66esimo Festival di Cannes: “Michael Kohlhaas” di Arnaud des Pallières (In Concorso)
Tratto da una novella dell’Ottocento, opera dell’autore tedesco Heinrich von Kleist, basata su una storia vera (o presunta tale) accaduta ad Hans Kohlhase nel XVI secolo, il film “Michael Kohlhaas”, del regista francese Arnaud des Pallières, ha concorso per la palma d’oro a Cannes 2013
Tratto da una novella dell’Ottocento, opera dell’autore tedescoHeinrich von Kleist, basata su una storia vera (o presunta tale) accaduta ad Hans Kohlhase nel XVI secolo, il film Michael Kohlhaas, del regista francese Arnaud des Pallières, selezionato in concorso a Cannes 2013 (secondo alcuni senza un vero perché), trasferisce la vicenda in Francia e racconta la storia di un allevatore e mercante di cavalli che, avendo subito una grave ingiustizia da parte di un nobile locale, decide di appellarsi alla Corte, poi alla principessa Margherita Regina di Navarra, fino a sperperare tutte le sue sostanze, a creare un gruppo di ribelli sulle montagne e a mettere a repentaglio la sua vita e quella dei suoi cari (moglie devota e figlia biondina sguardo triste) per ottenere giustizia.
Ma la figura di Kohlhaas non è quella di uno squilibrato oltranzista (o meglio può apparire tale agli occhi di chi ama il quieto vivere) bensì, per la rappresentazione simbolica della leggenda, quella di un uomo coraggioso che detesta i soprusi inflitti a chicchessia (non per niente i suoi lavoratori sono fedelissimi e ben felici di aiutarlo), e, per certa letteratura scientifica, un antesignano fautore dello Stato di diritto (in tal senso la novella aveva un risvolto politico forte); il nostro (anti?)eroe, in ogni caso, dopo aver tentato invano la strada della legalità, passa alla lotta armata con i deboli contro i forti, infine si ravvede (per gli influssi religiosi ed etici del protestantesimo) e depone le armi quando gli viene assicurata giustizia per il torto subito, anche se il prezzo che dovrà pagare sarà altissimo.
Insomma una sorta di Robin Hood, molto più serio ed austero, che concede ben poco, come del resto l’intero film, alle emozioni ed alla creatività, rimanendo rigorosamente attinente ad un copione poco originale che fa pensare allo spettatore di aver già visto tante pellicole simili a questa. Ma qualcosa di buono c’è: innanzitutto l’attore principale, il danese Mads Mikkelsen (Le mele di Adamo, Dopo il matrimonio, Il sospetto, solo per citare alcuni dei suoi film più noti) che sta vivendo una stagione d’oro e meritatamente, capace di dare luce alle scene del film che lo vedono protagonista indiscusso, con grande presenza fisica, giusto carisma, sguardo e dignità da vero cavaliere; il secondo aspetto interessante è la splendida e raffinatissima fotografia, che cattura ed evidenzia, grazie alla scelta di Jeanne Lapoirie e del regista stesso, i momenti più belli e meno scontati (questi si!) della luce e della foresta nella selvaggia regione Cevenne, scelta per le riprese come luogo di convivenza pacifica tra cattolici e protestanti nei primi anni del 16esimo secolo.
Elisabetta Colla
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