I gemelli Zoran e Ludovic Boukherma sono tornati in Italia per (ri)portare il loro film Leurs Enfants Après Eux. E lo hanno fatto nella splendida cornice della sedicesima edizione di France Odeon, svoltasi a Firenze dal 29 ottobre al 2 novembre. Nel ricco programma della kermesse, diretta da Francesco Ranieri Martinotti e presieduta da Enrico Castaldi, tra anteprime, eventi e ospiti speciali, ci sono stati anche i gemelli Boukherma che, insieme alla proiezione del loro film, già in concorso a Venezia, hanno parlato con il pubblico e commentato le loro scelte.
Nell’agosto 1992 il quattordicenne Anthony e suo cugino ammazzano il tempo in riva al lago insieme a Steph e Clem. Per Anthony sarà l’estate del primo amore, la fine dell’infanzia e il passaggio alla maturità. Ma c’è anche Hacine, un giovane ribelle del quartiere. E una motocicletta che ruba ad Anthony, sconvolgendo la vita di tutti. Nel corso di quattro estati cruciali, i destini di Anthony, Steph e Hacine si attraversano, si scontrano e s’intrecciano.
Con i gemelli Boukherma abbiamo parlato, in esclusiva, del film che ha consegnato a Paul Kircher, il protagonista, il Premio Mastroianni alla mostra del cinema di Venezia.
I gemelli Boukherma e il loro Leurs Enfants Après Eux
Come siete entrati in contatto con questa storia? Come avete conosciuto il libro?
Alla base c’è stato Gilles Lellouche che doveva adattare il libro in una serie. Poi lui ci ha incontrati, perché aveva visto il nostro precedente film Teddy che parla anche della campagna e della provincia, e aveva apprezzato la maniera in cui trattavamo il tema. Inizialmente voleva che scrivessimo la serie insieme che poi lui avrebbe dovuto realizzare. Ma poi si è dedicato al suo film L’Amour ouf, che è in sala in questo momento in Francia, e non ha avuto tempo di occuparsi della scrittura di Leurs enfants après eux. Noi, nel frattempo, abbiamo letto il romanzo, abbiamo familiarizzato con la storia e ci siamo resi conto di esserci davvero innamorati del libro. Avevamo in mente di realizzare un altro film, ma visto che lui non poteva più realizzare una serie da questa storia, abbiamo pensato di recuperare il progetto. La sensazione, però, è stata fin da subito che avremmo realizzato un film piuttosto che una serie e l’abbiamo proposto semplicemente al produttore che ha accettato. Poi Gilles Lellouche ha deciso di coprodurlo e di prendervi parte con il ruolo del padre.
Considerata la lunghezza dell’opera, però, l’idea della serie potrebbe essere interessante, anche da riprendere in futuro.
Sì, un giorno, forse. Noi amiamo e guardiamo molto le serie. Non è la scrittura che ci viene più naturale perché non abbiamo mai scritto una serie, ma in realtà ameremmo molto buttarci in questo mondo.
Quello di Nicolas Mathieu è un libro in cui ci sono molte cose, ma la nostra priorità in generale è avere il tempo di girare. In Francia, quando si realizza una serie, si devono girare molti minuti utili al giorno e non c’è molto tempo per girare con precisione. Noi vogliamo avere, al contrario, il tempo per fare le cose bene ed è anche per questo che abbiamo voluto fare il cinema, per poterci applicare.
Il 1992 come inizio di tutto
Il film inizia nel 1992 (così come il libro) che, casualmente, è anche la vostra data di nascita. Come avete lavorato per ricostruire un passato che è il vostro passato, anche se non eravate adolescenti nel 1992?
Innanzitutto abbiamo guardato molte foto dell’epoca, abbiamo recuperato un catalogo intero di foto di persone, ma non di foto di magazine, bensì di persone vere, e anche di archivi della regione in quell’epoca. Poi abbiamo le nostre foto d’infanzia perché, anche se non ci ricordiamo direttamente, abbiamo molte foto a casa di quell’epoca, anche dei nostri genitori. Penso che, alla fine, siamo abbastanza vicini alla generazione del personaggio di Anthony, anche se noi siamo stati adolescenti 15 anni più tardi.
Siamo legati a lui forse anche perché abbiamo avuto Internet abbastanza tardi, non avevamo neanche i telefoni cellulari quando eravamo adolescenti, e alla fine abbiamo l’impressione di aver vissuto una adolescenza assolutamente simile a quella dei personaggi del film. E poi, a parte il realizzare una storia d’epoca, avevamo soprattutto voglia di ricostituire un’adolescenza che poteva anche sembrare la nostra, perché è l’adolescenza di chi abita nella campagna francese, con delle prospettive di futuro. Alla fine viviamo le stesse cose, anche se con 10/15 anni di scarto.
