Goddess of Slide. The Forgotten Story of Ellen McIlwaine di Alfonso Maiorana è stato presentato in anteprima nazionale all’undicesima edizione del Festival Mente Locale – Visioni sul territorio, il primo festival italiano di cinema documentario in programma nelle province di Modena e Bologna.
Il regista e direttore della fotografia canadese torna con un toccante documentario e con il ritratto della musicista e cantautrice Ellen McIlwaine, una delle prime donne nella storia del blues a suonare la chitarra utilizzando lo slider. Con immagini di repertorio, interviste esclusive e brevi ricostruzioni, Maiorana ci regala il racconto straordinario di una donna tenace e incredibilmente talentuosa. Che è riuscita a farsi strada in un mondo a maggioranza maschile.
L’incredibile storia di Ellen McIlwaine
Seguendo una struttura classica, il documentario si apre con il racconto della protagonista della sua infanzia. Nata a Nashville (Tennessee, USA), McIlwaine viene adottata da una coppia di missionari e cresce a Kobe (Giappone) permettendole il contatto con lingue e culture diverse. Lì resta fino al 1963, anno del suo diploma.
Il primo contatto con la musica avviene da bambina suonando al piano le canzoni di Ray Charles, Fats Domino and Professor Longhair. Al college scopre la chitarra, lo strumento che la accompagnerà per tutta la vita. E con cui instaura un legame eterno, che la fa porta a New York con Patrick Sky per inseguire la carriera da musicista.
“Non sarò una segretaria o la moglie del pastore come speravano i miei genitori, non farò queste cose. Io voglio suonare.”
dice Ellen.
Nel pieno fermento della seconda metà degli anni ’60, la ventunenne McIlwaine arriva al leggendario Greenwich Village pronta a prendersi lo spazio che merita. L’incontro con Jimi Hendrix, con cui suonerà e che la cantautrice definisce “un fratello maggiore”. La fondazione del gruppo musicale Fear Itself con Bill McCarol, Paul Album e Chris Zaloom. La partecipazione al Festival Sound-Outs di Woodstock nel 1969. Sono tutte tappe fondamentali della vita artistica di una donna che più volte si è scontrata con il machismo e i pregiudizi, e che Alfonso Maiorana ricostruisce e documenta.
A ritmo di Blues
La narrazione segue un ritmo sincopato, quasi come se andasse a ritmo di blues, arricchita e intervallata dai disegni originali di Ellen McIlwaine e da estratti del suo diario, letti dalla cantante canadese Amanda Marshall. Il montaggio riesce a tenere insieme presente e passato, racconto e immagini.
Dice Ric Wilson, vocalist della band multiculturale Mandrill:
“I musicisti sono il riflesso dell’ambiente di cui fanno parte”.
Quando la band le chiese di aprire un loro concerto, Ellen era una donna, bianca, sola, che cantava di fronte a un mare di uomini neri. Ma nonostante questo già a metà del suo brano “We, The People” la sala entusiasta le regala una standing ovation e ben presto quel brano diventa un inno per tutte le persone oppresse.
Il regista, però, non risparmia i momenti bui: i contratti rescissi, l’alcolismo, i flop artistici.
“C’è uno spazio di tre secondi di attenzione per le musiciste donne, questo è tutto. Non importa cosa suoni o quanto brava sei.”
Eppure, attraverso Goddess of Slide, Maiorana dimostra che la carriera di questa formidabile artista scavalca le generazioni. Resiste, addirittura risorge, alla fine degli anni ’90 grazie ai Fatboy Slim che decidono di campionare un suo pezzo.
Poco importa se negli ultimi anni della sua vita è stata un’autista di scuolabus, la sua forza e il suo talento restano nelle note delle sue canzoni, nei racconti dei musicisti blues Taj Mahal, Joanna Connor e Jennifer Batten. Nelle sue ultime immagini che ha concesso al regista nonostante lo stato avanzato della malattia scomparendo, infatti, poco dopo le riprese, il 23 giugno 2021 a Calgary (Canada), all’età di 75 anni.
Alfonso Maiorana ricorda e fa scoprire chi era e cosa ha rappresentato Ellen McIlwaine nel panorama musicale e le restituisce il valore che merita. Perché, come dice lei stessa, nonostante tutto “It’s been a great life”.