Il 3 giugno 1924, a soli 39 anni, si spegneva Franz Kafka. Figura emblematica e tormentata, rimane tuttora uno dei capisaldi della letteratura mondiale. Molti artisti si sono ispirati alla figura di Kafka e ai suoi racconti. Tra i molti esempi troviamo il romanzo Kafka sulla spiaggiadi Murakami Haruki, in cui il protagonista decide di sostituire il proprio nome con quello dello scrittore. Anche Caparezza nel suo ultimo album si ispira a Lettera al padre per scrivere il testo di Zeit, come fa il rapper Murubutu che dedica allo scrittore il brano Franz e Milena. Tra adattamenti e ispirazioni, anche il mondo del cinema non manca di omaggiare il grande autore. Vediamone alcuni esempi.
Franz Kafka, una vita sofferta
Praga, 1883: Kafka nasce in una famiglia ebraica aschenazita di lingua tedesca. Tra i membri spicca la figura autoritaria del padre, Hermann, con cui il figlio avrà un rapporto difficile e tormentato. A differenza della propria famiglia, Kafka non si dimostrerà mai davvero interessato a questioni religiose.
Nonostante riceva fin da piccolo un’ottima educazione scolastica, nella vita si sente differente dai propri coetanei. Inoltre, si sente incompreso e schiacciato dai metodi educativi del padre.
Laureatosi controvoglia alla facoltà di giurisprudenza nel 1906, trova impiego presso una banca. Due anni più tardi pubblicherà Betrachtung, una raccolta di storie presentate sulla rivista letteraria Hyperion. Molti dei racconti successivi vengono pubblicati su rivista, mentre il primo romanzo risale al 1912.
Quello che svolge Kafka, però, non è il lavoro dei suoi sogni: infatti, in lui risiede la volontà di trasformare in lavoro la sua grande passione: la scrittura. L’insoddisfazione lo rende infelice e ciò si riversa sul piano sentimentale. Vive così relazioni burrascose e complicate, come quella con Milena Jesenka.
Nel 1917 Kafka si ammala di tubercolosi, che gli provoca grande sofferenza e lo costringe al ricovero in diversi sanatori. La malattia anno dopo anno degenera, fino alla morte.
‘Il processo’
Der Process viene pubblicato postumo nel 1925. Romanzo incompleto, è considerato il più enigmatico e significativo dello scrittore. L’opera segue le vicende di Joseph K., giovane impiegato bancario che improvvisamente viene arrestato senza spiegazioni. Cercando la verità e un modo per ottenere giustizia, egli sarà costretto a confrontarsi con un sistema giudiziario opprimente e incomprensibile. Con una narrazione surrealista e fortemente simbolica, Kafka analizza tematiche come colpevolezza e giustizia, alienazione e impotenza, assurdità e burocrazia che opprimono l’individuo. Il processo, quindi, risulta un’aspra critica sociale, nonché un’ottima esplorazione della psiche umana.
Spinto dal produttore Alexander Salkind, nel 1962 Orson Wells decise di realizzare Le Procès, tratto dall’omonimo romanzo. Anthony Perkins (Norman di Psycho) è Joseph K., mentre Orson Wells interpreta l’avvocato Hastler. Altri nomi rilevanti che hanno contribuito al film sono quelli di Jeanne Moreau, Romy Schneider ed Elsa Martinelli.
Mentre la prima parte di Le Procès si mantiene fedele al libro, non si può dire lo stesso di quella restante. Orson Wells, infatti, omette alcuni passaggi e stravolge completamente il finale. Nonostante queste decisioni, Wells riesce a mantenere l’aspetto simbolico dell’opera originale. All’uscita del film, però, la critica rimproverò il regista di essersi troppo discostato dal libro di Kafka e di non aver inserito il “monologo interiore”, fondamentale nel romanzo. Altra scelta non approvata è quella di Perkins, ritenuto poco espressivo e dalla recitazione caricata. Oltre a ciò, viene disapprovata anche l’eccessiva freddezza del film.
In realtà il film non risulta assolutamente fallimentare. Infatti, Wells riesce perfettamente a restituire le atmosfere allucinate originali, come un vero e proprio incubo. Il grande lavoro eseguito con gli ambienti (che tra l’altro sembrano derivare direttamente da Metropolis) restituisce il senso di claustrofobia e oppressione a cui è sottoposto il protagonista, partendo da luoghi molto ampi fino ad arrivare ad altri notevolmente ristretti.
