fbpx
Connect with us

Netflix SerieTv

‘Don’t come home’: la serie thailandese creata per coglierti di sorpresa

Una vecchia villa, segreti nascosti, immagini spettrali e una bambina scomparsa. Questo e molto di più nella nuova serie thailandese in onda su Netflix

Pubblicato

il

Che fine ha fatto Min? Potrebbe essere il sottotitolo della nuova, inquietate serie thailandese Don’t come home che chiude il catalogo Netflix di Ottobre. Creata da Thananuj Ebrahim e diretta da Woottidanai Intarakaset, vanta un cast di tutto rispetto con rinomate attrici thailandesi: Woranuch Bhirombhakdi, Pitchapa Phanthumchinda e Cindy Sirinya Bishop.

La serie inizia con una scena terrificante in cui una ragazzina, spaventata dai tuoni e dai lampi che illuminano le vecchie pareti della sua camera, si siede all’improvviso sul letto e vede una figura spettrale con occhi rossi ardenti, in piedi, vicino a lei. Chiama nervosamente la madre, ma prima che possa venire a salvarla, il letto e tutti gli altri mobili nella stanza iniziano a levitare e restano sospesi in aria. Anche la porta della stanza si chiude con un forte tonfo, intrappolando dentro la bambina, da sola. Segue un urlo carico di terrore e lo schermo diventa nero.

Ma questo è solo l’inizio di Don’t come home.

Sei puntate che raccontano la storia di Varee (Woranuch BhiromBhakdi) una donna in fuga dal marito violento con la figlia di cinque anni, Min (Ploypaphas Fonkaewsiwaporn). La donna è costretta a trasferirsi nella vecchia e inquietante villa di famiglia, la Jarukanant House, un’antica dimora situata in mezzo a piantagioni di gomma e abbastanza vicina alla spiaggia. Ma Min viene subito spaventata dalla casa a causa di orribili figure spettrali. La madre pensa che siano solo i capricci di una bambina e decide di non crederle. Una notte tempestosa, la donna sente delle urla provenire dalla camera da letto della figlia. Raggiunta la sua stanza, pochi secondi prima che la porta si chiuda da sola, Varee riesce a vedere tutti i mobili, incluso il vecchio letto di legno, levitare. Pochi minuti dopo, la bambina scompare nel nulla.

Che fine ha fatto Min? Cosa sta succedendo in quella vecchia casa? 

Non fatevi ingannare dalla premessa usuale. Don’t come home non è un semplice horror ma un thriller soprannaturale di livello superiore.

Focus sulle figure femminili

Don’t come home cattura sin dall’inizio tra visioni spettrali, rumori funesti e una bambina inquietante. Gli elementi sono quelli classici dell’horror: casa infestata, bosco, temporale, urla.

Il focus narrativo è strettamente incentrato sui personaggi, quasi tutti femminili: una madre, una figlia, una poliziotta. Un gruppo di donne con età e storie differenti ma tutte accomunate dalla stessa cosa: l’antica villa. Una casa inquietante e rustica che sembra un personaggio a sé, avvolta dal mistero e dal decadimento. La loro permanenza all’interno dell’abitazione si trasforma presto in un concentrato di suspense, dubbi, paure e terribili visioni. Vengono svelati rapidamente i segreti custoditi nella tenuta, la cui architettura unica diventa un elemento vitale che accresce l’inquietudine.

Lo spettatore assiste inerme all’indagine di eventi insoliti che hanno luogo nella casa dove Varee ha vissuto trent’anni fa. Entrambe incontrano incidenti inspiegabili, fino a trovare un oscuro segreto nascosto tra le mura della vecchia casa. Tutti gli attori della serie sono perfetti, ma Ploypaphas Fonkaewsiwaporn, la bambina che interpreta la piccola Min, è semplicemente fantastica.

Don’t come home è un viaggio allucinante che esplora una delle narrazioni più complesse: una madre che viaggia nel tempo e finisce per diventare sia sua madre che sua figlia. Ogni pezzo del puzzle è accurato e torna al suo posto in una maniera semplice e impeccabile. Le inquadrature sono tutte estremamente scure, quasi claustrofobiche, con un’estetica grintosa che mantiene viva la suspense e tiene gli spettatori agganciati fino alla fine.

La complessità emotiva sale di livello di puntata in puntata fino ad arrivare a quel finale dove la frase “Don’t come home”, ovvero “Non tornare a casa” assume il suo pieno significato. Complessivamente, siamo di fronte a una buona serie che mantiene un buon ritmo, e mentre la prima metà stuzzica gli spettatori con il solito horror soprannaturale, pieno di fantasmi e visioni, nella seconda parte la storia si capovolge con un colpo di scena scioccante. E tutti gli indizi e le presunte piste dell’inizio cominciano ad avere senso man mano che ci avviciniamo alla fine.

Il finale è perfetto: unisce tutti i pezzi e i frammenti disseminati nei cinque episodi, spiegando l’intera storia nel sesto e ultimo.

Ricorda un po’ la serie Dark, ma è più inquietante.

Il trailer di Don’t come home


Se questa recensione ti è piaciuta leggi anche: Don’t move

‘Don’t move’: una vera e propria lotta per la sopravvivenza

Don't come home

  • Anno: 2025
  • Genere: horror
  • Nazionalita: Thailandia