E in effetti ci sono anche molti riferimenti temporali, come i videogiochi, i poster, ecc. Sembra quasi che il vostro approccio sia quello di sperimentare generi diversi ogni volta. Qui si nota l’impianto letterario, ma ci sono anche dei generi e degli stili diversi, per esempio mi viene in mente il western negli scontri tra i due protagonisti. In generale è un film romantico e mélo e al contempo un coming of age con dei momenti che richiamano l’horror. Siete d’accordo?
Sì, ed è anche una delle cose alle quali abbiamo pensato molto, perché non volevamo fare un film naturalista. L’idea era di raccontare la storia di persone vere, ma di dare a questa storia una sensazione molto ordinaria. Quando abbiamo letto il libro avevamo voglia di fare un adattamento molto naturalista, ma anche un film che potesse utilizzare un po’ di risorse di film di genere, anche perché vogliamo che Leurs Enfants Après Eux sia un film popolare, accessibile alle persone.
La nostra famiglia e i nostri genitori non sono molto cinefili, e questo ci dà un po’ la misura del nostro lavoro. Se il film può piacere ai nostri genitori è una cosa buona, e quindi preferiamo usare elementi che vengono da un cinema popolare, di genere, e inserirli in questa storia. Il libro che aveva scritto Nicolas Mathieu prima di scrivere Leurs Enfants Après Eux, che si chiamava Aux Animaux la Guerre, era un thriller, quindi c’era una dimensione di genere. Nel libro successivo restano alcuni elementi, come, per esempio, le scene di violenza, che richiamano questa idea di genere, ed era un punto in comune con lui.
I riferimenti dei gemelli Boukherma
Approfitto per chiedervi di eventuali vostri riferimenti al cinema in generale.
Paradossalmente ci sono molti film che ci hanno un po’ ispirato durante la preparazione di questo film e che sono abbastanza diversi dal film che abbiamo realizzato. Ci sono molti film d’autore, come i film di Richard Linklater, Boyhood, e anche il film di Sidney Lumet, Vivere in fuga (Running on Empty), con River Phoenix. Sono film che sono molto più sobri degli altri, ma ci sono anche film come Mommy, o Crazy, quindi c’è un po’ di tutto questo.
Poi ci sono anche tanti piccoli accorgimenti: volevamo che il lago che si vede nella primissima scena non si trovasse assolutamente vicino alla città. Abbiamo fatto sembrare che il lago fosse vicino alla città, ma in realtà sono due luoghi molto diversi.
Ed è bellissimo che questi due luoghi coesistano, che la natura sia un po’ frizzante e che sembra quasi il Canada, e poi c’è questa città industriale un po’ più dura. Il lago rappresenta il luogo dell’infanzia, dell’innocenza, e abbiamo voluto aprire il film in questo modo prima di entrare nella città industriale proprio per creare un contrasto interessante.
I temi del film
A livello di tematiche ce ne sono diverse, anche perché il fatto di diluire il film in più anni vi dà modo di sviluppare non solo i personaggi, ma anche i temi. Uno per esempio è il rapporto padri-figli (e anche nonni perché Hacine ha il nonno come figura sostitutiva del padre). Non so come è trattato nel libro, ma mi è piaciuto il modo in cui fate capire che i padri che hanno rilevanza nell’influenzare i figli, anche se poi sono i figli che decidono e che a loro volta diventano padri e hanno responsabilità. C’è anche un’idea di eredità, nel senso di qualcosa che viene tramandato ai figli.
Sul nonno di Hacine per noi è come se fosse un padre. In ogni caso siamo d’accordo con te nel dire che c’è una grande differenza di generazione. Indubbiamente c’è la violenza, l’eredità della violenza tra i figli e i padri, ma c’è anche l’eredità sociale al centro del film. È come se appartenessero a uno stato simile a quello dei loro genitori, ma allo stesso tempo le loro relazioni sono fondamentalmente diverse: l’azienda dove i padri lavorano è chiusa, e i padri li vediamo vicini perché lavorano insieme nell’azienda.
Ci piaceva raccontare come la generazione dei giovani appartiene alla stessa classe sociale dei padri.
E poi c’è anche il tema dell’integrazione che si nota molto bene nella scelta del cast, soprattutto dei due protagonisti, molto simili eppure molto diversi. Hacine e Anthony sono diversi e prendono strade diverse perché la società impone loro delle differenze. Ma in generale anche gli interpreti sono perfetti per marcare queste differenze.
