Frequentatore assiduo della Capitale, il regista marsigliese di origini armene Robert Guédiguian torna alla Festa del Cinema di Roma 2024 a distanza di solo un anno (nel 2023 ha partecipato con il film E la festa continua!), quanto gli è bastato a scrivere, girare e produrre La Pie Voleuse (La Gazza ladra), una deliziosa commedia sociale presentata nella sezione Grand Public, che ha riscosso un buon successo di pubblico e di critica, come la maggior parte delle sue opere, che sanno raccontare con leggerezza e grazia una società spesso egoista, materialista e segnata da drammi e diseguaglianze
Fedele alla ‘sua’ Marsiglia, dov’è nato e dove ha girato quasi tutti i suoi film (da Marius e Jeannette che lo rese celebre nel 1997, fino ai più recenti La casa sul mare, Gloria Mundi, E la festa continua!, presentato alla Festa di Roma del 2023), e dove vive e lavora con Ariane Ascaride, sua moglie ed interprete femminile d’elezione di tutte le sue storie, anche stavolta il film è ambientato nel microcosmo operaio dell’Éstaque, villaggio sul mare all’estremo nord di Marsiglia, dove si manifestano le conseguenze del lavoro precario, la difficoltà di mantenere alti i propri ideali e la facilità di disgregazione dei rapporti personali,
Come quasi tutti i film del regista, La Pie Voleuse mescola sapientemente i problemi della gente nella vita quotidiana con la critica sociale, descrivendo un mondo dove le diseguaglianze e la poca tolleranza delle altrui disgrazie impediscono spesso di aprirsi alla solidarietà reciproca e di vivere pacificamente. apprezzando le tante piccole e grandi gioie che la vita può offrire.
Una gazza ladra che ruba agli anziani per dare ai giovanissimi
Maria è una donna di mezza età, con un mutuo da pagare per la casa ed un marito che ha perso il lavoro e passa le giornate al bar a giocare (ed a perdere) i pochi soldi di pensione che percepisce. Donna amabile e benvoluta da tutti, Maria sbarca il lunario assistendo alcuni anziani, che accudisce con grande dedizione, facendo le pulizie, preparando da mangiare e soprattutto ascoltandoli, cosa che nessun familiare si prende la briga di fare.
Ma la nostra simpatica protagonista ha un difettuccio: di tanto in tanto, senza che i suoi badati se ne possano rendere conto, rubacchia loro cinquanta, cento euro, forse di più: i suoi intenti non sono malvagi, dato che il motivo principale per cui lo fa è assicurare al suo nipotino, un talento musicale precoce, l’affitto mensile di un pianoforte e le costose lezioni settimanali, grazie alle quali spera possa vincere una borsa di studio. Inoltre Maria ha un piccolo vizio: adora le ostriche e, con una piccola parte dei suoi guadagni illeciti, se ne procura sempre qualcuna presso il mercato locale.
Finché un giorno, per una serie di concatenazioni impreviste, un allagamento del negozio di pianoforti ed un incontro fortuito tra la figlia di Maria e il figlio del suo paziente preferito in sedia a rotelle, interpretato magistralmente da Jean-Pierre Darroussin (altro attore cult di Robert Guédiguian), verranno a galla le malefatte di Maria e, nonostante il suo pentimento e la sua vergogna, si profilerà anche l’ombra di una denuncia.
Sarà grazie all’attenzione autentica da lei data ai suoi vecchietti (qui il regista descrive anche la condizione di solitudine di tanti anziani privi di difese e di compagnia) che qualcuno, mentre si profila la tragedia, la tirerà fuori dai guai: ancora una volta l’idea della comprensione, dello sguardo accogliente e generoso verso le debolezze degli altri, della solidarietà contro la rabbia e la vendetta costituiscono il principale messaggio del regista.
L’umanesimo di Guédiguian: nella vita come nei film
La poetica cinematografica di Robert Guédiguian viene spesso definite ‘umanista’ o anche ‘utopistica’, e forse entrambe queste definizioni gli si addicono: certo è che le virtù della coerenza e della lealtà da lui portate avanti nella vita, la sua fedeltà alla città di Marsiglia ed alle piccole, grandi storie ‘universali’ che è capace di raccontare fra impegno politico e leggerezza, sempre rivolgendosi alle contraddizioni e risorse dell’essere umano, capace di superare anche difficoltà enormi e di trovare la luce alla fine di un tunnel, lo rendono un personaggio, un artista, abbastanza unico, di grande dignità ed umanità.
D’altra parte in gioventù Guédiguian fece un patto con un gruppo di amici artisti, promettendosi a vicenda che mai avrebbero tradito le loro origini e le loro idee, pena l’esclusione dal gruppo stesso: fra questi artisti, alcuni sono divenuti poi i suoi più stretti e costanti collaboratori, Jean-Pierre Darroussin, compagno di studi teatrali di Ariane Ascaride, la stessa Ariane, divenuta poi sua moglie, il suo vecchio amico Gérard Meylan (che oltre alla professione di attore ha esercitato per 35 anni quella di infermiere in un ospedale pubblico) ed altri ancora.
Anche La Pie Voleuse non si sottrae a questo obiettivo: “il desiderio alla base di questo film – racconta il regista – è sempre quello di trattare importanti temi sociali attraverso il filtro della commedia”. Il focus è sempre sui quartieri popolari di Marsiglia, sul porticciolo dell’Estaque, dove protagonisti sono gli abitanti di questi quartieri, perlopiù operai, proletari e sottoproletari che cercano di sopravvivere in un mondo pieno di ingiustizie, dominato dai ricchi e dalle loro leggi.
“Farò sempre film sugli oppressi, i poveri, i deboli, le vittime – conclude Guédiguian – Credo che questo sia il compito degli intellettuali e degli artisti”.