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Euro Balkan Film Festival

Euro Balkan Film Festival: dialogo tra culture europee attraverso il cinema secondo Mario Bova

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Euro Balkan Film Festival

Dal 6 al 12 novembre Roma ospita la settima edizione dell’Euro Balkan Film Festival, una manifestazione che celebra il cinema balcanico e ne esplora l’incontro con l’Europa. Mario Bova, fondatore e direttore del festival, ha accolto Taxidrivers per un confronto sui temi centrali di questa edizione, dalla memoria storica alle nuove generazioni di cineasti balcanici, e sull’importanza di valorizzare una cultura essenziale per il patrimonio europeo.

Mario Bova

Mario Bova, fondatore e direttore dell’Euro Balkan Film Festival

Il festival di quest’anno si focalizza sulla memoria. Perché questa scelta, e come si rapportano i giovani cineasti balcanici con un tema che, di solito, associamo a una generazione più matura?

«La memoria è un tema ricchissimo, perché parla tanto del passato quanto del presente e ha molti significati profondi. Anche se spesso la colleghiamo a una prospettiva più adulta, in realtà vediamo che i giovani balcanici hanno un rapporto molto intenso con il passato. Sono cresciuti tra storie di guerra, ma sono spinti dal desiderio di costruire un futuro diverso. Hanno una lucidità che a volte supera la nostra: vedono il mondo con uno sguardo più critico e propongono soluzioni con una grande forza creativa. Vediamo giovani registi che raccontano le difficoltà delle loro comunità, i problemi sociali attuali e temi globali come l’ambiente, l’uguaglianza e la solidarietà. Il festival vuole proprio dare spazio a questo dialogo, permettendo ai giovani di fare propria la memoria storica per raccontare il presente e sognare un futuro migliore».

Il festival porta con sé un chiaro messaggio. Qual è il significato del prefisso ‘Euro’?

«L’aggiunta di “Euro” non è una questione puramente formale, ma un modo per sottolineare come i Balcani appartengano, da sempre, alla cultura europea. Nonostante siano spesso percepiti come una regione marginale, i Balcani hanno tutte le caratteristiche di una cultura europea: hanno dato un grande contributo al nostro continente, un’eredità che va oltre i confini geografici. La nostra speranza è che il festival possa aiutare a cambiare questa percezione, mostrando il valore e la vivacità della cultura balcanica all’interno di un contesto europeo più ampio. La cultura balcanica ha una storia lunga e significativa, che ha contribuito alla crescita della nostra civiltà europea, anche se troppo spesso ce ne dimentichiamo».

Il festival promuove uno scambio tra cineasti italiani e balcanici. Com’è cambiata, negli anni, la collaborazione cinematografica tra Italia e Balcani?

«Questi scambi sono diventati più frequenti con il tempo, ma ci portiamo ancora dietro delle barriere del passato. Molte coproduzioni mostrano la difficoltà di bilanciare visioni diverse, ma il cinema è uno strumento potente per costruire questi ponti. Vediamo che, anche grazie al festival, autori italiani e balcanici lavorano insieme, condividendo idee e valori, e costruiscono rapporti basati sulla stima reciproca. È vero che l’industria cinematografica tende a concentrarsi su prodotti più commerciali, ma il festival vuole dare visibilità a queste opere e mettere le basi per un dialogo profondo tra le due culture. Dobbiamo ancora batterci perché il cinema balcanico venga conosciuto e apprezzato in Italia, ma l’entusiasmo del pubblico ci incoraggia a continuare su questa strada».

Il festival coinvolge registi e autori balcanici. C’è una possibilità di portare questa manifestazione anche nei Balcani?

«Stiamo lavorando in questa direzione. Quest’anno abbiamo organizzato un workshop in cui produttori italiani e balcanici si sono incontrati per condividere idee e discutere le difficoltà che affrontano. È stato un momento importante di dialogo e scambio culturale, e speriamo possa diventare la base per una collaborazione sempre più stretta. È una questione di risorse e di impegno, ma la volontà c’è. Inoltre, la collaborazione con i registi balcanici è costante: non sono semplici ospiti, ma veri protagonisti del festival. Collaboriamo con loro, li coinvolgiamo attivamente, e il festival è il frutto di questa relazione costante. È un dialogo che va oltre il pubblico italiano, e coinvolge anche le comunità locali dei Balcani. La “corrispondenza” è già presente proprio perché il festival nasce da questa interazione e costruisce legami culturali che vanno al di là delle frontiere».

Che cosa l’ha spinta a fondare un festival dedicato al cinema balcanico?

«Per me, la bellezza del cinema balcanico risiede nella capacità di raccontare una realtà che, spesso, resta nascosta. Ancora oggi, gli scambi culturali tra Italia e Balcani non sono così diffusi, e c’è una barriera che separa i due mondi. Conosco la cultura balcanica da molti anni e mi sono reso conto di come spesso sia fraintesa o ignorata, soprattutto quando è presentata solo attraverso i conflitti. Sono popoli di una grande ricchezza culturale e con un passato complesso, che merita di essere valorizzato. Vedere attraverso gli occhi di altri è un’esperienza che ci arricchisce e ci insegna a superare i nostri stessi limiti. Ho sentito la necessità di dare spazio a queste storie per contribuire a rompere i pregiudizi e portare il pubblico italiano a conoscere un mondo vicino, ma ancora troppo poco esplorato».

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