Tra gli ospiti della sedicesima edizione di France Odeon c’è stato anche Stefan Crepon. La kermesse dedicata al cinema francese ha avuto luogo a Firenze dal 29 ottobre al 2 novembre. Nel ricco programma della kermesse, diretta da Francesco Ranieri Martinotti e presieduta da Enrico Castaldi, tra anteprime, eventi e ospiti speciali, anche la presentazione del film Jouer avec le feu con, tra i protagonisti, anche il giovane Stefan Crepon. Nonostante la giovane età, l’attore francese vanta diverse partecipazioni a film diretti da autori importanti e sembra avere davanti a sé un futuro brillante. Di questo, delle sue ispirazioni e dei suoi ruoli ne abbiamo parlato direttamente con lui, Stefan Crepon.
– Foto di copertina di Guya Migliorini –
Stefan Crepon e l’Italia
Mi sembra che ci sia in qualche modo un collegamento nella tua filmografia. I tuoi film più recenti sono passati da Venezia e poi sono arrivati a France Odeon, quindi c’è un legame particolare con l’Italia. E comunque la maggior parte dei tuoi titoli è stata presentata nei più importanti festival cinematografici.
Sono molto contento se ho un legame con l’Italia, perché è il mio paese preferito. Ho avuto la fortuna che sia Jouer avec le feu che, prima, Making of siano stati acquistati da un distributore italiano, venduti in Italia e presentati a Venezia. E poi, ovviamente, ho avuto la fortuna di essere selezionato anche qui, a France Odeon. Da sempre c’è una storia d’amore tra il cinema francese e quello italiano. È un legame che è nato da più di 50 anni. Penso che il rapporto culturale tra questi due paesi sia molto bello.
Il suo Louis in Jouer avec le feu
Che indicazioni hai avuto per Jouer avec le feu? Mi sembra tu sia il personaggio che ha dovuto lavorare di più in sottrazione considerando il tuo ruolo. Louis è l’ago della bilancia e quello che cerca di equilibrare la situazione tra gli altri. Sei d’accordo?
Sì, è il punto di equilibrio tra i due. Il personaggio di Louis in quella casa dove ci sono queste due forti teste pensanti e questi due forti caratteri si trova a dover rappresentare il punto di incontro. Ma credo sia sempre stato così, soprattutto dal momento che il padre e il figlio più grande si assomigliano molto. Hanno molti punti in comune: amano molto il calcio e sono molto vicini. Al contrario credo che Louis fosse più simile alla madre, sia per interessi che per comportamento.
Non ho avuto particolari indicazioni in merito, semplicemente provare a essere più giovane, anche perché Louis è più giovane di quanto sono io realmente.
Hai parlato del personaggio della madre e del suo rapporto con Louis e Fus. Anche se non è fisicamente nel film penso sia comunque una presenza importante e fondamentale.
Sono d’accordo. Anche se non c’è viene citata nel film ed è come se ci fosse. Sarebbe bello se fosse (stata) presente. Potrebbe rilassare un po’ le cose. Anche perché il film tratta molto questo aspetto, secondo me, quello dell’assenza della madre. Parla di questi tre uomini che, parlando, fanno capire che la madre è deceduta da non troppo tempo e loro provano a ricostruirsi dopo questo evento tragico cercando un cammino. Il padre cerca di trovare tempo per i due figli, anche se si sente che ha difficoltà a comunicare e spesso sbaglia. In realtà tutti, ognuno a suo modo, provano a ricostruirsi perché questa assenza è costantemente presente, lo era già nella sceneggiatura, anche perché non viene mai nominata direttamente, non viene mai pronunciato il suo nome, ma è una presenza importante.
A tal proposito si può pensare che non ci siano personaggi femminili nel film, ma sarebbe un errore. Le registe sono donne, l’assenza della madre è più che presente, anche perché se fosse lì avrebbe avuto, per certi aspetti, anche meno rilevanza in termini di crescita dei personaggi. Quindi è un film anche femminile.
Sì, assolutamente.
Stefan Crepon e i suoi personaggi razionali
Secondo te si può definire il tuo personaggio come una sorta di voce della coscienza? Hai un compito importante e fa riflettere il fatto, per esempio, che all’inizio del film si è portati a pensare che Louis non esista, nel senso che la maggior parte dello spazio è dedicato a Fus e al padre, come se Fus fosse figlio unico. Louis arriva dopo e, se da una parte è la voce della coscienza, dall’altra è come lo spettatore che si trova di fronte due situazioni contrapposte.
Non lo so. Forse sì, ma non saprei risponderti.
Riprendendo il discorso del legame tra padre e fratello, mi ha fatto riflettere il fatto che Louis è come altri tuoi personaggi. Sei spesso la parte razionale dei film. Mi vengono in mente, oltre a Jouer avec le feu, anche Making of e Peter von Kant.
Un legame tra il mondo del cinema e il mondo reale, è vero.
Non lo so. Lo realizzo ora che me lo stai dicendo. Forse i registi mi vedono così.
