I Sabotatori è una commedia dell’assurdo che sfocia nel non-sense. Distribuita da Soul Film e prodotta da Pathos Distribution, sarà presentato in concorso alRome Independent Film Festival (RIFF).
A metà tra una sorta di italianizzazione di The Truman Show e un’estremizzazione delle paranoie sociali a cui noi tutti ci troviamo di fronte almeno una volta nella vita, il film di Francesco Logrippo e Marco Minciarelli è una divertente parentesi sulla vita di tutti i giorni.
I Sabotatori: la recensione
Vi è mai sembrato che la vostra giornata andasse storta al punto da lasciarvi addosso la sensazione che dovesse per forza essere stata pianificata da qualcuno?
È da questa domanda che parte il cortometraggio di Logrippo e Minciarelli, scritto da Logrippo stesso insieme a Giorgio Maria Nicolai. Il film I Sabotatori ci racconta, attraverso l’uso della comicità dell’assurdo, un pensiero frequente soprattutto per quelli che si portano dietro un certo quantitativo di sfortuna sulle spalle.
Fra’, trent’anni e una vita fatta di espedienti e lavoretti sottopagati, ogni volta che prova a migliorare la sua condizione, qualcosa va sempre storto. Un inaspettato colloquio di lavoro potrebbe liberarlo da quelle catene. Sin dall’inizio, però, vediamo il protagonista tenuto sotto stretta osservazione da una misteriosa organizzazione che tenta, in ogni modo, di impedirgli di fare quel colloquio. Perché ciò vorrebbe dire vederlo realizzato nella vita. I motivi dietro l’agenzia non sono chiari, né ha senso che lo siano. Procedendo per una serie di intoppi dal più banale (provare a fargli fumare dell’erba) fino ad arrivare a deviare l’intera linea dei trasporti romani, il film ci racconta in modo buffo le disavventure di un uomo comune schiacciato da un destino incontrollato e, per questo, troppo in controllo.
Chi sono I Sabotatori?
Il cortometraggio che Logrippo e Minciarelli portano al RIFF, sotto la vena sarcastica e leggera, forse ci racconta di un destino comune all’essere umano. Se infatti il libero arbitrio ci appartiene, sociologicamente parlando è bene ricordare come le nostre azioni non sono altro che dettate dal contesto e dalle circostanze che ci plasmano. Lungi da questa recensione voler fare una disamina sociale di quello che è – e deve essere – un cortometraggio divertente, risulta interessante anche trovare degli spunti di riflessione articolati.
È tema comune in questa generazione quello di sentirsi passivi in una vita che non sentiamo appartenerci, oppressi dal peso delle responsabilità in un mondo che corre troppo velocemente. La paranoia di Fra’ – che nella finzione del corto si fa letterale – ci porta a riflettere sul ruolo di questi Sabotatori anche nella realtà. Potenti, oscuri, ma che non ricordano neanche più perché fanno ciò che fanno. Vivono distanti dalla fatica, dalla vivida concretezza della realtà, guadagnando dalle sfortune dei più deboli. Non solo: ne ridono, come nella scena in cui i due agenti dell’organizzazione ricordano le loro malefatte nei confronti di Fra’.
Che siano questi, i nostri angeli custodi?