Presentato alla Festa del cinema di Roma Still here di Suranga Gatupankala, regista nativo dello Sri Lanka e residente a Verona, è al cinema dal 25 Febbraio con 5e6 Film.
Un uomo che segue coloro che condividono lo stesso destino. Un artista raffinato, con all’attivo diversi cortometraggi e opere multimediali, che insegue l’idea di un cinema libero dove non esistono confini tra l’uomo e ciò che lo circonda. Il regista é una delle figure più interessanti del cinema emergente indipendente italiano. Il suo tentativo di rappresentare una mappa geografica personale che sovrappone due quartieri a due spazi immaginati, creando così un territorio evanescente diviso tra realtà, memoria e immaginazione, è davvero notevole.
La trama di Still here
Determinata a costruirsi una nuova identità, un’ex attrice di film di serie B lascia i suoi due figli con il padre e scompare nei cantieri di una città. Nel quartiere fatiscente in cui vive l’uomo, le case vengono svuotate e demolite dall’implacabile avanzata del nuovo. Tutto ciò che rimane della donna sono le immagini di Natalik’s Love, l’unico film in cui ha recitato.
Still Here è la storia di una famiglia esplosa e di un quartiere spazzato via. É una specie di fiaba nera dove i bambini restano le uniche presenze vive mentre gli adulti sembrano fantasmi aggrappati al ricordo di un mondo che sta per finire con l’avanzare inesorabile degli immensi cantieri.
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Al suo secondo lungometraggio il regista continua il viaggio che aveva intrapreso nell’opera precedente, For a Son, il suo primo film che esamina i diversi aspetti della migrazione e di come questa possa causare conflitti tra generazioni diventando la radice dell’alienazione e della rabbia tra gli uomini. É un film complesso, che mescola finzione e documentario, con una storia sviluppata in un territorio ibrido che unisce il quartiere Corvetto e Rajagiriya.
Still here è incentrato su un’ex attrice che decide di abbandonare tutto per vivere di ricordi. La sua rappresentazione della donna costretta ormai a vivere di sogni annebbiati, impossibilitata a fuggire davvero, è dolorosa da vedere e da sopportare. Il film, tuttavia, non riguarda solo lei, ma diventa un conflitto tra generazioni, un pezzo profondamente onesto di rappresentazione della realtà. Uno spaccato di vita forte e crudo.
I movimenti sembrano quasi rallentati, un presagio di ciò che sta per accadere. Il film solleva diverse domande su ibridazione culturale, urbanizzazione e realismo.
Un po’ noir un po’ sperimentale
Still here si prefigge due scopi: raccontare il presente quasi in modo ossessivo, e raccontare il linguaggio del cinema. Il film è la storia di una famiglia frantumata in tanti pezzi, mentre sullo sfondo c’è il passato. Un vecchio quartiere con i suoi abitanti e le sue usanze. Ci sono diversi riferimenti al cinema noir, europeo e asiatico; è un film indipendente e, se vogliamo, sperimentale. C’è molto minimalismo, con colori cupi, a volte imperfetti, un po’ come il tempo narrato. É il racconto della trasformazione di un quartiere ma anche della gente che ci vive e delle ripercussioni che ne derivano. Il vecchio verso il nuovo.
C’è una profonda stratificazione dei ricordi. Vite naufragate sulla zattera. Ogni vita si muove attraverso piccoli gesti. Gli adulti e gli anziani sembrano svanire come fossero fantasmi mentre i bambini rimangono le uniche presenze vibranti, pronte ad esplorare un futuro sempre più vicino.
Le persone sono corpi, immagini evocate da un profondo desiderio inespresso di fare cinema.
Niente è un caso in questo film, nemmeno il titolo. Still here. “Still” ancora, una pausa necessaria che rappresenta il lento e inesorabile scorrere del tempo, quasi una goccia che cade. Che scolpisce mentre cade. L’immobilità diventa una misura del tempo: all’interno e attraverso esso. Ed è in questo contesto che si riuniscono vite emarginate: immigrati, fuggitivi, anziani. Si riuniscono in un tempo sospeso, in una terra di nessuno riscaldata da corpi, presenze e racconti. Intervalli che si aprono a quell'”Here”, come una diversa postura verso il tempo, la vita, il divenire e la resistenza.
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