In occasione del Trieste Science+Fiction arriva un film che unisce il filone sugli alieni con l’atmosfera da medical. Ed è il lungometraggio The Bunker,diretto da Brian Hunson, scritto in collaborazione con Charles L. Bunce e Chelsea Edmundson, Tony Todd e Tobin Bell, che, in concorso al Trieste Science+Fiction Festival, è stato mostrato in anteprima al PopCorn Frights Film Festival e successivamente al FrightFest.
Di cosa parla The Bunker
Quando delle misteriose astronavi aliene compaiono nell’atmosfera terrestre, il governo americano forma una squadra di scienziati per creare una bio-arma che possa fermare gli invasori alieni. La dottoressa Michelle Riley (Chelsea Edmundson) viene chiamata a collaborare nella creazione dell’arma, lavorando in un bunker e comunicando a distanza coi suoi colleghi su Zoom, ma la paranoia e gli effetti dell’isolamento portano la scienziata ad interrogarsi sulle vere intenzioni della missione in cui è coinvolta.
Ricerca nell’isolamento
The Bunker riporta gli spettatori ad una memoria non troppo distante dal loro presente: le condizioni in cui i protagonisti lavorano, vivendo da soli in stanze e comunicando unicamente via telematica, sono un chiaro eco dei lockdown del Coronavirus, periodo che ha ispirato il film stesso. Gli scienziati che lavorano per trovare una cura contro il male dilagante nel mondo esterno è una lettura che accomuna sia gli eventi legati al Covid che quelli della storia del lungometraggio.
Fra molti film sugli alieni dove i protagonisti sono sempre soldati dal grilletto facile o combattenti, TheBunker ci mostra un’altra linea di combattimento. Con un gruppo diverso di soldati ma non per questo meno importanti. Gli scienziati, infatti, proprio come i soldati, compiono estremi sacrifici, lasciando le proprie famiglie pur di scendere in campo e debellare la minaccia che si sta avventando sull’umanità. TheBunker ci ricorda delle estreme condizioni psicologiche a cui gli scienziati sono costretti a lavorare, consapevoli che ogni minuto che passa è una vita che non sono riusciti a salvare.
Bio-Armi ed etica
Creare una bio-arma per uccidere un’intera popolazione: la frase da sola basterebbe per creare un complesso discorso etico per un intero film. Ed infatti The Bunker pone delle interessanti premesse, ma purtroppo non dà delle risposte: il discorso sull’etica infatti è trattato molto vagamente, senza alcun approfondimento. Il team di scienziati protagonisti non si ferma mai a valutare tutte le potenziali conseguenze dello scopo del loro lavoro (se sia giusto uccidere una razza che non conoscono), e i pochi punti in cui questo discorso emerge, avviene in delle scene sconnesse e con dei plot twist che non aggiungono molto alla storia.
La stessa minaccia aliena è poco rappresentata, complice il fatto che la storia avviene nel bunker e quindi il mondo esterno è poco rappresentato. Non sempre gli invasori alieni devono avere sempre un perché dietro le loro azioni (lo aveva lo Xenomorfo di Alien o i marziani di Mars Attacks! ?), ma le creature antagoniste del film sono trattate in maniera estremamente marginale. Fra le varie mancanze sugli alieni, quella più sentita è sicuramente l’assenza di spiegazioni sul perché la protagonista sembra in qualche modo immune alle loro armi, rendendo di fatto la forza antagonista piatta e sprecata.
Isolamento e paura
Il film può contare su una recitazione solida nella maggior parte della sua durata. Nel cast brillano particolarmente Tony Todd e la Edmundosn nel ruolo del Dr Riley, personaggio che riesce a far simpatizzare con lei il pubblico nella sua disperata ricerca di una cura, fra insicurezze e debolezze personali. Non sempre la recitazione è sostenuta da dei dialoghi particolarmente eccellenti, ma riesce comunque a mandare avanti il film nei suoi momenti più drammatici e non.
Proprio la tensione è qualcosa nella quale TheBunker riesce particolarmente: tutte le scene dove i protagonisti sono sotto attacco da parte degli alieni sono estremamente coinvolgenti, e alcuni potrebbero trovarle anche disturbanti. Cosa amplificata dalle scelte nel sound design, particolarmente curate ed atmosferiche. La CGI purtroppo non è eccellente, ma TheBunker non ha dietro di sé una produzione da kolossal e pertanto è anche difficile pensare che potesse ambire a più di quel che si vede in scena.
The Bunker è un lungometraggio che intrattiene nella sua ora e mezza di durata e che cerca di dare il massimo seppur con i mezzi limitati che ha. Purtroppo, la storia risente di una carenza nei temi trattati e nella caratterizzazione degli antagonisti, risultando in un prodotto che, con una riscrittura più approfondita, avrebbe potuto osare molto di più.