel 1900 morì l’ultimo piccione migratore selvaggio e già nel 1909 rimanevano due esemplari in tutto il mondo, Martha e George, rinchiusi nello Zoo di Cincinnati in Ohio. George muore nel 1910 e quattro anni dopo, il 1º settembre, ci lascia anche Martha, dichiarando ufficialmente la specie estinta.
Le toccanti parole di Martha, con la voce di Patricia Bopp, riportano il racconto della nonna in merito all’ultimo grande volo nel 1896. In quell’occasione erano circa 250.000 piccioni, che vennero sterminati dai cacciatori nell’arco di una settimana. Di questi soltanto cinquemila riuscirono a scappare.
Un argomento scottante ancora oggi
Sebbene il cortometraggio si focalizzi su un’unica specie estinta, il discorso può essere in realtà ampliato a tante altre realtà. A oggi sono troppi infatti gli animali estinti o in via di estinzione a causa del cambiamento climatico e dell’uomo che li caccia per denaro, vanità oppure per piacere. L’elevato numero di specie animali in grave pericolo – appartenenti a tutti e cinque i regni – in grave pericolo rende impossibile un elenco esauriente. Per avere informazioni più accurate e mirate, consiglio di visitare il sito del WWF, la cui missione si basa sulla salvaguardia della natura e sulla protezione di tutte le specie in pericolo.