Il cortometraggio è diretto dal regista Abdellah Taïa, che nel 2014 esordì nel lungometraggio in L’Armée du Soleil (presentato al Festival di Venezia). Il film era tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Taia.
Never stop shooting una lettera d’amore
Lo scrittore e regista Abdellah Taïa, il primo autore marocchino ad aver apertamente dichiarato la sua omosessualità, scrive una lettera al nipote, Brahim, che è gay e vive in Marocco, per aiutarlo a uscire dalla paura, per sostenerlo, per camminare con lui. Per fargli sentire il suo amore incondizionato.
Je me sens seul, trés seul
Inizia con un’accorata lettera il dialogo a una voce di Taia centrato sulla comprensione di un percorso condiviso e difficile fra zio e nipote. Il tema è arduo da affrontare in una società come quella in cui il regista si è trovato a crescere e con la consapevolezza di dover accettare prima e affrontare poi una ‘pericolosa’ diversità.
Taia risponde alla mail del nipote Brahim raccontandogli come anche lui avesse dovuto affrontare anni prima quello stesso ‘dramma’. Il mare fa da sfondo alle reciproche confessioni, mostrandosi nella prima parte del racconto grigio e increspato, sovrastato da un cielo colmo di nuvole.
Taia cerca di accostarsi alla confessione ricevuta dal nipote con delicatezza e sensibilità, consapevole della solitudine profonda che il ragazzo, appena quindicenne, possa sentire nel suo animo. Gli dona la sua vicinanza, il suo sostegno sincero e partecipe nel suo tormento interiore.
Eroi rivoluzionari
Tu dois oser l’idée de la Liberté. Et crier, crier
La scrittura si richiama al passato e al ricordo doloroso dei suoi genitori, a cui mai il regista era riuscito ad aprire il cuore: una mancata confessione di cui Taia preserva ancora il rimpianto doloroso. Nel cimitero, fra le lapidi ammassate, ‘lo zio’ confessa come si sentisse terribilmente solo da ragazzo, in una società dove la diversità non era contemplata : non c’era nessuno come lui e unico esempio di ardito coraggio era un personaggio divenuto celebre in Tv. Uno chanteur che seppe rompere molti schemi, superare parecchi tabù morendo poi molto giovane . A volte rappresentava per Taia perfino un sostegno a cui aggrapparsi anche in sogno .
Il racconto si sposta poi su una giovane cantante, Samira Saled, altro esempio di cambiamento importante nella società passata. Anche lei una pioniera dell’osare, un esempio di donna nuova e libera che resiste da sola nel Marocco. Attraverso il loro coraggio Taia ribadisce a Brahim la necessità di sostenersi a lui per uscire dalla fredda realtà del loro paese, travalicare quei confini rigidi ed entrare nel mondo libero.
Mare e spiaggia circondano la scrittura che si sposta a riflettere sul diritto alla felicità e sul coraggio di lanciarsi nel vuoto aldilà delle proprie paure. Ne jamais ‘sarreter de crier diviene allora il grido di una lotta molto meno visibile di quelle armate perchè fatta di silenzi e sofferenza interiore, ma altrettanto importante. La libertà di essere quello che si è , la negazione della negazione, la capacità di poter allontanare la paura , di fare un salto nel mare divenuto più calmo sostenendosi ad una mano ferma e solidale.
Nous marchons ensemble.
Un regista scrittore di successo
Nato a Rabat. lo scrittore -regista Abdellah Taïa ha pubblicato diversi romanzi usciti con successo poi in Europa e negli USA.
Molti sono d’ispirazione autobiografica; tra le sue opere più famose: Des Maroc (Parigi: Paris-Méditerranée, 1999), Mon Maroc (Parigi: Séguier, 2000), Le rouge du tarbouche (Parigi: Séguier, 2005; Casablanca: Tarik, 2006) e L’Armée du salut (Parigi: Seuil, 2006).
L’undicesimo romanzo di Abdellah Taïa, “Il bastione delle lacrime”, gli è valso il Premio per la lingua francese.
Evocando la violenza contro i bambini e la discriminazione contro gli omosessuali nel suo paese natale, ma anche personaggi femminili molto liberi ispirati alle sue otto sorelle maggiori, Abdellah Taïa ha firmato, secondo la critica, all’età di 51 anni, la sua storia più riuscita.
Alla Fiera di Brive (sud-ovest) di novembre, lo scrittore marocchino riceverà anche il Premio della Lingua Francese per tutta la sua opera. Ha vinto il Prix de Flore nel 2010 per Le Jour du roi.
Il Bastione delle Lacrime è stato selezionato per diversi premi autunnali: il Médicis, per il quale è ancora in corsa, il Goncourt e il Grand Prix du roman de l’Académie française.
Dopo aver a lungo sognato di lavorare nel mondo del cinema, nel 2013 ha girato il suo primo film da regista, L’Armée du salut (“L’esercito della salvezza”), liberamente tratto dal suo omonimo romanzo, e invitato a partecipare alla Settimana della Critica della Mostra del Cinema di Venezia.