Arcadia America – Viaggio nel Profondo Sud degli Stati Uniti, film di Raffaele Manco, è stato presentato in occasione del Rome Independent Film Festival, festival internazionale di cinema indipendente. Il film è candidato per il Premio Filmaker For You al miglior documentario italiano.
Arcadia America non è solo il diario di viaggio di Raffaele Manco, che nel 2017 attraversa in macchina il profondo sud degli Stati Uniti, ma anche il ritratto sfaccettato di un paese la cui storia racchiude intrinseche contraddizioni, nonché una riflessione sulle condizioni che hanno permesso la nascita e il perpetuarsi del fenomeno conosciuto come American Dream.
Arcadia America: una storia che si ripete
“Erano passati circa sette mesi dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, che aveva vinto sulla rivale Hillary Clinton. Trovavo un’America divisa, le cui vicende politiche erano rimbalzate anche in Europa”.
Dopo sette anni, assistiamo alla vincita di Donald Trump contro la rivale Kamala Harris, esito che, vista la posizione molto rigida di Trump sull’immigrazione, avrà delle ripercussioni importanti.
Il 4 luglio, il giorno in cui si festeggia l’indipendenza dei coloni dalla Gran Bretagna i fuochi d’artificio si riflettono sulle acque del Mississippi. Una libertà “costata la vita ancor prima a milioni di nativi”, “una democrazia nata da un genocidio e per questo in perenne contraddizione”.
Ray Decker, ufficiale dei Marines in pensione, apre la serie di interviste presenti nel documentario con una riflessione sul sogno americano, che ha portato il bis bis nonno dalla Germania in America nel diciannovesimo secolo: “Quando gli immigrati arrivano in America hanno la speranza e il sogno di una vita migliore. Ma sfortunatamente c’è un piccolo elemento nella nostra società che vede gli immigrati come una minaccia. La realtà è che gli Americani hanno bisogno di persone che arrivino negli USA per continuare a far crescere questo paese”.
Nel 2005 le città costiere del Mississippi e della Louisiana furono travolte dalla violenza dell’Uragano Katrina. Le acque del fiume Mississippi e quelle provenienti dal mare contribuirono insieme all’estensione dell’inondazione. New Orleans, in gran parte sotto il livello del mare, è stata la città più colpita. E il documentario ne ripercorre il passato coloniale: “Fu prima francese, poi spagnola e infine americana. Una città diversa dalle altre multirazziali e razziste degli Stati Uniti. Poco fuori si può guidare per miglia senza incontrare nulla e nessuno”. Sono infatti 40 milioni gli americani che abitano la campagna desolata degli stati del Profondo Sud. A tal proposito il regista riporta una citazione di Joe Bageant: “Da queste parti continua a vincere la destra semplicemente perché la sinistra non ci mette mai piede. Non entrano mai in contatto diretto con questi americani di provincia”.
Dalle Grandi Pianure alle soffocanti paludi della Louisiana
Da road movie a documentario naturalistico, Arcadia America si avvale dell’analisi del paesaggio, allo stesso tempo spettatore e protagonista, per ripercorrere le tappe della storia dei paesi del Profondo Sud.
Il fiume Mississippi termina la sua corsa nei bayou, paludi navigabili tipiche della Louisiana percorse già secoli prima dell’arrivo dei coloni europei dai nativi americani. Ecosistemi caratterizzati da elevata umidità, che ospitano una fitta vegetazione acquatica popolata da alligatori, abitati fino agli anni Cinquanta del ventesimo secolo fino all’arrivo delle compagnie petrolifere.
Sotto lo sguardo dei campi di cotone, mais e tabacco si è consumata la piaga della schiavitù. In Louisiana sono ancora conservati alcuni degli alloggi in cui risiedevano gli schiavi che lavoravano nelle piantagioni. Altri alloggi urbani nascosti all’interno delle città suscitano opinioni contrastanti nei visitatori e rimandano al problema della cancel culture, molto sentito in America: “Tante persone vogliono che siano distrutti, non vogliono ricordare questo periodo oscuro e triste. Mentre altre persone pensano che si debba preservare ed interpretare così che la gente sappia cosa è accaduto e cose così non debbano ripetersi”.
Atlanta, città natale di Martin Luther King, è una delle tappe del Viaggio nel Profondo Sud. Il Sogno – “profondamente radicato nel sogno americano” – è facilmente inscrivibile nell’ambito delle riflessioni proposte dal regista.
La rappresentazione più frequente del sogno americano si riflette tipicamente nella società del consumo. Tuttavia quegli ambienti produttivi e imprenditoriali ambiti da chi desidera benessere economico e un migliore tenore di vita condividono alcuni aspetti con certe comunità indipendenti e autonome, che solo apparentemente sono esclusi dalla narrazione del contesto dei sognatori: così il documentario ci racconta la vita di nomadi che attraversano il paese in van, allontanandosi dalle aree urbane per stabilirsi in campagna e rendersi indipendenti praticando agricoltura e artigianato; famiglie immigrate dall’Europa che portano avanti fattorie autosufficienti e comunità religiose come quella degli amish, che rifiutano la maggior parte degli oggetti e delle innovazioni moderne come l’elettricità e qualsiasi prodotto che possa incoraggiare vanità e desideri superflui.
Country roads, take me home
“Una delle derivazioni della musica e cultura country è il blue grass. Letteralmente tradotto sta per l’erba blu, dal colore che i prati assumono se guardati a una certa distanza durante la primavera. Si sviluppò principalmente nella regione dei monti Appalachi, tra Kentucky e Virginia, dove arrivarono perlopiù immigrati irlandesi e scozzesi, che fusero le loro sonorità celtiche con il blues e il gospel”.
Janet Turner, cantante e musicista di Floyd in Virginia, usa il termine hillbilly per riferirsi alla comunità. I primi “montanari” che giunsero sulle Blue Ridge Mountains, storicamente abitate da popoli indigeni come i Cherokee, entrarono in conflitto con le popolazioni native. Il conflitto culminò con la deportazione forzata di queste ultime, conosciuta come Trail of Tears, in Oklahoma.
“In che misura l’identità di un paese è segnata dalle condizioni in cui essa stessa è nata?”
Quasi un paradiso, la Virginia Occidentale
i Monti Blue Ridge, il fiume Shenandoah
La vita qui è vecchia, più vecchia degli alberi
più giovane delle montagne
soffiando come una brezza.
Raffaele Manco, regista e montatore per Rai, è nato a Napoli nel 1982. Tra i suoi lavori ricordiamo Purgatorio Canada, realizzato per Il Fattore Umano, che racconta la vita e l’emarginazione dei nativi che popolano le periferie delle grandi città canadesi.