FESTIVAL DI CINEMA

66esimo Festival di Cannes: “The Bling Ring” di Sofia Coppola (Un Certain Regard)

I bad teenagers di Sofia Coppola sbarcano a Cannes senza troppo convincere

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Anno: 2013

Durata: 90′

Genere: Drammatico

Nazionalità: USA

Regia:  Sofia Coppola

Inaugura Un Certain Regard il lavoro di Sofia Coppola, The Bling Ring, ispirato ai fatti di cronaca successi nelle colline dorate di Hollywood quando un gruppo di teenagers ossessionato dal glamour ha dato il via a una serie di rapine nelle ville di alcune star tra cui Paris Hilton, Orlando Bloom, Lindsay Lohan, Rachel Bilson e tanti altri, rubando vestiti, accessori e beni di lusso per un valore di 3 milioni di dollari. L’idea della Coppola prende corpo da un articolo di giornale pubblicato da Nancy Jo Sales su Vanity Fair intitolato The suspects wore Louboutins e ad esso resta fin troppo legata nella definizione del proprio punto di vista.

The Bling Ring ci introduce efficacemente e velocemente nel mondo di Rebecca (Katie Chang), Mark (Israel Broussard), Nicki (Emma Watson), Sam (Taissa Farmiga) e Chloé (Claire Julien). Questo gruppo di ragazzi di appena 17 anni è ossessionato dalle star, si serve dei siti di gossip per sapere a quale party parteciperanno i loro beniamini in fatto di moda, localizza con un click l’indirizzo delle loro abitazioni ‘per fare shopping’, si introduce nelle loro eccentriche ville spesso lasciate aperte o insufficientemente sorvegliate, pubblica sui social media le foto dei nuovi ‘acquisti’. Nell’incoscienza del gesto guidato solo dalla brama di possedere oggetti indossati o appartenenti alle star, il quintetto capitanato da Rebecca trascura un dettaglio fondamentale, l’illegalità del loro vizio. Ritmo, colonna sonora e fotografia firmata impeccabilmente da Harris Savides sono elementi accattivanti di una bella confezione dal contenuto claudicante.

Ho cercato di essere empatica, non volevo giudicare. Non intendevo dire che quanto fatto da questo gruppo di teenagers fosse giusto ma ho preferito lasciare il pubblico libero di sviluppare la propria idea della storia. Non mi piace dire allo spettatore cosa deve e non deve pensare. Questo film mostra come la cultura possa influenzare i ragazzi che non ricevono forti valori dalla propria famiglia”. Ciò che non convince del tutto in The Bling Ring è proprio la mancanza di prospettiva che la regista decide deliberatamente di assumere. Cambiare i nomi dei protagonisti per evitare di contribuire alla crescita della loro fama e apportare ai fatti realmente accaduti piccole modifiche funzionali alla messa in scena cinematografica non basta per trasformare la cronaca in film. Benché il suo ultimo film Somewhere, vincitore nel 2012 a Venezia, avesse fatto storcere il naso ai più per il suo girare intorno all’inconsistenza della vita di un attore famoso, tediandoci con la sua noia, va riconosciuta a questa penultima fatica un’intenzione precisa e coerente, a differenza del suo ultimo impegno cinematografico deliberatamente privato della stessa progettualità.

The Bling Ring richiama immediatamente alla memoria – quasi cercando di essere il suo complementare – il capolavoro tanto dibattuto di Harmony Korine, Spring Breakers, quel film in concorso a Venezia 2012 su un gruppo di adolescenti perdute e attratte fatalmente dal sogno illusorio di fare soldi in modo facile. Non mancarono i critici che, usciti dalla sala, gridarono alla vacua esposizione di corpi nudi ancheggianti e deliranti, invece Spring Breakers è molto di più, è una critica all’american dream infranto e fatuo dei teenagers esplosa in quelle immagini di puro cinema.

La Coppola riesce a iniettare nel suo film una carica estetica vividissima che si fissa sulla retina dello spettatore ma pecca nell’assenza di un messaggio veicolato, sembra infatti che la sua intenzione comunicativa resti inespressa nella potenza dell’informazione-fonte sottesa all’idea.

Francesca Vantaggiato

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