Oltre a ciò, come afferma lui stesso in un’intervista sui Cahiers du cinèma, Orson Wells si dimostra soddisfatto del proprio prodotto:
Dite quel che volete, ma Il processo è il miglior film che abbia fatto.
‘Il castello’
Scritto attorno al 1922, Il castello viene pubblicato postumo nel 1926. Sfortunatamente Kafka non riuscì a terminarlo, e rimase così incompleto. Il libro si caratterizza per le sue tinte surreali e talvolta cupe.
Una notte il protagonista, K., giunge presso un villaggio su cui incombe un terrificante castello. Cercando rifugio per la notte, K. rivela di essere giunto in quel luogo per svolgere alcune attività lavorative richieste dal conte Westwest. Nel corso della vicenda K. tenterà disperatamente di entrare a far parte della comunità, ritrovandosi però coinvolto in una storia intricata e incontrando strani e numerosi ostacoli.
Il castello si rivela un’opera oscura e dal significato non univoco. Franz Kafka cerca di abbattere ogni punto di riferimento sicuro, spingendolo il lettore costantemente verso nuovi interrogativi. Ciò ha permesso la diffusione di numerose interpretazioni del romanzo.
Il castello (Das Schloss) è l’adattamento cinematografico realizzato nel 1997 da Michael Haneke. Il film, con Ulrich Mühe nel ruolo di K., è una raffigurazione dell’impotenza umana, restituita attraverso una narrazione discontinua. All’interno del lungometraggio i confini tra verità e finzione si sovrappongono, restituendo quel senso di smarrimento presente nell’opera originaria. Essendo realizzato per la TV austriaca, al momento non esistono edizioni italiane del film.
Prendendo spunto da Il castello, ma non potendone realizzare un adattamento a causa dei diritti d’autore, nel 1972 Marco Ferreri realizza L’udienza. Il regista decide così di riadattare la vicenda collocandola a Roma, in un tempo e luogo vicino a noi. Oltre a ciò, nel film compaiono alcune critiche, come quelle contro la burocrazia moderna e la Chiesa cattolica. L’udienza ha permesso a Marco Ferreri di vincere, nel 1972, il Globo d’oro per il miglior regista.
Il film vanta un cast stellare. La presenza di Enzo Jannacci, Claudia Cardinale, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi e Michel Piccoli (questi ultimi due presenti anche ne La grande abbuffata) offre sicuramente un tocco in più al lungometraggio.
Delitti e Segreti (Kafka), diretto da Steven Soderbergh nel 1991, si ispira invece alla vita e ai racconti di Kafka. L’opera risulta un’unione di verità e universi letterari; questi ultimi si ispirano soprattutto a Il castello e Il processo.
Delitti e Segreti è ambientato a Praga, città dominata da un Castello misterioso, durante gli anni Venti. Qui risiede Franz Kafka (Jeremy Irons), che lavora come impiegato presso una società di assicurazioni. A causa della propria indole, Kafka è costretto a subire maltrattamenti da parte di un uomo, Burgel (Joel Grey). Quando Franz viene a conoscenza della morte dell’amico Eduard, la polizia gli rivela che Eduard probabilmente si è suicidato. L’ipotesi, invece, non convince Gabriella (Theresa Russell), amante della vittima, che crede sia stato assassinato. Il protagonista si troverà così coinvolto in una oscura vicenda.
Il film si caratterizza per l’ambientazione gotica e un gioco di ombre dal gusto espressionista. Soderbergh mescola diversi generi, come il thriller, l’horror e il fantascientifico, non dimenticando di inserire elementi grotteschi.
‘America’
Primo dei romanzi incompiuti dello scrittore, viene scritto tra il 1911 e il 1914. America viene poi pubblicato postumo nel 1927. Il libro narra delle peregrinazioni di Karl Rossmann, un sedicenne di Praga che emigra negli Stati Uniti. Interessante notare come il romanzo contenga alcuni rimandi alle esperienze dei parenti di Kafka, in quanto anch’essi furono emigranti negli Stati Uniti.
Originariamente il titolo doveva essere Il disperso: con questo libro, infatti, Kafka mette in luce l’ambigua realtà tecnologica americana, che lo coinvolge ed emargina allo stesso momento. Nonostante gli episodi comici, Kafka non dimentica di trattare alcune tematiche a lui care, come l’alienazione umana.
