Massimo Ferrari presenta la sua ultima fatica cinematografica, Il Re di Napoli. Storia e Leggenda di Mario Merola, alla 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma. Il film – documentario, con interventi di Gigi D’Alessio, Nino D’Angelo, Marisa Laurito, Maurizio De Giovanni e i figli del Re della sceneggiata, Francesco, Roberto e Loredana Merola, è una produzione Big Sur In collaborazione con Rai Documentari e Mad Entertainment.
È il primo lavoro cinematografico dedicato interamente a Mario Merola, scomparso il 12 novembre del 2006, dopo una lunghissima carriera tra musica, teatro e cinema. Massimo Ferrari lo realizza con passione, ma senza esalazione e con una buona dose di analisi critica, priva di snobismo nei confronti di un’arte squisitamente popolare.
Il Re di Napoli. Storia e Leggenda di Mario Merola. Il figlio del popolo
Mario Merola attraverso le testimonianze, gli archivi e i racconti di chi gli era più vicino, di chi lo ricorda. Icona di un genere tradizionale reso popolare grazie ai numerosi film interpretati negli anni ’70 e ’80, Mario Merola è un figlio del popolo che, grazie al suo talento e la sua peculiare personalità, è diventato simbolo della città di Napoli portando la canzone e la cultura napoletana in tutto il mondo.

Napoli e le sue innumerevoli facce
Ancora oggi, a distanza di quasi vent’anni dalla morte di Mario Merola, nei palinsesti delle tante emittenti televisive di Napoli e di gran parte del sud Italia, tra una commedia di Eduardo De Filippo e un film del Principe della risata Totò, non possono mancare le pellicole, con protagonista il Re della sceneggiata. Ma cosa ci fa Mario Merola accanto a due mostri sacri dell’arte e simboli della cultura partenopea? Ce lo spiega Maurizio De Giovani nel film documentario diretto e scritto da Massimo Ferrari, con Luciano Stella, liberamente tratto da Napoli solo andata… il mio lungo viaggio di Mario Merola e Geo Nocchetti.
Lo scrittore ci rammenta come sia difficile dare una definizione di Napoli. La città possiede innumerevoli facce: aristocratica e popolare, pacifica e violenta, sacra e profana, è per questo non deve stupire l’accostamento di Mario Merola, a lungo screditato dalla critica ufficiale e osannato dal popolo, con De Filippo e Totò. I tre, con modalità diversa, sia bene inteso, hanno incarnato i sentimenti e le emozioni della gente comune.
Massimo Ferrari ripercorre l’intera vita di Mario Merola, anzi, il suo documentario inizia ancora prima, da quando i genitori, abitanti dello stesso condominio nel cuore di Napoli, incominciano a corteggiarsi, dedicandosi canzoni dai loro rispettivi balconi.

La musica e il popolo
Le canzoni, però per colui che sarà il protagonista indiscusso della musica napoletana tra gli anni Settanta e Ottanta, sono solo un passatempo, un diversivo piacevole, durante lo scarico delle navi al porto di Napoli. Canzone dopo canzone, Mario capisce di avere un talento innato e partecipa a un concorso canoro, aggiudicandosi il primo premio. Così inizia la sua carriera musicale, teatrale e cinematografica.
In Re di Napoli. Storia e Leggenda di Mario Merola si evidenzia il fortissimo legame dell’artista con il popolo napoletano. Un’empatia unica, con la quale Merola conquista la gente comune, spesso umili lavoratori, che nella musica desiderano immedesimarsi, appassionarsi e ovviamente commuoversi. Mario Marola non solo accontenta il suo pubblico, ma lo trascina, con partecipazione, all’interno dei brani cantati con uno stile reso unico, dove la melodia diventa lo strumento prediletto per raccontare storie, perché ogni brano deve avere una sua trama, proprio come per un romanzo.
Una caratterizzazione della musica del tutto popolare, ma come viene raccontato in Il Re di Napoli. Storia e Leggenda di Mario Merola, con una diretta connessione letterarie. Mario Merola diventa il Re di Napoli con brani tratti direttamente dalla letteratura di Libero Bovio, poeta e drammaturgo, meno noto di Salvatore Di Giacomo, ma con la stessa potenza espressiva nel tratteggiare i sentimenti più genuini di una Napoli tutta musicale.
Mario Merola da Bovio ricava i suoi più celebri brani da O zampugnar a Lacrime napulitane, fa rivivere quei sentimenti genuini di una Napoli ancorata alle vecchie tradizioni di un popolo che vive in un paradiso abitato da diavoli.
Contro ogni snobismo
Con questa operazione filologica della musica di Mario Merola, sviluppata senza tecnicismo, Massimo Ferrari ribalta quel giudizio – troppo severo – della critica ufficiale sull’artista, considerato semplicemente un fenomeno commerciale, senza alcun talento. Ma Mario Merola è stato, e continua a essere molto di più. Il suo talento artistico non è certo accademico, pare che non sapesse leggere la musica, come ricorda Gigi D’Alessio, ma possiede un innato talento nel far rivivere i sentimenti più autentici, in cui chiunque può trovare un appiglio intimo. Con questa capacità Merola è diventato il Re di Napoli.
Massimo Ferrara tratta il profilo di un uomo con una grande presenza scenica, qualità che ha consentito il repentino passaggio dalla musica e dalla sceneggiata al cinema, con dei film che hanno avuto tantissimo successo di pubblico. Sul grande schermo Mario Merola è sempre lui, non ha bisogno di saper recitare, basta che entri in scena per conquistare l’affetto della gente.

Il Re di Napoli. Storia e leggenda di Mario Merola, un omaggio a un personaggio pasoliniano
Nel documentario di Massimo Ferrara non mancano poi i tanti aspetti personali della vita di Mario Merola, come il fortissimo rapporto con i figli Loredana, Roberto e Francesco, quest’ultimo, dopo anni, ha riportato a teatro, su consiglio di Nino D’Angelo, uno dei tanti figli artistici di Merola; la sceneggiata che ha reso famoso suo padre: Zappatore.
Il Re di Napoli. Storia e Leggenda di Mario Merola è sicuramente un omaggio, fatto con passione, all’artista partenopeo, ma non tralascia di riproporre, con materiale d’archivio, momenti televisivi in cui viene accusato di raccontare una Napoli ancora violenta, abitata da guappi e donne perdute, una città anacronistica, non più reale. Massimo Ferrara accenna anche a all’ultimo periodo artistico, durante il quale Merola, probabilmente per sanare una condizione economica, complicata dalla passione per il gioco, si esibisce in dozzinali trasmissioni televisive.
Massimo Ferrara, dunque, tratteggia un artista, con pregi e difetti, ma con un grande senso di umanità, capace di empatizzare con la gente più autentica, una qualità che fa dell’artista partenopeo un personaggio, per certi versi, pasoliniano.