Rome Independent Film Festival

‘The click trap’: il lato oscuro del digital advertising

Finalmente una risposta all’annosa domanda: il nostro cellulare ci ascolta?

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Fresco di prima internazionale a Hot Docs 2024, evento canadese di punta nel mondo documentario, arriva per la sua anteprima nazionale al Rome Indipendent Film Festival, The click trap di Peter Porta.

Una produzione franco-spagnola firmata Polar Star Films e Yuzu Productions.

Google è il sogno di un pubblicitario

La scena è questa ed è a noi familiare: siamo in bagno, in cucina, in bus, in metro, in fila. Scrolliamo Instagram, Facebook, Tik tok e tra un video e l’altro, tra una foto delle vacanze e il menù di Natale del ristorante sotto casa troviamo una pubblicità.  E la pubblicità è proprio di quel prodotto: quello che cercavamo, quello di cui avevamo bisogno. Il computer, lo smartphone, il tablet hanno letto (o ascoltato?) i nostri pensieri, i nostri desideri, le nostre necessità.

The click trap, in una rapida storia alle origini del digital advertising, disvela in sequenza il perchè di questo fenomeno, l’ estensione e le conseguenze – economiche, etiche, sociali e culturali – di un’ impresa multimiliardaria che ha trasformato la stessa Google da una piccola start-up rivoluzionaria al gigante del consumo digitale.

Google è infatti una piattaforma pubblicitaria. Non lo era all’inizio ma è grazie alla pubblicità che Google è Google. I suoi successori, i nuovi motori di ricerca delle informazioni dal mondo (Facebook, Twitter, Instagram), hanno solo ripreso e riadattato uno schema vincente.

E Google è ricoperta di pubblicità: il più grande sistema di informazione mai creato dall’agglomerato umano è, anche e soprattutto, il veicolo turbocapitalista di una compravendita economica di dimensioni mastodontiche.

Ma ora che The click trap ha strappato il velo di Maya, cosa ne ricaviamo? Ora che sappiamo che no, il nostro pc non ci ascolta ma l’algoritmo pubblicitario ci conosce a tal punto da immaginare i nostri desideri, qual è la conseguenza sul nostro reale?

E ancora: questa magia così precisa che prevede, immagina e alimenta i nostri bisogni dove potrà portare nel magma-internet un suprematista bianco americano della milizia neofascista amante delle armi?

Piovre digitali e reti informative

The click trap, come una piovra digitale, decostruisce e schematizza il suo contenuto: quello che mostra, nella cacofonia di voci, esperienze, esempi e grafiche è un power point sul male assoluto. Critica la conformazione del sistema utilizzandone l’estetica, la velocità e il movimento, nella costruzione di un ibrido a metà tra un blockbuster e un true crime.

The clip trap non è considerabile un’ opera di estro artistico perché gioca in un altro campionato: quello dell’ informazione, la vecchia gloria del documentario d’inchiesta.

Forse il materiale messo sul fuoco è troppo da assimilare e recepire. Come un motore di ricerca, il film corre da un’informazione all’altra, lasciando l’idea che si è vista solo la superficie, la prima pagina dei milioni di risultati sul tema.

Ma è un inizio: accessibile e diretto.

Non è un documentario contro la tecnologia, anche perché l’immagine è permeata di tecnologia.

È l’ADV del cambiamento.

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