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Rome International Documentary Festival

Nasce il concorso ‘Documentare i diritti’ Soggetti, pitch, mastercalss e proiezioni

Intervista a Christian Carmosino Mereu: una nuova proposta nel panorama culturale romano, in seno al già collaudato RIDF

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Pich, Amnesty International, soggetti. Università Roma Tre, sceneggiature, diritti umani e documentario. Giovani. Queste sono solo alcune delle parole chiave che caratterizzano una nuova proposta nel panorama culturale romano, in seno al già collaudato RIDF, Rome International Documentary Festival. Stiamo parlando della prima edizione di Documentare i Diritti, un Concorso per soggetti cinematografici che prevede un coinvolgimento scalare dei partecipanti che culmina nella visione collettiva di 20 Days in Mariupol, Premio Oscar 2024 come Miglior Documentario, del regista e fotografo ucraino Mstyslav Chernov, alla presenza di Andrea Lucchetta, giornalista TG1 inviato in Ucraina, e di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.

Creativo e formativo, divulgativo ma anche d’intrattenimento: tutti i partecipanti coinvolti in questo evento sembrano trovare spazio espressivo e persino il pubblico può assegnare un premio!

Per farci raccontare meglio Documentare i Diritti ed entrare più nel vivo del ricco programma, abbiamo voluto intervistare Christian Carmosino Mereu (intervistato nel 2009 da Taxidrivers per L’ora d’amore), tra gli ideatori del percorso.

L’intervista a Christian Carmosino Mereu

Christian, come è nata l’idea di creare un concorso legato alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Qual è stata la genesi delle fasi, creative, formative, interattive?

Il cinema del reale ha sempre avuto una fortissima connessione con i diritti umani e spesso riceviamo film con temi fortemente connessi agli stessi. Tuttavia, soprattutto in Italia e soprattutto tra i più giovani, non c’è dimestichezza non solo con i temi, ma con la corretta maniera di trattarli. Raccontare una storia che coinvolge e determina (in bene o in male) la vita di persone spesso fragili o minacciate è una responsabilità enorme. Abbiamo pensato che “educare” a conoscere tutti gli aspetti e riconoscere le insidie nascoste dietro ad un progetto filmico con questi temi fosse non solo utile ma necessario. Per formare giovani registi e registe più consapevoli, ma anche per offrire loro un ventaglio delle possibilità artistiche che il cinema del reale offre.

Abbiamo proposto questo concorso/formazione all’Assemblea Capitolina(partecipando al bando “Sementi 2024”. E il progetto è stato abbracciato, per cui siamo felicissimi che il nostro festival, che si terrà dal 5 al 9 dicembre, avrà una sua “anteprima” dal 4 al 7 novembre con questa manifestazione sulla quale sono entusiasticamente convertite -a diverso titolo- Amnesty International Italia, il DAMS Roma Tre, la RUFA e la Fondazione Piano Terra. Abbiamo ricevuto numerosi progetti e stiamo seguendo con attività formative dirette i ragazzi che li hanno proposti, in modo che arrivino preparati alle Masterclass.

Le Masterclass

Vittorio Moroni, Ilaria Fraioli, Federico Schiavi e Marco Speroni. Queste “lezioni speciali” si terranno per i ragazzi e il pubblico all’Università Roma Tre nelle Aule del DAMS dal 4 al 6 novembre. Gli “speciali allievi” dovranno a loro volta affrontare i Pitch individuali il pomeriggio del 7 novembre. Questa sorta di challenge si terrà al Teatro Palladium, verrà votata dal pubblico e da una giuria di esperti formata da Laura Petruccioli (Amnesty International Italia), Raffaele Brunetti (produttore), Federico Schiavi (produttore), Marco Speroni (regista), Leonardo De Franceschi (docente di cinema) e Markus Nikel (Rai Documentari). Saranno loro a premiare il miglior progetto con 2.000 euro.

Il concorso si inserisce in un evento formativo di tre giorni realizzato, come hai detto, da una sinergia di forze: il sostegno della Presidenza dell’Assemblea Capitolina, il patrocinio del DAMS – Università di Roma Tre e in collaborazione con Amnesty International e RUFA – Rome University of Fine Arts. Quanto ci avete messo a mettere assime questi soggetti portatori di interesse e supporto logistico?

È stato un lavoro tutto sommato semplice perché tutti i soggetti coinvolti hanno da subito capito la qualità e l’importanza del progetto, che non è solo culturale, ma ha anche un grande valore formativo e di indirizzo, in un mondo dove spesso gli autori si lanciano allo sbaraglio nell’affrontare temi enormi, complicati perfino per autori esperti, figuriamoci per under 25. Il lavoro con i diversi partner è stato produttivo e questo ci fa ben sperare in una futura crescita dell’iniziativa.