Federico Fellini apprezzò talmente tanto questo romanzo che vi si lasciò ispirare, nel 1987, per la creazione di Intervista.
Il regista realizza una sintesi di documentario e fiction (come in Block-notes di un regista e I clowns). Fellini sta girando un nuovo lungometraggio, America, tratto dal romanzo di Franz Kafka. Intanto, arrivano alcuni giornalisti che gli pongono domande sulla sua carriera. Il regista, allora, inizia a descrivere i propri primi passi nel mondo cinematografico. Tuttavia, agli intervistatori accadono avvenimenti strani: si imbatteranno in episodi del tutto “felliniani”, come se stessero vivendo in un suo film. Un temporale improvviso scatena il caos presso gli studi cinematografici e Fellini si vede costretto a interrompere le riprese di America.
Intervistaha permesso a Fellini di ottenere diversi riconoscimenti, come il Gran Premio al Festival di Mosca e il Premio Speciale del 40esimo anniversario al Festival di Cannes, nel 1987, non dimenticando poi il Globo d’oro nel 1988.
‘La metamorfosi’
La metamorfosi è sicuramente il romanzo di Kafka più noto al pubblico. Scritto nel 1912, vede la pubblicazione solo tre anni più tardi.
Il testo racconta di Gregor Samsa, commesso viaggiatore preciso e metodico, che un mattino si sveglia e scopre di essersi tramutato in uno scarafaggio. Samsa, quindi, sarà obbligato a trovare un nuovo modo per adattarsi alla sua condizione e a riflettere sul futuro che gli spetta.
L’opera è una perfetta raffigurazione dell’alienazione dell’uomo moderno all’interno della società, ma anche della propria famiglia. Il soggetto si vede impossibilitato a comunicare con i propri simili, vivendo così in uno stato di isolamento. Come accade in Il processo, anche in questo libro è evidente come, secondo Kafka, il destino sia controllato da forze oscure e inaccessibili. La vita degli uomini, quindi, non dipende dalle loro volontà.
Tratto da La metamofosi, Hans è un thriller del 2006, diretto da Louis Nero. Oltre all’opera kafkiana, Hansunisce il teatro dell’assurdo di Adamov e le teorie sull’isteria di Freud.
Hans Schabe (il cui cognome significa “scarafaggio”) è affetto da schizofrenia. Con il passare degli anni, la malattia peggiora. Il film, quindi, ripercorre la vita del personaggio e analizza in prima persona l’evoluzione del suo disturbo, fino alla sua morte.
Girato tra Torino e Asti, alla realizzazione di Hanshanno partecipato alcuni studenti universitari del DAMS di Torino.
Nel 2012, anche Chris Swanton realizza Metamorphosis. Tra il cast, Robert Pugh nel ruolo di Gregor Samsa e Maureen Lipman, interprete della madre di Samsa.
Come si legge sul sito ufficiale, il film desidera essere un fedele adattamento di La metamorfosi:
L’approccio centrale dell’adattamento è stato quello di rimanere il più fedele possibile alla storia originale, in modo che gli spettatori potessero avere la stessa esperienza che avrebbero avuto leggendo l’originale e quindi interpretarlo a modo loro.
Rispetto al libro, in cui non si descrive mai Samsa in modo dettagliato, il regista decide di “tradire” le volontà di Kafka, mostrando l’insetto:
Sebbene il nostro adattamento volesse rimanere fedele a Kafka, (il regista) ha scelto di ignorare il suo desiderio espresso, per la semplice ragione che il film è un mezzo visivo e abbiamo ritenuto che il pubblico si sarebbe sentito ingannato se non avesse mai visto l’insetto. La domanda allora è diventata: che aspetto ha l’insetto? E questo è il secondo punto che il documentario esamina.
In questo modo i particolari fisici dello scarafaggio, come il suo guscio duro, diventano emblema delle sensazioni e dei sentimenti di coloro che soffrono di malattie mentali.
Conclusione
Questi sono solo alcuni dei film ispirati al celebre scrittore e alle sue opere. Indubbiamente Kafka ha lasciato un segno indelebile nel Novecento, e i suoi scritti continuano ad essere letti e amati. Non solo Kafka ha posseduto la capacità di raccontare vicende atemporali, che si adattano perfettamente ai nostri giorni; egli ha saputo trasformare in arte la propria inquietudine e sofferenza.
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