Grazie a Midnight Factory, approda nelle sale italiane Terrifier 3, nuovo capitolo della saga splatter ideata da Damien Leone.
Un clown per tutte le stagioni
Dopo gli avvenimenti di Terrifier (2016) e Terrifier 2 (2022), il serial killer Art il Clown (David Howard Thornton) è pronto per una nuova avventura. Cinque anni dopo aver affrontato e sconfitto Art, Sienna (Lauren LaVera) e suo fratello Jonathan (Elliot Fullman) stanno cercando di convivere con il trauma derivante da quell’esperienza. In occasione del Natale, Sienna lascia con sollievo la clinica riabilitativa per stare dalla famiglia di sua zia, ma sente che qualcosa non va. Il clown, infatti, è tornato (di nuovo) in vita ed è in cerca di lei e Jonathan. Questa volta, ad accompagnarlo c’è Vicky (Samantha Scaffidi), colei con cui tutto è iniziato.
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Art lo sa (e anche tu)
La già celebre sequenza iniziale di Terrifier 3 dichiara l’interpretazione del genere horror realizzata da Damien Leone. In una tipica casa americana addobbata per Natale, vive una famiglia da pubblicità dei biscotti. L’innocenza di questi personaggi è tale che un’intrusione imprevista non lascerebbe loro scampo: proprio per questo, lo spettatore sa bene cosa succederà. Terrifier aveva incentrato la narrazione sugli atti del serial killer e non sul protagonismo delle vittime, costruendo un’abitudine nel pubblico. Se la macchina da presa entra in quell’abitazione, quindi, è solo perché anche Art lo farà: colonna sonora e regia lavorano per accrescere la curiosità nel disvelamento della figura del clown (e del suo nuovo look). Tanto il film quanto il suo protagonista chiamano sfacciatamente in causa lo spettatore come testimone consapevole di ciò che accade. La crudeltà non è più solo per gli occhi delle vittime, ma piuttosto per quelli di chi osserva al di là della quarta parete. Art, vestito da Babbo Natale, si è preparato per le feste, e così il suo franchise.
Art al parco giochi
Il personaggio che era nato nel periodo di Halloween approda ora, quasi come Jack Skellington in Nightmare Before Christmas (1993), nella città del Natale, dove non è lui l’unico a indossare un costume. Così, il mondo diventa il suo parco giochi. L’artigianalità e la creatività delle sequenze più cruente sorprende proprio quando Art inizia a muoversi nello spazio pubblico. Metropolitana, bar e centro commerciale sono alcuni dei luoghi che danno modo al killer di interagire con persone ignare del pericolo che hanno vicino, attivando il meccanismo della suspense come Alfred Hitchcock l’ha descritto. Anche in questo caso, Leone gioca con la disparità d’informazione tra personaggi e pubblico, perché quest’ultimo sa che sotto il costume di Babbo Natale si nasconde una bomba pronta a esplodere.
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Emozioni paradossali
Il clamore della saga è stato inizialmente causato dall’efferatezza inesorabile dei crimini di Art, che procura alle sue vittime morti lente e dolorose. Non si può comunicare con lui, dunque, non c’è margine di salvezza ma solo agonia nell’attesa. È qui che Leone sfrutta uno dei paradossi più affascinanti del cinema horror: se razionalmente si disapprovano le azioni del clown, la sua creatività diventa motivo di curiosità per lo spettatore. Questa reazione è possibile in larga parte grazie all’interpretazione di David Howard Thornton: la maschera sembra ormai essere diventata il suo stesso volto e le espressioni, incisive quanto quelle di un mimo, fanno da contrappunto alle suppliche delle sue vittime, creando uno cortocircuito tra l’estremo divertimento del carnefice e il terrore dei malcapitati.
Tra horror e melodramma
Terrifier 3 è un film intelligentemente citazionista, ma non è solo ai cult dell’horror che sembra guardare. Le reazioni emotive esasperate, l’uso espressivo del colore e la casa come luogo della tragedia rimandano a un altro genere cinematografico: il melodramma familiare hollywoodiano. Negli anni Cinquanta, infatti, autori come Douglas Sirk e Nicholas Ray hanno collocato nel focolare domestico l’implosione dello stile di vita suburbano americano, trasponendo il dramma anche nella dimensione formale. Se nel primo capitolo Art aveva trovato casualmente le sue vittime per la strada, nel secondo e nel terzo invade lo spazio familiare rendendolo una trappola. Si tratta di una svolta nella trilogia: alla “squadra” della famiglia si oppone ora quella di Art e Vicky, novelli Bonnie e Clyde.
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La parabola di Terrifier
Grazie all’approdo del clown nel privato della famiglia Shaw, la saga di Terrifier ha ampliato il suo mondo e la sua narrazione, introducendo un personaggio capace di tenergli testa. Sienna è la final girl che intrattiene una connessione privilegiata col carnefice, ma è anche ciò che Vicky non è riuscita a essere. Quest’ultima, infatti, è sopravvissuta in Terrifier, salvo diventare lei stessa il mostro che Sienna dovrà affrontare. Nel nuovo episodio, tutto è moltiplicato: violenza e sofferenza, linee narrative e antagonisti. Solo l’eroina, invece, sembra più isolata di prima.
Una prescelta fallibile
Sienna Shaw è uno degli elementi di maggiore novità di Terrifier 3. Si tratta di colei che, come nelle migliori saghe horror, è in grado di far fronte al mostruoso carnefice, ma non per questo la sua vita può procedere serenamente. Dopo gli eventi del secondo film, la ragazza ha dovuto affrontare un percorso riabilitativo che non è ancora terminato. La mente di Sienna è attanagliata dal ricordo e dalla paura del futuro che, se da un lato è legata alla sua ferita, dall’altro troverà riscontro nella realtà. Attraverso visioni e premonizioni, Leone mette in scena la mente della protagonista come scissa fra trauma e verità, una condizione che chi le sta intorno non è totalmente capace di accogliere.
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La spietatezza del true crime
La salute mentale non è il solo tema rispetto al quale Terrifier 3 dimostra una certa sensibilità. Attraverso il personaggio collaterale della giovane Mia (Alexa Blair Robertson), il film denuncia un interesse contemporaneo spesso problematico, quello per il true crime. La vicenda che ha coinvolto Sienna e Jonathan cinque anni prima è diventata di dominio pubblico e Mia è fortemente emozionata credendo di avere la possibilità di intervistare gli Shaw per il suo podcast. Ad accentuare la smania della ragazza sono le sue parole quando afferma di voler sapere cosa si prova nel trovarsi davanti a un serial killer. Presto sarà accontentata, ma Mia sembra testimoniare un tipo di violenza, quella mediatica, che troppo spesso ha luogo nel trattamento dei casi di cronaca.
E adesso?
Terrifier 3 offre poche spiegazioni. Gli atti di Art il Clown sono ancora più estremi e immorali e, probabilmente, questo è uno dei tratti di maggior appeal del franchise. Nonostante ciò, il film appare come una tappa di un percorso più ampio: dopo la totale mancanza di informazioni su Art nel primo capitolo, l’introduzione di un personaggio fisso nel secondo (Sienna) sembra aver fatto acquisire una forma più definita alla saga. In questa terza fase si iniziano a delineare le origini del clown, confermando la via soprannaturale che già Terrifier 2 aveva imboccato. Trattandosi di una storia in definizione, il nuovo titolo non può che essere poco conclusivo, ma è forse questo elemento a renderlo interessante. Stiamo assistendo alla nascita di un nuovo mondo narrativo che, passo dopo passo, potrebbe trovare il suo posto nella storia del genere horror.
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