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Medfilm Festival

‘Upshot’, l’hortus conclusus in mezzo alla nebbia

La nebbia offusca la vista, ma i coniugi della storia sembrano ancora vedere. Quello che vedono, un lume lontano, è solo il lume della loro speranza, disillusa, di dimenticare il passato. La regista Maha Haj coglie lo smarrimento negli occhi dei suoi protagonisti: la mancanza di senso in ciò che fanno, dicono, pensano, è compensata da una triste verità che non vuole essere, in alcun modo, scoperchiata

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Immersa in una fitta nebbia è la storia di due coniugi, sfuggiti alla guerra in Gaza, ma non ancora al dolore della perdita

Upshot è un cortometraggio del 2024 diretto dalla regista Maha Haj, palestinese con cittadinanza israeliana, anche autrice dei lungometraggi Mediterranean Fever (2022) e Inyanim ishiayim (Personal Affairs, 2016). Il corto è stato presentato alla 30esima edizione del Medfilm Festival all’interno di una ricca rassegna cinematografica, incentrata sui temi della speranza, del conflitto e della memoria. Ad agosto, Upshot è stato premiato alla 77esima edizione del Locarno Film Festival.

Il film, co-prodotto da Okta Film e distribuito da MAD Distribution, racconta una realtà deformata e deformante. In questa realtà, tutto è lecito, anche fingere di non vedere; creare un recinto, un piccolo paradiso immerso nella nebbia, distante da tutto, entro il quale coltivare desideri e memorie, sopiti e non esistenti.

Due coniugi, Lubna (Areen Omari) e Suleiman (Mohammed Bakri), vivono qui, in questo Paradiso Terrestre, le loro giornate. Senza connessione a Internet, senza telefoni cellulari né tecnologie d’altro tipo, trascorrono gli anni indisturbati, nella quiete della loro fattoria. La loro occupazione, oltre quella di raccogliere legna e nutrire il pollame, è discutere della sorte dei loro cinque figli: Khaled, Bassel, Tarik, Oumaya e Hamza, il più giovane. I figli sono lontani, conducono le loro vite, chi ancora studia e chi già lavora. Lontani.

Un giorno di temporale, i due coniugi ricevono una visita inaspettata da un vecchio compagno di scuola di Khaled, il figlio maggiore. L’ex-scolaro si presenta con il nome di Khalil Haj (Amer Hlehel) ed è un giornalista, che si mostra interessato a intervistare la coppia sulla loro bizzarra condotta di vita. Ma marito e moglie sono contrari a invitare l’intruso a entrare nella loro piccola fetta di mondo. Tuttavia, impietositi dalla testardaggine del giovane, decidono di accoglierlo in casa loro e gli concedono l’intervista. Khalil scopre così che la storia dei due anziani è molto più complessa e profonda di quanto si aspettasse.

In the futuresomewhere

La particolarità di Upshot è la nebbia, fittissima, che circonda la casa dei coniugi, il paesaggio e i ricordi. Questi ultimi, in particolare, affogano nella nebbia. La sensazione che si respira all’interno del piccolo ritaglio di solitudine della coppia è quella di un’atmosfera sospesa, rarefatta. Serena, ma confusa, disorientante, al vertice di una boccia di cristallo finissimo.

«’Upshot’ è una storia che ha luogo in nessun luogo. Il paesaggio, una fattoria in una valle su cui grava una fitta bruma, non può essere individuato su nessuna mappa. Probabilmente si trova da qualche parte ai margini di un sogno. È il luogo che ho immaginato per i miei personaggi, marito e moglie sulla sessantina che hanno sofferto l’irreprimibile»

«In the future… somewhere», così inizia il film, non è detto dove né quando né perché. La narrazione segue una linearità inverosimile della vita dei personaggi, che sono ridotti quasi a fantasmi in cerca del loro corpo terreno. Fino a quando i protagonisti non incontreranno Khalil, la loro resterà un’esistenza condotta nella monotonia, senza appigli per i quali rifuggire l’annullamento totalizzante del senso del sé. Quest’ultimo diviene dunque vapore. Nebbia che cancella, che risolve, solo in apparenza, e che maschera in realtà un profondo dolore.

Immersa in una fitta nebbia è la storia di due coniugi, sfuggiti alla guerra in Gaza, ma non ancora al dolore della perdita

La guerra senza violenza

In Upshot siamo lontani dal conflitto israelo-palestinese, fuori da Gaza, ma in qualche modo la guerra è presente in ogni inquadratura. La si scorge negli sguardi dei protagonisti, negli occhi velati da memorie che ancora conservano il loro odore, il loro sapore e rumore.

«Il cinema che mi piace non è un cinema in cui l’aggressività, la violenza e il sangue sono necessari. Penso che il cinema sia l’arte di condensare emozioni e immagini e ho fiducia negli spettatori, nel loro cuore, nella loro mente e immaginazione»

Il 7 ottobre Hamas attacca, Netanyahu invade la Striscia, migliaia e migliaia di uomini, donne, bambini muoiono nelle loro case o fuggono da esse. E se il risultato (l’upshot del titolo) della guerra è o la fuga o la morte, Lubna e Suleiman incarnano alla perfezione il punto mediano tra i due porti: il rifiuto. Se desiderano nascondere i loro visi nella bugia per non doversi sentire costretti a sopportare la verità della guerra, il modo per farlo c’è ed è alla loro portata. Una fattoria, in mezzo a una campagna senza nome e senza punti cardinali. È la fattoria della mente, dove la nebbia soffoca la loro volontà di vedere.

Immersa in una fitta nebbia è la storia di due coniugi, sfuggiti alla guerra in Gaza, ma non ancora al dolore della perdita

Upshot

  • Anno: 2024
  • Durata: 34'
  • Distribuzione: MAD Distribution
  • Genere: drammatico
  • Nazionalita: Palestina, Italia, Francia
  • Regia: Maha Haj

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