A Kind of Testament, cortometraggio animato scritto e diretto da Stephen Vuillemin, parteciperà al Linea d’Ombra film Festival. La rassegna di cinema, arti visive e cultura si terrà a Salerno, con proiezioni, incontri, workshop e performance in diversi poli culturali della città.
Si tratta, per Vuillemin, del primo cortometraggio d’animazione. Se dapprima il suo è stato un percorso individuale, ha poi incontrato il supporto di Remembers, la partecipazione di Canal+ e del CNC. Quella del regista è un’animazione schietta, dura, disturbante, che non cede ai mezzi termini.
Una storia semplice, ma non scontata
Una ragazza trova sul Web animazioni generate da sue foto private e scopre che l’autrice è una donna malata con il suo stesso nome.
I contenuti di questi brevi video sembrano voler allertare sulla fugacità della vita e sull’importanza delle scelte che facciamo, anche quelle che sembrano più sciocche. E questa visione, e progetto, di una donna malata che si interfaccia con la morte, sebbene da un lato produca inquietudine, dall’altro, comunque, ci intenerisce. A procurare un brivido lungo la schiena è invece la combinazione di immagine e suono, che ci trasporta in una dimensione ultraterrena.
La rappresentazione di insetti, belve, imputridimento e morte è accompagnata da una base sonora che gioca in maniera subdola sulla psiche. La dolce e pacata voce della protagonista ci culla, fino a quando senza alcun avvertimento tuonano gravi rumori metallici. Lo stesso accade con la nitidezza dei suoni diegetici: mosche che volano, petali marci che si staccano da un fiore, carne umana strappata a morsi. Ad accompagnare questa tortura per l’udito c’è un susseguirsi di sequenze che non sono da meno in quanto a turbamento. Ogni elemento è una provocazione, come una sfida a continuare a guardare.
Un subdolo tentativo di disturbare la mente
Le luci in sala si spengono e parte la colonna sonora dei titoli di testa. Quasi con garbo, l’invito sin da subito è quello ad andare via, allontanarsi, scappare. Gradualmente, la narrazione instaura nello spettatore un terribile presentimento, come se non fosse al sicuro. Passano i minuti ed è sempre più chiaro anche a chi ignora questo aspetto, che i film di animazione non sempre sono per tutti.
Questi 16 minuti e 24 secondi sono più che sufficienti a disturbare il senno di chi guarda; questo è dunque un esempio di come, a volte, un cortometraggio esaurisca il suo significato senza necessità di tradursi in film di maggiore durata. Si può pensare che un corto abbia meno da raccontare, ma la verità è un’altra: spesso una storia che viene raccontata in 16 minuti, se lo fosse in 120, risulterebbe noiosa o banale. Questo è il caso di A Kind of Testament, che in un minuto di più, probabilmente, avrebbe provocato qualche sbadiglio o attacco di panico.
Spazio ad un surrealismo animato
Questo film può quasi definirsi d’avanguardia nella sperimentazione e nella volontà di molestare lo sguardo. Sembrerebbe quasi prendere di ispirazione Luis Buñuel, che nel 1928 girò in Francia Un chien andalou , film surrelista realizzato in collaborazione con Salvador Dalì. La scena in cui, all’inizio del film di Buñuel, l’occhio di una donna viene squarciato, avrebbe potuto tranquillamente apparire nella narrazione del corto animato. Certo, si sarebbe trattato di un’animazione, ma non per questo avrebbe suscitato un trauma minore. Con A Kind of Testament, il regista ha costruito un castello di domande, di cui la più grande ci rimbomba sempre più forte nella mente quando lo schermo diventa nero: perchè? Chissà perchè Vuillemin ha fatto quel che ha fatto, ma quel che è certo è che ha creato delle immagini che saranno veramente difficili da dimenticare.