È esattamente ciò che vogliamo raccontare quando vediamo i padri di Hacine e Anthony insieme: hanno la stessa veste di lavoratori e vediamo che sono vecchi colleghi dell’azienda. Nonostante non abbiano le stesse origini, appartengono allo stesso mondo ed è il fatto che questo mondo sia affondato quando l’azienda ha chiuso che ha creato un’opposizione tra Anthony e Hacine. Ma non solo in questo. Loro due sono simili anche in tante altre (piccole) cose, per esempio, quando vediamo la stanza di entrambi che è molto simile, Anthony gioca con i giochi marca Sega, e così anche Hacine, quindi hanno gli stessi riferimenti culturali.
È il punto fondamentale, ma per noi la vera differenza è tra Anthony e Steph, perché i due rappresentano due mondi che sono irriconciliabili. Steph è migliore, è più borghese, quindi avrà la possibilità di proseguire negli studi, mentre Anthony no. E l’intera storia di Anthony è capire che appartiene alla stessa classe sociale di Hacine. In Francia, e anche in Europa in generale, una cosa triste è che nella stessa classe sociale le persone si oppongono e combattono, quando in realtà appartengono allo stesso mondo, hanno gli stessi interessi. È questo che il film racconta.
Personaggi e divisione in capitoli
Potremmo quasi dire che se da una parte sono contrapposti Anthony e Hacine, dall’altra ci sono Steph con la moto. La moto, soprattutto all’inizio del film, è la persona che Anthony e Hacine amano, il loro oggetto del desiderio.
È un modo per i personaggi di avere l’adrenalina e di sentire delle cose diverse. In questo senso c’è un parallelo tra la moto e Steph, anche se la moto è un veicolo e Steph è una persona.
Una domanda sulla divisione in capitoli (che probabilmente deriva dal libro). Ho notato che per la prima divisione degli anni avete inserito il fuoco, poi l’acqua, e alla fine la musica. Io li ho visti come elementi di purificazione. È così?
Non avevamo considerato questo punto di vista, ma è una buona analisi. L’idea che c’è anche nel libro e che abbiamo ripreso è che alla fine dei capitoli lasciamo i personaggi in una sorta di stato di angoscia.
Non c’è nessun elemento preciso che conclude ogni volta la storia, quindi lasciare il fuoco o Anthony sotto la pioggia permette di raccontare che vive un’angoscia emozionale che dice anche che la storia non è finita. Non so se è corretto, ma è una buona analisi.
Il tempismo e il tempo secondo i gemelli Boukherma
Un altro tema è il tempo, non solo inteso come gli anni che passano, ma anche il tempismo errato dei personaggi.
Sì, sicuramente è uno dei temi della storia. La storia è come quello che il tempo fa alle illusioni. I giovani pensano che ci siano tante possibilità nella vita.
Per esempio a un certo punto Anthony dice a Steph che andrà in Texas perché pensa che quella sia l’unica cosa che il suo contesto gli può offrire. Questo a differenza di Steph. Quando si vedono nella scena della festa Patrick e Helen, i due genitori, si immagina che anche loro quando avevano l’età di Anthony cantavano tutti i giorni, nel senso di pensare a un futuro migliore. Poi, invece, c’è l’esplosione di una famiglia, di un divorzio e lo sguardo diventa più drammatico. In questo senso è interessante notare che anche nel momento in cui i personaggi potrebbero parlarsi non hanno in realtà parole per farlo e Anthony non dice niente di più di sei bella a Steph. Così anche per il padre Patrick che è violento, ma pensiamo che comunque ami il figlio anche se non è in grado di dirglielo. Stessa cosa per Hacine. L’assenza di comunicazione fa sì che gli incontri siano sempre mancati perché i personaggi non parlano e quindi non si incontrano.
E in effetti c’è molto silenzio nel corso del film che voi avete mostrato con la camera che va sempre a riprendere i personaggi in primo piano.
Sì, è vero. In generale nelle classi sociali che abbiamo rappresentato non si parla perché non ci sono le parole.
Nuovi progetti per i gemelli Boukherma
Prima abbiamo parlato di mescolanze di genere. Avete già in programma, quindi, di provare a sperimentare un nuovo genere?
Abbiamo scritto un film che è un dramma, ma che è assolutamente più sobrio, con meno musica e più intimo. E poi ci sarebbe anche un sc-fi, ma è un grande progetto che richiederà tempo, quindi nell’attesa ci concentriamo su questo dramma.
Che comunque è un genere nuovo per voi.
Sì, lo consideriamo sempre come un esercizio. In generale ci piace esplorare e non siamo vincolati a un genere in particolare.
Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli
Per l’intervista e le foto si ringrazia l’ufficio stampa di France Odeon