Fuga è il lungometraggio diretto da Bénédicte Lienard e Mary Jimenez, in concorso alla 65° edizione del Festival dei Popoli di Firenze nella sezione Concorso Internazionale.
Fuga, fiction o documentario?
Un giovane naviga, su una piccola barca, in silenzio lungo un fiume. Il suo volto è segnato dalla tristezza, e accanto a lui riposa una bara bianca: sta riportando nel suo villaggio natale in Perù il corpo di una ragazza trans per darle degna sepoltura. Questo viaggio diviene un percorso d’incontri e di memorie. Le persone che incontra lungo il cammino gli raccontano storie, riportando alla luce frammenti dolorosi della guerra civile che ha devastato il Paese per vent’anni. Emergono ricordi di massacri e violenze commesse dalle milizie contro chi viveva apertamente la propria identità e sessualità.
Il film intreccia queste testimonianze per dipingere un quadro collettivo della persecuzione omofoba subita dalla comunità LGBTQ+ negli ultimi decenni del XX secolo. La narrazione, sotto forma di ‘finzione poetica’, riflette lo stile distintivo di Bénédicte Liénard e Mary Jiménez: vite reali diventano universali, trasformandosi in cinema.
Ritrarre la realtà di una società
Bénédicte Lienard e Mary Jimenez ci avevano già dimostrato la loro capacità di raccontare con delicatezza testimonianze pesanti. Il viaggio che Saor compie per restituire i resti di Valentina è un’occasione per ripercorrere il passato, per riascoltare i fantasmi delle violenze terroristiche e delle persecuzioni omofobiche che hanno devastato il Perù per anni.
La narrazione dà vita a immagini impresse di verità. Sembra di assistere a fotogrammi realizzati da pittori della corrente artistica del realismo. Non a caso una delle combinazioni vincente di quest’opera è proprio la qualità di inserire attori non professionisti: una scelta che combacia perfettamente con la fotografia e con il contesto. Durante il viaggio Soar viene a contatto con racconti, testimonianze, esperienze. Si pone una lente d’ingrandimento su storie di omofobia, paura e vergogna.
Le brutalità che sono state commesse non vengono raccontate mostrandole. Fuga ha la qualità e la forza di farle apparire attraverso le parole dei suoi protagonisti. È come se si creasse un’allegoria tra lo spettatore e le due registe, tra le autrici e i lettori. Di impatto il combattimento tra i galli che al suo interno racchiude più di un semplice messaggio sulla natura umana e sulla crudeltà che può raggiungere.
Chi sono Mary Jiménez e Bénédicte Lienard?
Mary Jiménez nasce nel 1948 a Lima (Perù) dove si laurea in Architettura e Urbanistica. Decide quindi di trasferirsi a Bruxelles per studiare Cinema all’ISAS. La sua carriera come regista corre in parallelo all’attività d’insegnante e la sua originalissima filmografia, attiva sia nel campo del documentario che nel cinema di finzione, la rende una delle cineaste più innovative ed interessanti della sua generazione.
Bénédicte Liénard è nata nel 1965 a Frameries (Belgio). Dopo aver studiato cinema all’Institut des Arts de diffusion (IAD), ha realizzato alcuni cortometraggi creativi e su commissione. È stata assistente di R. Ruiz, R. Depardon e dei fratelli Dardenne. Successivamente ha firmato le sue opere sia come filmmaker in proprio (D’arbres et de charbon) che in collaborazione con Mary Jimenez (Sobra las brasas, By the Name of Tania).