Il Pitch

Il concorso si rivolge a giovani sotto i 25 anni. Nella sera conclusiva, il 7 novembre al Teatro Palladium di Roma, ci hai spiegato come i progetti migliori dovranno essere presentati con un pitch dai rispettivi autori. Se è vero che nasce nel mercato americano per velocizzare la presentazione dei progetti, è vero che ormai anche in Italia le produzioni cinematografiche si servono del pitch come strumento valutativo?

Il pitch è ormai una parola e una pratica molto consolidata tra i giovani. È uno strumento per farsi conoscere, ma anche per conoscere. Mettere la faccia e interagire di persona nel presentare un progetto è fondamentale, non solo per ottenere riscontro e collaborazione, ma per focalizzare meglio punti di forza e di debolezza del proprio progetto, mettendolo in discussione e aiutandone endemicamente lo sviluppo stesso.

Uno degli elementi chiave però è la formazione intensiva che precede. Puoi parlarci brevemente delle masterclass e degli incontri formativi previsti per i partecipanti? Quali competenze puntate a sviluppare nei giovani registi?

Abbiamo scelto come autori delle Masterclass tre registi e una montatrice particolarmente e storicamente “engaged” con i diritti umani. Per noi però era importante che nessuno di loro avesse un approccio “giornalistico” o che fosse un autore conosciuto soprattutto per fare film “militanti”: al contrario, siccome crediamo che anche quando si tratta di diritti umani è importante fare cinema, abbiamo selezionato registi e montatrici con una grande attenzione alla forma e al rispetto delle storie e dei protagonisti. Vorremmo che loro comunicassero ai giovani non solo il bisogno di intervenire su certi temi, ma anche quello di farlo con delicatezza, intelligenza e rispetto.

Documentario: vocazione etica, scelta estetica

La Giuria valuterà i progetti secondo criteri etici ed estetici. Quali aspetti ritieni siano più importanti in un progetto che voglia raccontare questi temi attraverso il cinema documentario?

Come suggerivo prima per noi l’etica non è mai disgiunta dall’estetica. Un film che non coinvolge, che non cattura i sentimenti dello spettatore non fa cinema, ma al massimo informa. Per noi le due cose possono e devono essere dosate sapientemente. È un equilibrio difficile e ci piacerebbe che i ragazzi sentissero la necessità di coniugare al meglio i due aspetti.

L’impatto sulla città

Roma e il Palladium sono scenari d’eccellenza, centrali in questo evento. In che modo la città e questo teatro contribuiscono a dare valore al concorso e all’interazione tra giovani registi e pubblico? Per questa prima edizione avete mosso strategie per coinvolgere i cittadini del quartiere della Garbatella?

Il Palladium è un teatro storico della Capitale, con una forte tradizione di connessione e relazione con il quartiere. Da quando l’ateneo ha deciso alcuni anni fa di gestirlo direttamente, questa vocazione è stata ripresa e rafforzata, non è un caso che tra gli ospiti della serata finale e come collaboratori del progetto ci sarà certamente Maya Vetri, l’assessora alla cultura del Municipio VII (che ospita l’Università e il Teatro). Ci auguriamo che il quartiere risponda come ha fatto in precedenti occasioni, anche grazie all’impegno più che attivo delle istituzioni locali.

Foto: RedazioneTurismoRoma.i

Infine, cosa ti auguri per il futuro di Documentare i Diritti? Come vedi la crescita del Concorso nei prossimi anni e quali impatti speri possa avere sui giovani cineasti? Speri sia più di stimolo per gli autori di documentari o per il loro pubblico?

Siamo appena nati, ora ci stiamo concentrando per fare questa prima edizione al meglio, ma secondo me è una manifestazione che insieme al Rome International Documentary Festival, quest’anno alla terza edizione e che è la sua “madrina”, ha un grandissimo potenziale di crescita, per cui sicuramente insisteremo per potenziarla e allargarla il più possibile. Ricordiamoci infatti che gli autori di documentari sono sempre stati prima spettatori: spettatori consapevoli possono diventare autori e aiutare la diffusione e il successo di quel cinema del reale impegnato di cui abbiamo tanto bisogno.

Documentare i diritti

  • Anno: 2024
  • Durata: 3 giorni
  • Genere: documentario
  • Nazionalita: italiana

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