Silence of reasons di Kumjana Novakova è un pluripremiato documentario d’archivio (IDFA, Torino Film Festival, Cinema du Réel, ZagrebDOX, Hot Docs), opera seconda della regista bosniaca, che aveva già trattato con il suo precedente film Disturbed Earth (2021) il massacro di Srebrenica. Dopo essere presentato al Festival dei Popoli alla presenza della regista, ora il film sarà presentato all’Euro Balkan Film Festival. Proiezione il 10 Novembre.
Feroce narrazione di una pagina nera della storia iugoslava, dove le donne, vittime e testimoni, si prestano coraggiose a difendere davanti al mondo intero e contro i propri aguzzini, l’umanità macchiata di sangue.
Silence of reasons di Kumjana Novakova, la sinossi
Silence of reasons è un documentario di archivio che disvela la verità storica sugli eventi mostruosi avvenuti tra il 1992 e il 1995 nell’area di Foča, Bosnia-Erzegovina sudorientale. E lo fa associando in montaggio le immagini tratte dai registri di guerra insieme alle testimonianze delle superstiti, depositate presso la Corte Internazionale di Giustizia come documentazione ufficiale dei processi contro i colpevoli di tali disumanità. La voce delle testimoni descrive le violenze subite nel contesto della pulizia etnica, operata dalle forze serbo-bosniache per liberare l’area dai Bosniaci musulmani. Un clima di terrore enfatizzato dall’oblio in cui questa fetta di Europa era caduta in quegli anni.
Un estratto di ‘Silence of reason’ di Kumjana Novakova
Per una pagina di storia sconosciuta, un racconto evocato
La cronaca di queste donne è una voce fuoricampo che, con lucidità, illustra luoghi e dinamiche, elencando i nomi di coloro che hanno perpetrato alcune tra le atrocità più efferate nel conflitto etnico e razziale della ex-Jugoslavia. L’area di Foča è diventata tristemente e storicamente famosa per i cosiddetti “campi di stupro” (rape camps) dove le donne venivano forzatamente rinchiuse, torturate, violentate e talvolta vendute, ricalcando la sorte infausta delle comfort women asiatiche.
Sebbene non esista possibilità di edulcorare quei fatti, Kumjana Novakova realizza in Silence of reasons un montaggio arguto, lasciando al pubblico molta della responsabilità di rappresentare la sofferenza rievocata.
In principio si riesce, in qualche modo, a mantenere una certa distanza, leggendo in quel girato la descrizione di strade cittadine circondate dai monti. Un tempo popolate da etnie diverse, ma coesistenti in un fraterno scambio.
Procedendo oltre, le voci spezzate dalla registrazione analogica, ma sempre lucide, aggiungono dettagli. Ed è solo allora che ci si sente risucchiati, con un’incontrastabile energia, verso questa dimensione evocativa che ci costringe a un’angosciosa empatia con queste donne sfregiate. Loro, eroine che hanno scelto di presenziare e testimoniare la propria tragica esperienza, i maltrattamenti subiti e la freddezza con cui tutto questo è avvenuto, per non cadere nuovamente nell’oblio e non lasciare ai colpevoli (e alle colpe) la possibilità di ripetersi.
Un altro estratto di Silence of reasons di Kumjana Novakova
Il potere terapeutico del cinema
Silence of reasons si pone da una parte come un lavoro artistico, di montaggio, dalla fortissima carica evocativa. Un amplificatore che consegna alla riflessione un trauma da cui necessariamente ci si vuole liberare, per poter voltare pagina e cercare la guarigione.
Dall’altra, si tratta di una ricerca storica che finalizza e consegna ai libri quella disumanità del periodo bellico, che più e più volte in passato è finita insabbiata o congedata come comportamento efferato quasi giustificato, perché in tempi di guerra, si sa, la follia è all’ordine del giorno. Così, per vergogna, colpa o incapacità di rielaborare, tante cicatrici non sono ancora rimarginate.
È qui che il cinema documentario agisce come massimo catalizzatore, unendo i fili della verità in un tessuto da cui questa non possa più sfuggire.