Tra l’altro una curiosità interessante è che spesso, oltre a essere la parte razionale, usi anche la macchina da presa (sia in Making of che in Peter Von Kant), ci sono vari momenti in cui riprendi quello che noi spettatori vediamo sullo schermo in una sorta di meta cinema. Sei un po’ quello che cerca di vedere razionalmente.
È vero e non ho avuto indicazioni particolari in questo senso. In generale, però, mi piacciono questi personaggi.
Anche quando ho fatto il film di François Ozon è stato lo stesso. È un personaggio che vede tutto, che non commenta niente, che è sempre un po’ indietro rispetto a quello che succede. Mi piacciono molto questi ruoli nei quali posso essere sia attore che spettatore.
Non hai mai pensato in futuro di diventare regista, proprio considerando il fatto che spesso ricopri ruoli di questo genere?
No, per il momento no. Sono molto contento di essere un attore. Poi vedremo in futuro. Ma nell’immediato non è nei miei progetti.
Stefan Crepon e Benjamin Voisin
Non posso non chiederti qualcosa del tuo rapporto con Benjamin Voisin che sembra scritto nel destino. Avete entrambi lavorato con Ozon, vi siete (ri)trovati in questo film come fratelli e avete addirittura vissuto insieme. Come vi siete conosciuti e quanto è stato facile essere fratelli in Jouer avec le feu?
Sì, abbiamo vissuto insieme per cinque anni e siamo molto molto amici. Essere fratelli sul set è stato molto facile perché lo siamo anche nella vita. È come se fossimo davvero due fratelli. Ed è proprio per questo che le registe ci hanno scelto perché stavano cercando dei veri fratelli. Avevano visto ai casting dei veri fratelli. Ma poi una direttrice di produzione ha detto loro Se cercate due fratelli io conosco due attori, e ho già girato sia con l’uno che con l’altro. Sono migliori amici, ma è come se fossero davvero fratelli. Lui, dopo averci visto in prova, ha notato la complicità e ha avuto l’impressione di vedere dei fratelli più autentici dei veri fratelli.
A tal proposito volevo fare una riflessione con te sulla nuova generazione di attori francesi. Dopo aver visto Jouer avec le feu a Venezia e Leurs enfants après eux era abbastanza evidente che il premio Mastroianni sarebbe andato a un francese.
Sì, è vero che c’è una nuova generazione e sono molto orgoglioso di farne parte, in qualche modo, e di condividere questa cosa con tutti quelli che lavorano per questo, che emergono e che amano profondamente questo lavoro e che vogliono farlo bene. Penso che ci sia molta qualità. Ci sono molti attori giovani che ammiro molto.
La cosa che colpisce è che, per rimanere sui tre nomi citati, siete tutti bravi per ragioni diverse. I tuoi personaggi sono spesso in silenzio, come abbiamo detto, e quindi riesci a lavorare con il corpo, con gli oggetti (in questo senso il film di Ozon è l’esempio perfetto), quindi hai questa predisposizione.
Sì, ognuno di noi ha qualcosa da dare e credo sia fantastico. Penso che sia interessante per il cinema.
Ispirazioni e riferimenti
In generale, per i tuoi film, hai delle ispirazioni?
Premetto che mi piace guardare film e mi piace scoprire film d’arte. Per quanto riguarda gli attori ce ne sono tanti che mi ispirano. Patrick Dewaere, per esempio, è una grande ispirazione per me, è uno dei miei attori preferiti. Anthony Hopkins, Mads Mikkelsen, Viggo Mortensen, e tanti giovani, sono tutti attori che mi ispirano. Poi ci sono anche gli attori inglesi che adoro in modo particolare e penso siano gli attori più brillanti del mondo. Per esempio ho un’immensa ammirazione per Bill Nighy, Ralph Fiennes, Colin Firth, Mark Strong. Senza dimenticare, ovviamente, le attrici, come Judi Dench che è incredibile, Meryl Streep.
Con gli attori inglesi ho un rapporto particolare, mi affascinano molto nel loro lavoro, ancora più di quelli del mio paese (anche se ci sono tanti attori francesi che mi piacciono), ma è più difficile parlare di attori d’oggi perché sono potenziali colleghi. Come con Vincent Lindon per questo film. Mi piace vedere i film con attori importanti francesi, ma le mie ispirazioni vengono da fuori la Francia. Come ho detto, i britannici sono una delle mie prime fonti di ispirazione.
E poi, quando ero bambino, ho visto molto cinema italiano. I miei genitori mi hanno fatto vedere tutti i Visconti, i Fellini, ma ho amato anche le commedie di Dino Risi, di Ettore Scola, i film di Comencini. Uno dei miei film preferiti è L’Incompreso di Luigi Comencini. È un film che vedo e rivedo sempre volentieri.
Hai qualche progetto all’orizzonte?
Sì, ci saranno dei progetti. Ho un film che ho girato d’estate e che uscirà l’anno prossimo. E soprattutto ci saranno film l’anno prossimo.
Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli
Per l’intervista e le foto si ringrazia l’ufficio stampa di France Odeon